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Will Self Una sfortunata mattina di mezza estate
Incipit

Una sfortunata mattina di mezza estate – Will Self

L’incipt del romanzo di Will Self Una sfortunata mattina di mezza estate pubblicato da Fanucci.

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Autore: Will Self Casa editrice: Fanucci 347 pagine Traduzione di Olivia Crosio Acquista subito

Affacciato a una delle balconate del residence Mimosa, Tom Brodzinski ciucciava il filtro umidiccio della sua sigaretta e intanto giurava a sé stesso che sarebbe stata l’ultima.
Ma del resto, si rammentò a un tratto, se l’era giurato già un mucchio di volte. Questa volta, però, sarebbe andata diversamente.
Durante le tre settimane della vacanza dei Brodzinski in quel Paese vasto e soleggiato, Tom aveva trovato il divieto di fumare particolarmente invadente. In, e su, ogni ristorante, bar e edificio pubblico c’erano cartelli intimidatori che minacciavano multe e incarcerazione non solo per i fumatori, ma anche per coloro che, intenzionalmente o meno, permettevano che si fumasse.
Come se non bastasse, delle righe gialle dipinte sui marciapiedi e sulla carreggiata fuori dagli edifici pubblici indicavano dove potevano raccogliersi i fumatori: a sedici metri dall’ingresso.
Misure simili esistevano naturalmente anche nel Paese di Tom, ma non sembravano così truci. Inoltre il grosso della popolazione aveva rinunciato da un pezzo a quell’abitudine. Ma qui l’intera vistosa infrastruttura di questa campagna per la salute pubblica appariva, anche agli occhi eticamente indolenti di Tom, non tanto il frutto di un’autorevole moralità civile quanto un’imposizione calata sulla popolazione, poliglotta e pesantemente fumatrice.
E tutto questo aveva irritato parecchio Tom, trasformando quei piccoli interludi di godimento egoistico in accoppiamenti frettolosi e insoddisfacenti con la Divina Nicotina.
Sì, smettere lo avrebbe reso libero da simili vincoli e, nello stesso tempo, sarebbe stato liberatorio anche fare la cosa giusta, guardare in faccia la propria mortalità e le proprie responsabilità di padre, marito e cittadino. No, non avrebbe più sostenuto il proprio individualismo con quel puerile sbuffare fumo.
Tom non era uno sciocco, sapeva bene che fumare era un’attività interessante solo per i fumatori, anzi, alla lunga l’unica che finiva per interessarli. Una volta libero da questa abitudine si sarebbe trovato in un mondo nuovo, dove avrebbe visto le cose con chiarezza e ne avrebbe compreso il significato, invece di essere comandato brutalmente da scritte e segnali.
Pensando di spegnere il suo ultimo mozzicone, Tom si guardò attorno in cerca di un portacenere o di qualunque altro ricettacolo in grado di accogliere il lombrico di cenere. Ma non ce n’erano. Allora guardò oltre la balaustra, verso il balcone di sotto, che sporgeva più del suo dalla facciata del palazzo.
Sotto c’era un anziano anglo sdraiato su un lettino. Le gambe sottili che uscivano dai bermuda erano rese bitorzolute da grumi di vene varicose. Sul petto sgonfio erano distese le pagine color buccia di cipolla di una edizione internazionale del Wall Street Journal. Dall’alto, dove si trovava Tom, del viso del vecchio si vedevano solo un pezzetto di naso e il mento, mentre la pelata si sfaldava sotto un riporto di un lucido alquanto artificiale.
Tom fece cadere la cenere nella mano a coppa, la pressò riducendola in polvere e la soffiò nell’aria umida e pesante. Da sotto gli giunse un rumore di metallo che grattava le piastrelle. Dalle porte scorrevoli che, immaginò Tom, separavano il balcone dal lussuoso appartamento del vecchio uscì una giovane donna. Molto giovane, a dire il vero.

 

 

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7 comments

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Tales Teller 01/04/2012 at 12:12

No, questo non riesco nemmeno a finirlo.
L’interesse reale è andato a zero al secondo capoverso, la volontà di portare a termine la lettura mi ha abbandonato a “Divina Nicotina”. Forse ha collaborato anche la traduzione con il “ciucciava il filtro umidiccio” che mi ha fatto rabbrividire e “[…] mucchio di VOLTE. Questa VOLTA però […]”, ma le poche righe che ho letto le ho trovate pesanti e visceralmente noiose.

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Chiara Beretta Mazzotta 01/04/2012 at 13:39

Be’, dài, un capoverso di entusiasmo è un successo mirabolante!
Questo è proprio lo scopo dell”incipitario”: come quando sei in libreria e alcuni libri li schifi, altri li leggiucchi, altri ti fanno venire la pecolla alla terza riga e altri, grazie al cielo, li compri! 😉

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Tales Teller 01/04/2012 at 14:06

Dopo essermi documentato sul significato di “Pecolla” e nella speranza di aver eseguito una buona ricerca, confermo che è quella la migliore definizione per la sensazione che ho provato leggendo ^_*

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Chiara Beretta Mazzotta 01/04/2012 at 15:38

Grande italiano (e grandi dialetti): c’è proprio una parola per tutto (in realtà ci sono pure parole – tipo “perfezione” – che trovano poca corrispondenza con il reale; sarà che siamo un popolo di ottimisti?). Vediamo che succede con i prossimi incipit (li posto il sabato e la domenica), magari ti do il colpo di grazia!

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Tales Teller 01/04/2012 at 16:47

Concordo perfettamente! (^_*)
All’italiano manca solo un sufficiente numero di italiani in grado di usarlo degnamente, per il resto è una lingua veramente meravigliosa.
Attenderò il prossimo fine settimana allora, per ora siamo 1 ad 1, tanto bello il primo quanto Pecollico il secondo.
Eviterei il colpo di grazia se fosse possibile, ho qualche difficoltà nel relazionarmi con la morte …

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Denise Cecilia S. 01/04/2012 at 12:51

Beh, non so in cosa consista la sfortuna di questa mattina di mezza estate, ma intanto il discorso sull’opprimente immoralità (o inaccettabilità sociale che si voglia) del fumo mi fa sogghignare, lo ammetto. Dicono che gli interventi d’autorità siano meno efficaci di un sotterraneo e costante rimaneggiamento culturale per prevenire l’abitudine al fumo (come pure molte altre), ma intanto il loro sporco lavoro lo fanno.
Che dire? Mi ispira.

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Chiara Beretta Mazzotta 01/04/2012 at 13:40

Qui per un mozzicone ne succedono di ogni… è un distopico decisamente acido (e per parecchi versi acuto).

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