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Incipit

Blocco 11

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«Svegliati… svegliati, tesoro…».
Il vecchio che dormiva accanto a lei aprì gli occhi a fatica.
«Mmm… cosa c’è, libling?»
«È ora di alzarsi… Oggi è il giorno, non ti ricordi? Vieni, preparo la colazione».
La donna scostò le coperte in modo da far scivolare i piedi a terra. Quando ebbe poggiato saldamente le piante sul pavimento, fece forza su un gomito per sollevarsi. Era vecchia, e stanca, e la manovra per riuscire ad alzarsi le richiedeva ogni mattina sempre più energie.Si mantenne seduta per qualche secondo, in attesa che il capogiro le passasse e il cuore riprendesse a battere normalmente. Alle sue spalle il marito giaceva inerte, gli occhi spalancati. Aspettava che da qualche parte del corpo fluisse l’energia sufficiente ad alzarsi.
Lei contò dentro di sé “uno… due… tre…”, al dieci sarebbe stata in piedi. Inspiegabilmente si sentì pervasa da un senso di conforto. Ne rimase meravigliata, poi capì: prendere tutto il tempo che desiderava per alzarsi dal letto era un lusso che per una parte della sua vita non si era potuta permettere.
«Dieci…», inspirò forte e si alzò. Accusò un breve capogiro, ma finalmente fu in grado di muovere il primo passo. Tre o quattro, e si appoggiò al davanzale della finestra. Al di là del vetro poteva contemplare la strada di Brooklyn immersa in un’alba livida. Il panorama non era certo splendido – basse case a due piani, un negozio di tabacchi all’angolo, una scuola là in fondo, tutto così diverso dallo skyline di Manhattan – eppure lei amava quel piccolo mondo dove sapeva che niente avrebbe potuto minacciarla.
Si girò verso il letto. Il marito stava lottando per districarsi dalle lenzuola.
«Aspetta, ti aiuto».
Girò intorno e si chinò su di lui. Spostò le lenzuola che gli si erano avvolte intorno ai piedi. Gli sollevò le caviglie magrissime e lo aiutò ad appoggiare i piedi a terra. Lui si rizzò a sedere e si ritrovarono faccia a faccia. Si guardarono negli occhi, e per un istante lei colse quel guizzo insolente che tanti anni prima l’aveva affascinata.
Ora l’uomo era seduto, la schiena incurvata dall’età. La giacca del pigiama a quadri scozzesi pendeva floscia dalle spalle magre. Fece per prenderlo sotto le ascelle e aiutarlo ad alzarsi, ma lui la scacciò con un gesto.
«A brokh! Primo, non sono così decrepito», attaccò lui. «Secondo, il giorno in cui non riuscirò più ad alzarmi dal letto chiama una guardia, di’ che sono un delinquente che voleva violentarti e fammi sparare. Terzo, se cerchi ancora di tirarmi su, finiamo tutti e due sul pavimento».
La donna sorrise, ma solo dentro di sé. 

Blocco 11. Il bambino nazista,Piero Degli Antoni, Newton Compton, p. 248 (12,90 euro)

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