C’era una volta a San Quentin, California, U.S.A., un cittadino italiano che era stato condannato a morte. Un giorno i secondini vennero a bussargli alla porta della cella, e lui si ritrovò davanti un prete: come lo vide, capì che quel giorno era arrivato il suo giorno.
Giunto al patibolo, Tonino Buttalammare – così si chiamava quell’uomo – ascoltò le formule di rito e a ogni domanda rispondeva sempre: “Yes”. Alla fine, prima di essere impiccato, gli chiesero se aveva qualcosa da dichiarare.
– Di cose da dire ne avrei parecchie – rispose Tonino Buttalammare. – Prima di tutto che sono innocente, ma questo l’ho già detto mille volte e nessuno mi ha creduto. Ad ogni modo, se proprio volete che dica qualcosa, vedrò di raccontarvi una storia, una breve storiella del mio paese. Quando avrò finito, se avrete voglia di sentirne altre fatemi un cenno, altrimenti vedrete che mi farò appendere come un cappone a Natale, senza aggiungere né “ah” né “bah”.
Il giudice dubbioso guardò il governatore, il governatore guardò il prete, il prete guardò gli avvocati e gli avvocati si guardarono tra loro, mentre il boia guardava Tonino Buttalammare che guardava sia gli uni che gli altri speranzoso. Alla fine tutti guardarono di nuovo il giudice, che si schiarì la voce e disse:
– Non più di cinque minuti!
– Figuriamoci, cinque sono anche troppi –, rispose Tonino, e subito attaccò la storia di San Precario, come l’aveva sentita raccontare da un ladro di Benevento che aveva conosciuto in carcere qualche mese prima.
C’era una svolta, Martino Ferro, VerdeNero, p. 152 (12 euro)