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Dati di vendita dei libri in Italia
Numeri e dati

Dati di vendita: quanti libri (non) vendono gli autori?

Conoscere i dati di vendita di un libro non è cosa semplice per i lettori ma neppure per gli operatori del settore. Ma quanto si guadagna pubblicando un libro?

Il terzo segreto di Fatima? Riguarda i dati di vendita dei libri in Italia. Quelli veri, intendo, per averne di falsi basta chiedere in giro (o affidarsi alle trovate creative che campeggiano sulle fascette). Spesso un libro dall’esterno dà l’idea di vendere bene e guai a sciupare una buona impressione…

Comunque sia, se lavori in editoria o hai la disgrazia di scrivere, di questi tempi devi sopravvivere a un ingrato terzetto: anticipi, tiratura, vendite. Che cosa hanno in comune? Un mastodontico segno meno che lampeggia tipo insegna al neon.

Dati di vendita dei libri: le classifiche sono proiezioni, per i dati veri tocca pagare.

Ma quanto vende un libro che vende? Ovvio che le cose cambiano parecchio se abbiamo per le mani un esordio o il titolo di uno scrittore di successo. Comunque sia i dati di vendita si possono desumere dalle classifiche (c’è anche chi si affida al pendolino…). Sono proiezioni, però, se volete i numeri precisi, settimana per settimana, sappiate che tocca pagare. Nielsen e GFK offrono servizi di questo tipo. Perciò le cifre non circolano facilmente, ma va detto che molti editori fanno firmare ai propri autori accordi di segretezza, affinché si mantenga il riserbo. Già.

Se non volete spendere, bisogna adoperare la tecnica di Julian Assange: avere delle buone fonti. Ovvero editori, agenti e scrittori che vi forniscono un quadro piuttosto preciso della situazione. Bene. Sappiate che in passato per entrare in classifica si dovevano vendere 25-30mila copie la settimana (succedeva a Camilleri, Saviano, Volo per capirci). Adesso se ne vendi 10mila sei un drago (spesso, peraltro, con cali spaventosi nelle settimane seguenti). Ci sono settimane in cui a un autore basta venderne mille per comparire nelle classifiche e la media è di 3-4mila a settimana.

Tutti gli autori incassano un anticipo? Certo che no!

E gli anticipi? Parliamo dei soldi che un autore riceve alla consegna del testo (ma se leggete sotto, scoprirete che spesso la cifra, quando c’è viene suddivisa in diverse tranche). In passato spesso erano d’oro. Succedeva per esempio che un autore incassasse una cifra più alta delle vendite del primo titolo. Esempio: otteneva 70.000 euro di anticipo e vendeva solo 50mila copie (che sono tante! ma non abbastanza per recuperare l’anticipo).

Oggi le somme sono diminuite parecchio, anche se certi nomi incassano sempre bene, questo accade soprattutto per evitare che migrino da un altro editore. Il rischio? Che la casa editrice non rientri mai di questi anticipi… si vocifera di un gruppo che ha questo problemuccio (ballano milioni e non si tratta di copechi). La verità è che – anche se è dura ammetterlo – rispetto ad anticipi e costi di stampa e promozione, diversi scrittori di calibro sono più una spesa che un guadagno. E forse il mondo dell’editoria cambierà proprio quando si ridiscuteranno questi anticipi d’oro.

Quanto conta la tiratura di un libro, cioè il numero di copie stampate?

Adesso bisogna inserire un altro numero: la tiratura, cioè il monte copie che una casa editrice stampa in prima battuta quando pubblica un titolo. In passato era alta per forza perché per abbattere i costi di stampa toccava tirare molte copie. Oggi i costi si sono abbassati così si stampano meno copie (e si pubblicano più libri, ma questa è un’altra, annosa, faccenda). Per un esordiente – mi riferisco a un editore medio-grande – siamo sulle 2-3mila copie (ma si scende anche a 1500) e l’anticipo, quando tutto va bene, è sui 2-3.000 euro (5-6.000 quando le cose vanno benissimo). E le vendite? Superare le 6mila copie è un successo. Se si pubblica con un piccolo editore (che di solito ha una altrettanto piccola distribuzione) toccare le mille copie è già una impresa.

Un grande editore stampa 4.500 copie per un esordiente in cui crede. Quando l’autore è un nome noto (non uno scrittore ma un personaggio noto) le copie salgono: tra le 8mila e le 15mila con anticipi sugli 8-15mila euro. Ci sono gruppi editoriali che hanno dimezzato le tirature per problemi con il distributore ma possono far fronte molto velocemente alle richieste, nel caso la prima tiratura sia esaurita. È non è un dettaglio da poco: se i lettori cercano il vostro libro, ma il vostro libro non c’è, si rischia di perdere l’attimo. Per sempre.

La tiratura non cambia molto se si è un autore medio e gli anticipi si fissano tenendo conto delle vendite del libro precedente: per semplificare considerate un euro a copia.

Alcuni editori gli anticipi non li danno proprio. La politica “zero anticipi” non riguarda solo i piccolissimi editori ma anche alcuni big che, con esordienti o testi che ritengono di nicchia, non si vogliono esporre. In alcuni rari casi si preferisce aumentare le royalty passando da un 7 a un 10 per cento per le prime 5mila copie. Un altro cambiamento? La modalità con cui viene erogato l’anticipo che oggi viene ripartito in tre o quattro parti (alla firma, alla consegna e all’uscita), dettaglio che richiede delle accortezze in fase contrattuale.

Sfatiamo alcuni miti. Ci sono autori con una rassegna stampa senza soluzione di continuità che hanno presentato il proprio libro anche su Plutone eppure se poteste dare uno sguardo ai dati di vendita scoprireste che hanno venduto poco. Pochissimo! Una media di 50-100 copie a settimana per i primi due mesi e poi via con le presentazioni. Per racimolare in un anno circa 2mila copie (e sono dati di vendita buoni, alcuni nonostante le trasferte non ce la fanno).

E il resto? È noia. Perché l’unico dato stabile negli anni è che per vendere copie bisogna passare da Fabio Fazio o vincere lo Strega. Che amarezza.

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53 comments

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El cugino brutto del parente che si crede bello 06/05/2015 at 20:17

EC (errata corrige): Rovelli sta a Fazio come la Tamaro stette a Costanzo. Hanno venduto tantissimo (e prima) del passaggio televisivo.

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Chiara Beretta Mazzotta 06/05/2015 at 20:21

Rovelli non era primo in classifica. È andato da Fazio ed è primo in classifica: il senso era sottolineare che è un programma (il solo) che muove copie.

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El cugino brutto del parente che si crede bello 06/05/2015 at 20:18

Certo: due rondini non faranno mai primavera. Che amarezza… 🙁

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Chiara Beretta Mazzotta 06/05/2015 at 20:21

Beviamoci su!

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El cugino brutto del parente che si crede bello 06/05/2015 at 20:21

Troppi rumori di fondo, in casa e in città, per non “sentire” che il destino è segnato e fornisce tosto il risultato prossimo (s)venturo: lettura zero…

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Chiara Beretta Mazzotta 06/05/2015 at 20:22

Bene, non dai i numeri, dai le rime… 😉

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El cugino brutto del parente che si crede bello 06/05/2015 at 20:23

Qualcuno ha già detto che un tizio che lo conosce bene ha pubblicamente affermato che Fazio è buono come un leone che non mangia da sei settimane?

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Chiara Beretta Mazzotta 06/05/2015 at 20:24

Buono o cattivo, niente ci fa, come dicono i miei amici di Agrigento. Ma se passi da lui vendi (sia perché ci passi, sia perché ci sei passato).

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El cugino brutto del parente che si crede bello 06/05/2015 at 20:27

E allora scriverò lettere d’ammore – come dicono ad aversa – alla Litti… 😉

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Chiara Beretta Mazzotta 06/05/2015 at 21:33

Tu scrivi, noi ti diciamo se vanno bene 😉

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El cugino brutto del parente che si crede bello 06/05/2015 at 21:58

Sono due anni che mi cassi…

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Chiara Beretta Mazzotta 06/05/2015 at 22:04

Non lettere d’amore mi pare…

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sandraellery 06/05/2015 at 20:36

E’ cosa nota che andare da Fazio sia una sorta di pellegrinaggio con miracolo sicuro, meglio di Lourdes.
Per tutto il resto, i microscopici, i piccoli, i medi, i grandini c’è da sperare in altri santi diversamente bravi, come la qualità, il passa parola, la botta di chiul.
Che post deprimente Chiara, comunque tanto per non smentirmi e parlare di me, io per 562 copie (e-book però!) e royalty sul conto senza supplica mi sono quasi ubriacata.

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Chiara Beretta Mazzotta 06/05/2015 at 21:34

562 copie digitali sull’italico suolo sono una ottima notizia! Brava!
(Non deprimerti, anzi, è nel momento tosto che vengono fuori i migliori 😉 )

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Serena 06/05/2015 at 21:16

Bell’articolo, Chiara! Non sarei stata capace ma mi sarebbe piaciuto scriverlo io XD

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Chiara Beretta Mazzotta 06/05/2015 at 21:35

Serena, grazie! 😉

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Mario Borghi 06/05/2015 at 23:15

Sì, ma quanto costa andare da Fazio, così, per sapere…

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Chiara Beretta Mazzotta 06/05/2015 at 23:22

Temevo mi chiedessi quanto costa vincere lo Strega…

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langolodegliscrittori 07/05/2015 at 09:46

Da scrittore che ha pubblicato con una piccola casa editrice per ben tre volte, non posso che confermare (anche se le mie royalties sono del 6%, ma siamo lì). Purtroppo a mio avviso, oltre alla politica dissennata di certi medio-grandi e grandi editori, come spiegato nell’articolo, vi è anche il fatto che i piccoli editori molto spesso decidono, sì, di pubblicare un esordiente, ma poi se ne dimenticano e lasciano i suoi libri nel dimenticatoio (leggi, giacenze in magazzino), lamentandosi poi che il suddetto scrittore esordiente non venda. Non pubblicizzino, non lo supportano, non organizzano presentazioni o eventi, non portano in giro i libri (ebbene sì, è accaduto anche questo) e si parano dietro lo scudo della vendita diretta al pubblico, delle fiere, degli eventi d’incontro per la microeditoria e chi più ne ha, più ne metta.
Io torno al mio discorso di sempre: se decidi di investire su un autore esordiente, e ci credi davvero, poi devi dargli anche la possibilità di vendere e non scaricare questo, a volte ingrato, compito esclusivamente sulle sue spalle, perché lo scrittore deve scrivere e l’editore invece prepara il libro per la stampa e in seguito, una volta che il libro è stampato, deve pensare anche a farlo vendere!
Chiedo venia per lo sfogo, ma purtroppo questa è una realtà con cui mi sono scontrato, insieme ad altri “colleghi” e con cui continuerò a scontrarmi, a meno che non cambino un po’ le cose o non abbia la proverbiale butta di culo che mi permetta di entrare nell’empireo di una grande casa editrice che possa quantomeno darmi più visibilità del lumicino ormai spento che ora porto in mano.

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Chiara Beretta Mazzotta 07/05/2015 at 09:54

Figurati! Più che uno sfogo direi che è una testimonianza dall’interno. La vita da autore non è una passeggiata, e tocca ribadirlo, non per scoraggiare ma per fornire un quadro obiettivo del settore. Ché altrimenti arriva l’autore che crede che vendere 50mila copie o vivere di scrittura sia possibile o, quantomeno, facile.

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langolodegliscrittori 07/05/2015 at 11:19

Esattamente. Sono con te su tutta la linea. Un articoletto di questa risma l’ho pubblicato anch’io sul mio blog, proprio per dare una testimonianza reale, mia personale, su quanto accade allo scrittore esordiente che si trova a pubblicare con un piccolo editore. È una sorta di gioco al massacro e non tutti hanno spalle sufficientemente larghe e forti per sopportare certi rifiuti o situazioni. Io, per parte mia, mi sono un po’ sentito preso in giro dall’editore quando, velatamente, per conto terzi, mi ha fatto capire che i miei libri non vendevano abbastanza e che quindi non poteva pubblicarmene altri, nonostante il comitato di lettura li avesse apprezzati. E allora avrei potuto gettare la spugna. Invece mi sono rimboccato le maniche e ho proseguito per la mia strada. Ora cerco altri editori per le mie storie. Spero di essere più fortunato.

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Chiara Beretta Mazzotta 07/05/2015 at 11:48

Il primo lavoro di un autore deve essere leggere. Il secondo fare in modo che lo facciano anche gli altri! Non scherzo, penso che se tutti quelli che aspirano a diventare scrittori e ad avere un po’ di successo investissero tempo a coinvolgere i non lettori (ovviamente non parlando SOLO delle proprie storie 🙂 ) le cose andrebbero diversamente. Le passioni sono contagiose. Basta che siano genuine!
E tornando a noi, anzi a te: in bocca al lupo!

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Barbara 07/05/2015 at 12:22

“… investissero tempo a coinvolgere i non lettori”
Guarda, mi sono inventata pure un regalo di non-compleanno pur di regalare un libro che mi stava a cuore e che mi ha preso particolarmente. Dato che conosco i miei polli, insieme c’ho messo i primi due episodi della serie tv che ne hanno tratto nonchè la colonna sonora ufficiale (spettacolare, già premiata). Con le seguenti istruzioni: guarda prima i dvd (tanto sono solo le prime 40 pagine su un migliaio) e poi leggi il libro. Contavo sulla velocità dell’immagine video nell’istigare la curiosità, sulla semplicità di caratterizzare i personaggi con gli attori e, furbescamente, sulla gnocchitudine dell’attore principale (ok, dovrei dire che conosco le mie pollastre…) Oltre al fatto che i rimanenti dvd saranno consegnati a lettura finita 😉
Risultato dell’esperimento: dopo 1 mese, di link, citazioni e aneddoti vari da parte mia per smuovere le acque, ma cosa vuol dire? eh, devi leggere il libro!…finalmente dvd visti, oddio che bello, voglio subito tutti i dvd, dammeli!…. pagine ancora sigillate.
Ma non demordo.

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Chiara Beretta Mazzotta 07/05/2015 at 12:35

Guarda: ascoltare buona musica, vedere bei film sono già ottimi risultati. Io penso che non sia obbligatorio leggere. Penso sia un peccato non leggere perché non lo si è mai fatto. Se uno legge, non gli garba e smette va bene! È una scelta. Non demordere è comunque la mia scuola di pensiero 😉

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langolodegliscrittori 07/05/2015 at 12:32

Anche su questo punto sono d’accordo con te. Dico sempre che bisogna leggere molto, quantomeno per farsi un po’ di cultura e allargare gli orizzonti oltre la TV, che spesso è utile e interessante, ma mostra anche tanta spazzatura. Purtroppo, anche senza parlare del me scrittore, anzi, tentando quasi esclusivamente di coinvolgere le persone a leggere altri autori molto più famosi e importanti di me e che io reputo in gamba, è dura riuscire a convincere i non-lettori.
Io continuo a provarci e spero di contagiare molte persone, magari anche con qualcosa di mio.
E tornando a noi: crepi il lupo!

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Barbara 07/05/2015 at 10:18

Questo post è un necrologio…
Forse non tanto sull’editoria, che in fondo deve adattarsi alle severi leggi del mercato, quanto sulla lettura, su quanto poco i libri siano tenuti in considerazione da un popolo che invece si indebita per l’ultimo aggeggino tecnologico.
Però arriva lo stesso giorno in cui leggo la certificazione degli incassi di un certo film, tratto da un certo libro: 560 milioni di dollari contro un costo di produzione di 40. Il libro al momento ha mietuto 100 milioni di copie digitali e cartacee (oltre ad aver aumentato le vendite di ereader a cui veniva spesso abbinato) a cui si sommano 5 milioni di dollari di diritti cinematografici. Un nuovo milionario in circolazione con una storiella che, se non fosse per il marketing, sarebbe rimasta in una di quelle brossure da 5 euro in edicola davanti alla spiaggia.
Insomma, depressione pura…
Ed è lo stesso giorno in cui ho acquistato un libro per la festa della mamma. Ci riprovo. Sono figlia di accaniti non-lettori. I miei regali finiscono impolverati in un angolo. Ma da qualcuno lo dovrò pur aver preso sto vizio, ci sarà una piccola particella, un centesimo di gene nascosto da qualche parte anche nel loro dna?!

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Chiara Beretta Mazzotta 07/05/2015 at 10:37

No, Barbara, non volevo tumulare nessuno. Io penso che l’obiettività sia un punto di partenza per fare un buon lavoro. È inutile che fingiamo che i libri vendano quello che non vendono. Su dieci persone che incontri, sei non leggono neppure un libro l’anno.
Credo che tutti abbiamo il “gene” delle storie dentro, il problema è che non si creano le condizioni per scoprirlo.
Io spesso regalo fumetti, audiolibri, bei film tratti da bei libri… e racconto le storie che mi piacciono. Spesso funziona. Ciao!

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Barbara 07/05/2015 at 10:54

Era un po’ ironico il mio commento 🙂
Ce ne fossero di post così obiettivi! Forse qualcuno avrebbe investito meglio i soldini del Cepell (non potevano trovare un acronimo con una sonorità migliore?!) o quelli di ioleggoperchè. Anche se siamo noi per primi a dover pretendere investimenti migliori.

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Chiara Beretta Mazzotta 07/05/2015 at 10:59

Sì, lo so che in fondo, in fondo, molto in fondo c’era dell’ironia! 😀
Ma cosa dici mai (cit. Topo Gigio) il Cepell suona benissimo (Cepell = Ciapett che alla milanese vuol dire…) e lavora benissimo. BENISSIMO!
Ah, santa pace, se non fossero le undici ci sarebbe da berci su.

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El cugino brutto del parente che si crede bello 07/05/2015 at 11:01

“Questo post è un necrologio…non tanto sull’editoria, quanto sulla lettura”

Basta il titolo, credo (molto fortemente) sic

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Marco Amato 07/05/2015 at 11:15

I dati non sono male. Andranno peggio.
Anzi, credo che Chiara sia stata piuttosto ottimista. Perché guardando la classifica dei più venduti di questo periodo, ti domandi: ma questo è questo quello che si vende? Eppure da poco è uscito un romanzo straordinario, Chi manda le onde di Genovesi, finalista Strega, in promozione in giro per l’Italia. Non c’è traccia nelle classifiche.

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sandra 07/05/2015 at 11:40

Credo che Genovesi al di là delle classifiche che non considero, stia vendendo bene, se ne sta parlando e il libro sì, merita molto.

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Chiara Beretta Mazzotta 07/05/2015 at 11:49

Sarei curiosa di sapere quante copie vende a settimana… spero venda bene, se lo merita l’autore e il libro.

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Chiara Beretta Mazzotta 07/05/2015 at 11:45

Genovesi ah, che meraviglia… sì, sappiamo che le classifiche non sono una gioia per i lettori forti. Succede lo stesso al cinema durante il periodo natalizio 😉 Ecco, in libreria è sempre Natale!

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Aldo 07/05/2015 at 12:15

Che bel post ricco di informazioni, Chiara! Mi confermi cose che sapevo o immaginavo o sospettavo.
Il primo luglio scorso è uscito l’ebook che sai dall’editore che sai (grande) E adesso ti stupisco dicendoti che non so, proprio non so quanti download abbia totalizzato. 100? 1000? 6722? 8?
Almeno 8 sì, lo so per certo. Credo che annualmente debba pervenire un resoconto. Lo aspetto. Sono praticamente certo che le vendite non copriranno l’anticipo che mi hanno imprudentemente concesso all’epoca, ma era un’altra era. Ogni anno qui cambia tutto.
Un giorno dirò cosa penso veramente. Forse lo pensi anche tu e, ogni tanto, nei tuoi post mi sembra di vedere la superficie di questo concetto mossa dal periscopio . Che però non è mai emerso. 🙂
Ci si vede a Torino. Baci

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Chiara Beretta Mazzotta 07/05/2015 at 12:35

Forse lo penso anche io? Può essere. Ne parliamo a Torino davanti a un caffè 😉

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Evaporata 07/05/2015 at 12:39

Ah beh. Allora posso ritenermi soddisfatta. Il mio attuale e primo editore (sino a ieri utilizzavo il selfpublishing) oltre a non chiedermi soldi per la pubblicazione, ha stampato ben 200 copie del mio nuovo libro sulla fiducia. Del selfpublishing riesco a ottenere informazioni dopo 4/8 mesi dalla vendita effettiva sia per il cartaceo sia per l’e-book. Dopo due anni e 4 libri pubblicati ho guadagnato ben 95 € al netto di ritenute. Mica male eh…

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Chiara Beretta Mazzotta 07/05/2015 at 13:03

Fiducia già è una parola che mi garba 😉 Grazie per questo commento! Anche i dati sul self sono preziosi. Evviva le 95 euro e no, non scherzo.

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Aldo 07/05/2015 at 14:03

Evaporata, non mi tornano i conti. Cioè, i tuoi conti sono giusti, ma potevi ottenere molto di più. Una copia stampata in digitale copertina a colori in cartoncino, 350 pagine, costa circa 4,50 euro. Lo so per esperienza diretta. Prezzo di vendita? Fai tu, diciamo 17 euro?. Il margine che rimane a te che sei una trina (autrice, editrici e distributrice) sarà di circa 12,50 euro. Se tu te li vendessi tutti e 200 per conto tuo, nel corso di una ventina di presentazioni guadagneresti netto 2500 euro Mica 95. E dopo sei mesi, non dopo due anni. In realtà non va così perché di quei 200, una ventina li regali, alcuni li dai in libreria in conto vendita e durante le serate fai sconti. Ma almeno 1500 puliti puliti dovresti tirarli su. Per self publishing io intendo questo.

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Chiara Beretta Mazzotta 07/05/2015 at 14:23

Aldo, tu però sei una macchina da guerra. Non sono tutti come te 😉 e c’è pure da dire che le tue storie sono buone. Il che non è poco unito alla grinta del venditore.

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Evaporata 07/05/2015 at 20:11

Io non lavoro così. Faccio stampare pochissime copie da tenere per me. Copertine spartane al massimo in modo da contenere il prezzo del libro cartaceo intorno a 10 € e 2,90 massimo per kindle. Poi chiedo codice ISBN e faccio inserire in tutte le piattoaforme di vendita on line Amazon, Ibis, Feltrinelli, Hoepli, Aplle ecc. poi diffondo tramite il mio blog, Twitter e FB. Io non sono una venditrice, proprio non è il mio mestiere, non riuscirei a vendere neppure a mia madre.
Avrei “solo” bisogno di un buon produttore perché io sono una brava scrittrice, ma non ho alcun aggancio nell’editoria.
Ora s’è aperto un piccolo spiraglio. Una piccolo editore locale ha pubblicato (gratuitamente) il mio ultimo libro. Un noto scrittore/giornalista ha scritto e firmato il commento sulla bandella e sembra intenzionato a promuovermi poiché gli piace molto ciò che scrivo e come scrivo.
Finché c’è vita c’è speranza. Io intanto continuo a scrivere perché mi piace e mi fa bene, se non alle finanze (sono pure disoccupata), alla mente. 😀

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Chiara Beretta Mazzotta 07/05/2015 at 23:29

Mi fai venire voglia di una nuova rubrica: Io scrivo perché. 😉 In bocca al lupo, Evaporata!

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Evaporata 08/05/2015 at 00:31

Ehehhhe, quella rubrica lì l’hanno già spalmata in almeno una cinquantina di blog. Che ho visto io eh…poi chissà quanti altri ne avranno discusso dentro forum “infrattati” sugli scogli di questo infinito mare dove tutti navighiamo e, talvolta, destino vuole che c’incontriamo. Come è successo a noi. E’ un piacere averti trovata. Oltre a essere seria e preparata nelle tuo lavoro, sei anche cortese e attenta verso i tuoi lettori. Qualità assai rare tra i blogger di rilievo.
Grazie per “in bocca al lupo” è il mondo in cui mi sento più a mio agio e al sicuro. 😀

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Chiara Beretta Mazzotta 08/05/2015 at 00:39

Lo so, infatti poi la voglia passa. Anche se devo dire che non è tanto la domanda a essere interessante ma la persona a cui la fai… e lì ci sarebbe da lavorare 😉
In bocca a mamma lupo, esatto!, lì si sta al sicuro (che dolore quando sento rispondere “crepi”!)
E grazie per quello che scrivi. Per me è importante, molto. Notte!

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Giuseppe Loda (@_502836979375) 07/05/2015 at 14:19

Prima pubblicavo con piccoli editori” mai visto un euro” anche se mi dicevano che le vendite andavano bene. adesso mi pubblico Ebook da solo e finalmente qualcosa riesco a racimolare.

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Annarita Tranfici 07/05/2015 at 12:46

L’ha ribloggato su In Nomine Artis – Il ritrovo degli Artistie ha commentato:
Cose che ogni aspirante scrittore deve sapere per restare con i piedi per terra.

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impossiball 07/05/2015 at 14:23

Il bello è che poi dici a me che sono sempre pessimista e distruttivo 😀

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Chiara Beretta Mazzotta 07/05/2015 at 14:49

Tu sei pessimista e distruttivo. Fattene una ragione 😉

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arthur 15/05/2015 at 16:37

Evvabè, ed io che volevo fare lo scrittore!!! 🙁

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francesco torrese 27/05/2015 at 19:45

Ciao Chiara,ciao a tutti. Scrivo qui anche se non è l’argomento adatto su cui postare ma non ne trovo nessuno ad hoc. Posso lanciare una proposta a te e agli altri amici che ti seguono? Chi tace…..Parliamo di poesia. Lo so, lo so, la poesia non vende. Temo che oggi Lorca e Ikmet non riuscirebbero a farsi pubblicare un verso. Chi scrive però ama il genere e nel cassetto di ognuno di noi c’è una cartelletta con dei versi, ci giurerei. La proposta è questa, sempre se Chiara intende darci spazio, ospitalità e le sue capacità : perchè non inseriamo in un argomento i nostri versi, quelli che riteniamo più significativi e poi Chiara ne fa una cernita e ne usciamo con un bel…autori vari?
francesco

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Paolo Ferri 07/06/2020 at 15:44

Ciaoooo..prima volta che scrivo..dal tipo di domanda forse capirai perché..ho una curiosità essendo appassionato di certi temi..uno come Mauro Biglino a quante copie può arrivare più o meno ogni suo libro? Più o meno.. credo, magari sbagliando, che sia l unico autore di quello specifico ramo a raggiungere certi numeri..ti saluto e tanti tanti complimenti

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Chiara Beretta Mazzotta 22/06/2020 at 21:46

Paolo, non ne ho idea, mi spiace. Non conosco l’autore.

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Nikita 12/05/2021 at 19:07

Sarebbe bello se questo articolo venisse aggiornato e attualizzato con cifre di vendita, anche se approssimative, attuali

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