Sono passati quattro anni e riecco Fabio Genovesi che con Chi manda le onde ci dimostra che il talento è l’arte del sapersi ripetere.
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Scrittore, narratore, pastore di storie e persone (no personaggi, grazie). La dimostrazione vivente che scrivere è un mestieraccio e richiede non poche tribolazioni, visto che per arrivare al romanzo che il lettore si trova per le mani passano anche venti riscritture e per il cestino transitano centinaia di cartelle (600 a quanto pare quelle eliminate stavolta).
Le storie di Genovesi se fossero alberi sarebbero una quercia con tantissimi rami, ché per lui la narrativa è soprattutto l’arte del dettaglio e della divagazione. Sono storie che abitano altre storie. Nulla è artefatto, non ci sono costrizioni, le cose accadono, fluiscono e tu sei felice di far da testimone alla favola della vita. E buona notte.
6 comments
Intrigante! Non conosco l’autore. In genere che tipo di storie costruisce? Poi… 600 cartelle nel cestino: spero almeno sia carta da reciclare altrimenti alberi (incluso querce) sarebbero in pericolo. Saluti e buon week end
Ti consiglio prima di tutto Esche vive. Ma di lui va bene tutto. Sono romanzi corali, protagonisti gli underdog, gli svantaggati della provincia – la Versilia, ma anche zone immaginarie vicino a Pisa – le loro fatiche per affrancarsi. Si ride. tanto. Si pensa. Meglio. La recensione di questo arriva domani alle 9 su Radio 105 e poi la troverai qui lunedì.
Grazie, la prossima volta che saro’ in Italia vedro’ di acquistare i libro come da tuo consiglio. Per quanto molto lontano dai miei interessi personali (racconti storici e di avventura, tipo Wilbur Smith e Valerio Massimo Manfredi), i romanzi corali (per le aspettative di complessita’, appunto per le costruzioni “corali”) mi incuriosiscono. Buon week end
Grazie, Mario, buon weekend!
Per Fabio, se passa di qui: io ieri dovevo esserci alla Open, ma un piccolo intervento chirurgico il giorno prima mi ha costretta a riposo, non sai che rabbia quando ho saputo la data!
Per Chiara: grazie per questa fantastica intervista che mi consola almeno in parte.
Per chi ha voglia di leggermi: non ho ancora letto questo romanzo perché me lo tengo in serbo pensando che quando l’avrò finito sarà finito e basta. Ma so già che lo amerò per le sue persone, il suo modo di scrivere, ecco credo che Genovesi sia inarrivabile, sia l’esempio che in Italia ci sono gli scrittori bravi, capaci, empatici. Da autrice è una soddisfazione conoscere il suo modo di operare: sapere cosa avviene solo nelle prossime 3 pagine e non fare schemi è molto confortante per chi, come me, fa un continuo su e giù nel testo, non annota nulla e si ritrova alla fine con persone inaspettate che mai sarebbero entrate nel romanzo senza questo smontaggio e rimontaggio che manco all’Ikea. Qualcuno mi ha messa in guardia 😀 dall’eccessiva conservazione di pagine che non funzionano molto, ma insomma se sono lì pensiamo abbiano un senso. Genovesi ne ha buttate 600, bravissimo. Io credo che lui abbia davvero capito tutto del raccontare, oltre ad avere idee geniali, e soprattutto lo ringrazio per essere rimasto un ragazzo adorabile.
Un ragazzo adorabile è meraviglioso! E pure esatto 😉
(Ricevuto il montaggio, rimontato!)
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