L’armistizio tra carta ed ebook non è stato ancora firmato. Gli argomenti dei detrattori? L’impareggiabile profumo e il minaccioso virtuale.
Per quanto super possa essere – super disponibile, super paziente, super moderato… – ciascuno di noi ha la sua kryptonite. La mia? Si chiama “ah, ma l’odore della carta”. Un colpo basso ’sto benedetto profumo, e nell’ultimo periodo mi è toccato incassarne una serie, manco fossi Muhammad Ali a Kinshasa.
L’odore-della-carta è sempre in agguato. Comincia ad attivarsi non appena utilizzi parole come “ebook”, “digitale”, “formato”. Pazienza che tu stia parlando di un libro che volevi leggere, dei dati di lettura o di una curiosa trovata pubblicitaria. Lui arriva e pretende di chiuderti la bocca, perché tu non capisci che “ah, l’odore della carta”.
L’olezzo stanca ma ringiovanisce. Perché mi fa sentire una pischella che lotta conto i dinosauri: io, giovane e moderna, alle prese con i reazionari dell’Ancien Régime libresco. Quando si parla di digitale, loro vedono nemici della carta ovunque e immaginano scene alla Fahrenheit 451: un ebook brutto e cattivo che incendia perle della letteratura mondiale.
Se approfondisci, però, scopri che un e-reader non ce l’hanno. Che non leggono mai ebook – non lo hanno mai fatto o ci hanno provato una sola volta – che non leggono granché in genere. Chi legge bada al contenuto, soprattutto. Non vede guerre dove non ci sono. E istintivamente non riesce ad avercela con un contenitore di potenziali “buone cose”. Magari ti dice che preferisce il libro, che gli garba sottolinearlo, che è abituato così… ma chissenefrega, aggiunge pure, ognuno faccia un po’ come crede.
Il problema? È che siamo vittima del cliché: tradizione, antico, naturale, sano, romantico versus moderno, tecnologico, digitale, freddo, superficiale, spoetizzante (leggete #Luminol lì è detto meglio). Ieri batte oggi dieci a zero. Sì, si stava meglio quando si stava peggio, perché l’aria era pulita, la gente non cazzeggiava sui social (ma al bar), non c’erano aggeggi infernali che ci rubavano vita (?), si stava meglio perché era peggio. Come la frutta ammaccata, brutta ma saporita. Ecco.
L’atteggiamento patologico verso le novità è inversamente proporzionale alla conoscenza. Quando mia zia (74 anni) ha imparato a mandare mail, si è data della pazza per non aver interagito in questo modo – rapido e indolore – con uffici, burocrati e affini. In questo caso se la consci, la tecnologia non la eviti, la usi.
A questo punto, di solito, arriva lei, l’obiezione canonica che prevede l’utilizzo di un’arma micidiale: la parola “virtuale”. Lemma che andrebbe bandito dal dizionario tanto è usato a sproposito. Se leggi un ebook, usi un social o una app sei vittima del pericolosissimo virtuale che, in questa accezione significa “simulato”, quindi una copia fasulla e infelice della realtà.
Solo che una sessione di chat simula la vita quanto una chiacchierata a un party tra conoscenti in cui “va tutto bene, alla grande” e tu sei in splendida forma e si parla un mucchio per non dire nulla. Si chiama “desiderabilità sociale” e prevede che a tutti noi garbi piacere. Per questo indoriamo la pillola esasperando i conflitti che ci toccano in sorte per trasformarci nei piccoli grandi perfetti eroi del nostro mondo. Belli, bravi, felici, efficienti… Dall’altro lato c’è il vittimismo acchiappa attenzioni di quelli che “ah, non sai cosa mi è successo” che lottano doppio, patiscono triplo e si lagnano il quadruplo. Due comodi estremi di perfetta virtualità-reale che si realizzano senza l’ausilio di dispositivi moderni. Non è fasullo il contesto, siamo fasulli noi.
Potete andare in piazza o su un social, vedervi, telefonarvi o mandarvi un messaggio ma non è la situazione a dare valore alla comunicazione, è il contenuto e lo sono i comunicanti, il modo in cui si pongono. E una opzione non esclude l’altra. Se commentate un post, non smettete di parlare vis-à-vis. Se fate un video, riuscite a guardare anche solo attraverso i vostri occhi. Se dico che viaggiare in treno è fantastico, dovrei abbandonare ogni altro mezzo di trasporto!? Le esperienze non si escludono, semmai si combinano e completano. È la ricchezza del nostro tempo.
C’è una setta di neofobi che teme ciò che non conosce, quindi lo critica. E per criticarlo tira in ballo un romantico “ieri” che peraltro al passato somiglia poco, è un passato virtuale. E lì, tra le altre cose, non c’erano gli ebook e si poteva apprezzare “l’odore della carta”. Come fosse sempre uguale l’odore. C’è pure quella che puzza di carta.
56 comments
Grazie! Ci voleva!
io leggo molto, possiedo un ebook, ci ho provato molte volte ma proprio non ce la faccio: sarà che di lavoro faccio la grafica web e passo già 12 ore al giorno davanti a un dispositivo elettronico. Amo ancora i libri caratcei, ahimè visto che, quando parto in vacanza, metà della mia valigia è occupata da libri e ormai anche la casa…
Ovviamente non disprezzo chi adora leggere libri sugli ebook!
“Chi legge bada al contenuto, soprattutto. Non vede guerre dove non ci sono. E istintivamente non riesce ad avercela con un contenitore di potenziali “buone cose”. Magari ti dice che preferisce il libro, che gli garba sottolinearlo, che è abituato così… ma chissenefrega, aggiunge pure, ognuno faccia un po’ come crede.” Concordo, anche se posso aggiungere che quello che mi piace di meno degli ebook è l’archiviazione. Odio doverli conservare, quindi compro i cartacei dei libri che ho amato 😉 Non sto bene di testa…lo so! 😉
Ah, che post! Posso stamparlo e farne un quadretto da appendere in entrata? 😉
No, che oltre a vivere in mezzo a non-lettori, sono anche attorniata da neofobi!
Premetto che io sono proprio una che “ah, ma l’odore della carta”, ma perchè io sono intrigata dall’oggetto libro, oltre che dal contenuto. Soprattutto per i miei libri preferiti, ho bisogno di vederli lì, con la copertina più bella, le pagine un po’ sgualcite dalla mia lettura. Che poi conosco anche l’odore della carta dopo 150 anni (e solo le migliori stampe ci arrivano). E quella sì che comincia ad essere puzza, soprattutto se mal conservati, a luce e polvere.
Ma non sono neofobo (o neofoba?). Non ho un ereader, ma sono davanti a computer di diverse forme 12 ore al giorno. Perciò anche di fronte ad un bello schermo eink rilassante, se posso, spengo tutto ed apro il cartaceo.
Nonostante questo, ho letto libri in pdf (se poi meritavano, correvo in libreria lo stesso). Sono la prima a dire che sono due mondi che possono coesistere tranquillamente.
Sulla questione virtuale…ce ne sarebbe da disquisire per una settimana intera.
Tra le amiche, sono stata la prima ad usare un computer, la prima ad iscriversi ad una chat (esiste ancora ICQ?), la prima ad avere amicizie “virtuali”. Un cataclisma. Ricordo una discussione in cui qualcuna sostenne che “in internet tutti mentono, tutti nascondono chi sono realmente, sono solo bugie”. Caso volle che scoprii che nella vita reale questa persona mi ha mentito per un decennio sul valore della nostra amicizia.
Esattamente come dici tu: “Non è fasullo il contesto, siamo fasulli noi.”
Tu stampi il post io il commento. Pari e patta 😉
Comunque sì, anche io adoro la carta. La mia piccola libreria (non sono una accumulatrice, tengo solo quello che penso di poter rileggere) è sacra. Ma il mio ebook è altrettanto sacro. Penso a quando partivo con i sacchi di libri e manoscritti… e che comodità è poter comprare un libri con un click?!
Per il reale/virtuale siamo d’accordo. Ma chi si rapporta alla tecnologia e a ciò che comporta senza pregiudizi ha una ottica molto diversa da quella dei giustizieri del web! 😉
Eh, ti ricordo che il web è morto, nel 2003, quando me lo profetizzò quell’astuto ingegnere. Un neofobo smentito. 🙂
Ah, porca miseria! Eh vero! Mi ero dimenticata cotanta minaccia 🙂
Temevo l’ebook avendo gli stessi preconcetti nostalgici. Poi c’era l’offerta sul Kindle… Ok, mi avete preso per il portafoglio e, bravi, mi avete pure convinto.
Bella la carta, specie se quel libro, magari di una serie, me lo voglio collezionare e consegnare ai posteri, tuttavia il digitale mi ha conquistato.
Mi piace quell’aggeggio, leggo senza stancarmi, sta nella borsa con le sue decinaie di libri, ci carico i miei manoscritti e me li rileggo in giro (piangendo per strada per gli errori trovati), se in quel momento vorrei rileggermi un testo lo accendo, lo riscarico ed eccolo lì.
Amo i miei tanti libri di carta, amo vedere la mia libreria che trabocca di copertine rigide le quali, puntualmente, mi cascano sull’alluce appena le guardo. Li amo davvero.
Però quell’aggeggio è comodo, mi piace pure lui e forse un giorno lo amerò.
Mettiamoci in testa di essere la generazione di passaggio, che questa rivoluzione (perché di questo si tratta) un po’ ci spaventa come quando ci hanno messo in mano un lettore mp3 al posto dell’amato CD. Scuotiamo la testa, nostalgici, ne abbiamo tutto il diritto, ma nel contempo facciamocene una ragione: il digitale è il futuro, che ci piaccia o meno.
Costi ridotti.
Praticità.
Aggiungete un valore a caso.
Però rilassatevi, perché il CD esiste ancora (pure il vinile), quindi se vorrete il cartaceo state certi che sarete accontentati.
L’importante è leggere, non importa come.
E sulla chiusa scatta l’applauso! 😉
Ma ovvio che una cosa nuova spaventi. In fondo ogni volta che ci confrontiamo col nuovo, tocca ricordarci che non siamo (ancora) capaci, che siamo fallibili… e siamo sempre nel mezzo di un passaggio, quello che cambia è la velocità del cambiamento. Tutto qui. E sì, oltre a libri, agli book, agli audio-libri, ai libri aumentati, ho cd, cassette e vinili.
Ciao!
Scusa se rispondo, ma mi è venuta in mente una cosa. Un calcolo, che magari è una fesseria.
Oggi i cartacei hanno costi elevati perché il costo di stampa costringe un certo ricarico. Possiamo prevedere che una diffusione maggiore del digitale contribuisca a ridurre quei costi? Al calare della domanda, pur di offrire un certo servizio (la stampa) si ricorre all’abbassamento dei prezzi per invogliare.
Ribadisco che forse è una previsione errata, ma nel mio cervello bacato ha un senso. I CD li pagavo uno sproposito, ora mi vengono molto meno (e li compro solo se non esiste l’album solo digitale, che costa la metà e spesso pure meno).
Assurdo auspicare una cosa del genere anche per i libri?
Alla fine ci guadagna sempre l’utente finale.
Scusa? Ma figurati, siam qui a posta!
Il digitale riduce senza dubbio i costi (no stampa, no distribuzione) il problema è la fruizione. Molte persone manco lo sanno come si compra e legge un ebook! Di certo offrire più formati a prezzi più vantaggiosi aiuta.
Eh… l’odore della carta!
La cosa più strana dei peroranti il piacere “dell’odore della carta” è che in genere son quelli che hanno la puzza sotto al naso. 😉
Aahahhahahah! Occhei, ci facciamo la pubblicità!
Vorrei essere una lettrice compulsiva, purtroppo rimango sotto i trenta libri l’anno. Alterno cartaceo a ebook ma sto iniziando a preferire la lettura su kobo perchè è più veloce, pratica, mi piace sottolineare col dito e se voglio un titolo, pure vecchio, adesso lo cerco prima in formato digitale e se non lo trovo mi arrendo a comprare il cartaceo. Ho imparato a togliere i drm (ebbene sì, ma i testi li pago sempre a meno che non me li regalino) perchè non accetto che gli ereader sino capaci di leggere un solo formato. Tuttavia preferire l’ebook al libro fa di me una lettrice di serie B. Eppure: non è importante il contenuto? Evidentemente no e come dici tu non è solo questione di forma/sostanza ma soprattutto di guerra sociale tra generazioni. I neofobi sono ovunque, anche nel mondo del lavoro e spesso non leggono nulla. Ah l’odore della carta. Ah l’odore della sicurezza che posso atrofizzarmi nella mia ottusità e non perdere nulla. Ah l’odore di non aprirmi al nuovo per poter criticare chi lo fa
A me, l’odore della carta un po’ invecchiata piace – ma quello della carta appena stampata, a volte, mi da l’idea che ci abbiano avvolto dentro un barbone morto!
E mi piace un casino la nostalgia, ripensare a quando ero più giovane e il divertimento era più intenso – ma schivando il ricordo di quando mi annoiavo più spesso ed ero costretto a respirare la stessa aria di persone che disprezzavo per cinque ore al giorno (ah, la scuola! Mi ha ispirato pensieri più cruenti del manga più truculento che abbia mai letto).
Ma torniamo sobrii: è vero che la tecnologia e-ink ha ancora dei margini di miglioramento, e che forse un domani non si stamperà più nulla su carta. Ma per allora sarò già polvere! Intanto, leggo sia su carta che su kobo in tutta scioltezza.
I neofobi non calcolano una cosa: gli ebook permetteranno, col tempo, di cancellare la piaga del “fuori catalogo” e del “libro mal distribuito” e del “arriva tra un mese” e trovo che questa sia una gran cosa. Persino se il libro in questione fa schifo!
Chissà se il livello di dibattito era questo anche ai tempi di pergamena vs carta. XD
Ah, l’odore della pelle di mucca appena conciata!
Ah, dato che non mi piace l’idea di tenere tutte le uova in un solo paniere, un backup di carta di tutto lo terrei, se fossi negli editori del futuro da fantascienza che stamperanno direttamente su luce solida o acqua corrente o che.
PS: io non ho conosciuto ancora alcun neofobo feticista dell’odore della carta, nella realtà. Solo in rete (è ironico che un neofobo punti a forum e social vari quando esiste ancora la possibilità di scrivere cartoline, lettere e manifesti da attaccare ai muri) 😛 Qui a Cagliari, nel mio giro di conoscenze si discute solo sul modello di e-reader.
Sul modello di e-reader? Occhei, tocca trasferirmi! Qui, quando dico ebook, arriva la polizia.
Adesso tocca indagare le reazioni del turbolento passaggio dalla pergamena alla carta. Certo, son sicura che a Mosè avrebbero fatto comodo due A4 al posto delle tavole…
La polizia? XD Iperbole a parte, è un bell’ambientino!
Mi hai fatto ripensare a un episodio dei Simpson: rogo del maestro, perché voleva introdurre a scuola il sistema metrico decimale…
Esagero sì, ma fino a un certo punto. Quando dico che leggo ebook (sapendo che lavoro faccio) mi guardano storto. Una editor deve difendere la carta, deve! Venendo ai Simpson: il sistema metrico decimale? Ma che scherziamo?!
Avoja.
È una motivazione talmente beota che mi viene voglia di gettare i libri dalla finestra gridando “È FINITA L’ERA DEI TAGLI DA CARTA SULLE DITA, BASTARDI! NON AVRETE PIÙ IL MIO SANGUE!”, così, giusto per dare fastidio.
Questa sì che è un argomentazione diabolica 😉
le motivazioni per leggere solo su carta sono anche altre e più serie: affezioni ai tendini delle mani (il mio ortopedico e l’osteopata mi hanno proibito l’uso dell’I Pad), e problemi della vista. 😀 ci fossero solo e -book perdereste, almeno nella mia famiglia 4 lettrici forti. 😉 però la storia del profumo fa un po’ ridere…
Escludiamo la vista ché l’inchiostro e-ink lo emula alla perfezione, senza affaticare alcunché 🙂 E un tendine si affatica pure tenendo un tomo in mano o voltando pagina 🙂 (Son stata vittima del tunnel carpale, ne so qualcosa!)
Lo ribadisco, nel pezzo non decreto alcuna superiorità. Io leggo su carta, monitor, iPad… e non dovendo escludere nulla (perché dovrei?!) mi godo tutto. E se fosse per quelli del profumo, i libri sarebbero già estinti da un pezzo 😉
Non c’è una parola che non condivida! Amo i libri di carta, amo toccarli, amo averli sullo scaffale ma…amo anche il mio ereader! CONTENUTO: solo questo dovrebbe essere significativo. Come sempre, tutte chiacchiere pseudo-bacchettoniche – fatemi passare il neologismo – e tutto forma e poca sostanza.
Le chiacchiere pseudo-bacchettoniche direi che rende 😉 Adesso scusa, ma vado ad annusare l’iPad…
Buona sniffata 😀
Ho 4 (quattro) dispositivi. Un kindle, un kobo, un Tolino e un altro reader Ibs che non ha nome. Giustifico questi acquisti insani con il fatto che siamo in 6 in famiglia. Personalmente leggo ebook perché o sono gratuiti o perché costano poco. E sono comodi. Se però il libro mi piace molto, dopo averlo letto lo ordino di carta di seconda mano su Il Libraccio perché sono convinto, anzi, ho le prove, che gli ebook prima o poi si perdono. Quindi ai libri a cui tengo molto regalo l’eternità della carta.
Il professor Bergamini, che fu direttore del Museo Egizio di Torino, un giorno mi disse: “dei babilonesi sappiamo tutto perché scrivevano sull’argilla. Tra altri 4mila anni le tavolette della mesopotamia ci saranno ancora, mentre di noi non si saprà quasi nulla: ci pensi: i nostri cd dvd e hard disk non saranno più leggibili tra soli 10 anni.” Io credo che abbia ragione il prof. ma penso anche che i posteri non si perderanno gran che.
Gli ebook prima o poi si perdono? O.o
Io perdo soprattutto calzini. 😉
Uhm, non sarei così tragica. Si, le tavolette della mesopotamia ci saranno ancora, e si, i dvd a lunga durata arrivano a 30 anni (certificati), un hard disk può rompersi dopo 2 minuti dall’acquisto come dopo 15 anni di uso quotidiano. Ma esistono milioni di server in tutto il pianeta con sistemi di backup ridondanti, per cui è davvero difficile che contemporaneamente si perdano tutte le copie dell’informazione. E si provvede continuamente alla sostituzione di dischi vetusti, a volte ancora sani. E’ più facile che l’informazione vada cancellata perchè premiamo noi per errore il tasto sbagliato. 🙂
Ah la rassicurante razionalità femminile. Capito, Aldo?! 🙂
E-reader ne abbiamo?! °_°
La conservazione del digitale è un problema. Un po’ come per l’arte moderna… (del povero Burri chi lo sa cosa resterà!). Anche se, in realtà, la faccenda più rilevante è legata alle licenze. Al fatto che non compri il libro ma una copia della licenza per usarlo…
Anche io un libro che m’è piaciuto poi lo ricompro in cartaceo. Ad esempio, dei miei autori preferiti non ne acquisto di ebook.
(Non dirlo a nessuno ma ho più copie cartacee dei miei libri preferiti… metti che si smarriscano, la carestia, le cavallette, una guerra nucleare.Io sono pronta.Con loro 😉 )
Mi pare giusto! Probabile che inizierò anche io a far così. Una mia amica colleziona i cartacei di Jane Eyre!
Esilarante la tua descrizione del convinto sostenitore della carta stampata vs digitale (o dovrei dire il temuto “virtuale”?) e non del tutto peregrina, se non fosse che a mio modesto avviso hai calcato un po’ troppo la mano e hai sfoderato un “birignao” modernista non meno aprioristico di quello oscurantista che vai ridicolizzando.
A un certo punto sentenzi (verbo non neutro e chiaramente provocatorio) che “siamo vittima del cliché: “tradizione, antico, naturale, sano, romantico versus moderno, tecnologico, digitale, freddo,Natura contro tecnologia superficiale, spoetizzante”, ed è assolutamente così, solo che quando ci si pone in questa dicotomia con un atteggiamento tendente all’assertivo e con un’intenzione derisoria così scoperta, mi sembra che si, hai ragione, ma ha ragione anche chi sostiene la stessa cosa, ma a valori invertiti, o meglio avete torto tutti e due.
Dai testimonianza di un possibile atteggiamento conciliante, da parte di chi predilige il cartaceo (“Magari ti dice che preferisce il libro, che gli garba sottolinearlo, che è abituato così… ma chissenefrega, aggiunge pure, ognuno faccia un po’ come crede”) e nel farlo lo dileggi. Perché? Stai a vedere che accetti solo di fare ori, primiera, settebello, carte, napola e una carrettata di scope, lasciando all’altro solo l’amara contemplazione di una pesante sconfitta. Che c’è? Sei stanca di incassare condanne non negoziabili da parte dei dinosauri irremovibili? Ma si, sono tagliati fuori e, come tutti quelli che pretendono di controllare l’universo, si sentono minacciati dalle novità, che pretenderebbero di eliminare, ma non hai abbastanza autonomia di pensiero per passare oltre? Oppure hai una battaglia da vincere, mediante annientamento del nemico?
La lettura è un’attività che può essere declinata in molti modi, avere finalità alquanto differenti e modalità di fruizione piuttosto diversificate.
Prendendo in esame l’aspetto “ricreativo” dell’attività di lettura io credo che non si possa azzerare l’aspetto esperienziale della cosa. Se debbo trarre un certo piacere dalla cosa che faccio il modo in cui lo faccio ha una rilevanza assoluta. Accomodarsi su una sdraio, lasciando andare la testa in oziosi circuiti mentali (attività alquanto rilassante), secondo te, sarà più efficace in un ambiente adeguato e di proprio gradimento oppure sul ciglio di un’autostrada? Perché alla fine il “profumo della carta”, da te tanto vituperato, non è altro che un cuscino sul quale meglio sistemare la propria testa. A te non va? Ok, vedrò di non importelo, ma ti sarei estremamente grato se la smettessi di pigliarmi per il culo perché invece a me piace.
Per chiarire meglio i contorni: acquisto e leggo non meno di venti libri l’anno. Ho sperimentato la lettura di e-book su tablet, esperienza che mi sento di sconsigliare, e su e-reader, molto più efficace e confortevole, e mi sono accorto che, alla fine di tutto, trovo l’esperienza cartacea più gratificante, anche se in viaggio l’alternativa digitale è assolutamente imbattibile. Le mie librerie gemono sotto lo sforzo di sostenere tutto quel peso e i libri sono sistemati su due o anche tre strati, ma sono un vecchietto e la modalità “nativa”, il mio imprinting, ha il sopravvento.
Sono stato bene attento a non esprimere giudizi di merito universali. Quello di cui riferisco è una mia personale inclinazione e mi ci attengo, pur non chiudendomi ad alternative. Devo forse sentirmi in difetto?
“Magari ti dice che preferisce il libro, che gli garba sottolinearlo, che è abituato così… ma chissenefrega, aggiunge pure, ognuno faccia un po’ come crede”. Dove sarebbe il dileggio?! Parlo di persone che amano la carta ma rispettano il digitale, ché a loro non nuoce in alcun modo. Persone interessate al contenuto. Dileggio? Ma che dici?
Io accuso (e lo faccio in tono scherzoso, sì, ma no non prendo per il culo, non mi garba il “prendo per il culo”) alcuni di essere ignoranti, perché non sanno e non vogliono sapere, ma danno giudizi stereotipati che però vanno tanto di moda: perché dire che si legge solo sulla carta fa figo assai. E pazienza se leggi meno di due libri l’anno.
E il cliché di cui parlo non si può affatto ribaltare. Leggi #Luminol, è (appunto) illuminante. Esempio: vedi un gruppo di persone che assiste a una conferenza, tra loro una scrive su un foglio e l’altra smanetta (notare il verbo) sul telefono. Chi cazzeggia? La tizia che sulla carta scrive la lista della spesa o la giornalista che sul cellulare scrive appunti e fa live-twitting perché è il suo lavoro?
Coppia seduta al bar: se entrambi leggono un bel libro uh che romantici. Se entrambi hanno un iPad, oddio che tristezza… e magari stanno entrambi leggendo Proust.
Di questo parlo. Di stereotipi. Stereotipi che derivano dalla mancata conoscenza. Tutto qui.
Io leggo una media di tre libri la settimana per undici mesi l’anno, più i dattiloscritti. Sono circondata dalla carta e pure dal digitale e dagli audiolibri. E non mi sognerei di rinunciare a nessuna di queste esperienze di lettura. E il titolo del post e il senso del post era proprio questo: non c’è una guerra, peccato che alcuni per parlare bene dei libri debbano parlare male del digitale.
Non mi sarò fatta capire… E da quello che scrivi no, direi proprio che non hai capito.
No, non avevo capito effettivamente. Che poi dipenda dal mio principio di Alzheimer (non so se ne soffro effettivamente, ma certe volte sospetto di essere un sicuro candidato), oppure dal tuo stile, ecco, credo che ci sarebbe da discuterne.
Comunque ti ho riletta attentamente e continuo a pensare che sei stata alquanto sferzante, se non proprio irridente. Ma presumo che non ne converrai.
Buonanotte .
Ma volete mettere un monotono kindle in confronto all’ odore di muffa delle pareti delle caverne nel buon paleolitico?
Belli loro che si sniffano le caverne! Io che annuso l’iPad è roba da dilettanti 😉
Mhm non ho voglia di rileggere tutto, ma secondo me quel che dice Roberto Rizzardi (minchia che limpidezza di esposizione!) non è campato per aria. Credo che ci sia un pelo di dileggio e un pelo di istigazione al dileggio nei confronti dei feticisti della carta. Non tanto, no, giusto un pelo, come dopo una ceretta fatta di corsa. Secondo me ci sta e mi piace. Nel senso che a me piace essere preso per il culo. Per il culo, per il collo, per i piedi, purché mi si prenda. Roberto forse ama meno queste attenzioni, ma ripeto secondo me non dice sciocchezze affermando di aver percepito ciò. Giusto perché oggi mi sono svegliato arbitro.
Io prendo per i ciapett chi inneggia alla carta e dileggia il digitale con argomenti ridicoli. Non i primi tout court. Anche se amo prendermi per il culo da sola 😉 E il tono è il tono dei miei post. Io scherzo seriamente su tutto. Si sa. Mica posso stare simpatica a tutti! Anche se stare antipatica mi pare incredibile. Davvero incredibile… (si capisce che scherzo?) 😉
Grazie Aldo. Sono in effetti abbastanza tignoso da non riuscire a non reagire alla lettura dell’articolo di Chiara la quale, al di fuori e al di là del “birignao” che le ho contestato, non fa analisi peregrine. Esistono, purtroppo, persone che si chiudono a tutto ciò che è avvenuto dopo il loro quindicesimo compleanno, perché troppo faticoso inserirle nell’angusto modello mentale dell’universo che si sono laboriosamente costruiti.
Poi ci sono quelli come me, non più giovanissimi, anzi decisamente stagionati, che in passato hanno percorso i sentieri dell’innovazione, attirandosi gli strali dei tradizionalisti, e che a un certo punto si accorgono, con tristezza e disappunto, di essere stati sorpassati dalle cose e di non essere più abbastanza agili da stare dietro, con profitto, all’evoluzione di strumenti e processi di fruizione, riducendosi dunque a modelli desueti per pura comodità e affanno mentale, dai quali comunque traggono sufficiente soddisfazione.
Ma ci sono anche personaggi, e nel vasto campionario dei commenti qui depositati ce n’è una qualificata rappresentanza, che non si rendono conto di indulgere in tutta una serie di commenti divertiti e vagamente, o pesantemente, dipende, sprezzanti sugli “annusatori di pestifere muffe cavernicole” (prendo a caso tra quelli che più mi hanno colpito), senza rendersi conto che nutrono nei confronti dei suddetti cavernicoli la stessa assertiva e impaziente chiusura mentale di cui si sentono vittime. Parere mio, ovviamente.
Chiara mi addebita di una certa volontà di fare polemica, ma io rigetto, con simpatia e senza malanimo, questa valutazione, in quanto esprimere motivazioni circostanziate, come mi picco di aver fatto, non è fare polemica, ma discutere dialetticamente di un argomento. Lei ha scritto un pezzo molto chiaro e per certi versi indelicato. Potrei dire che, a sua volta, è stata polemica, ma mi accontento di definirla “estremamente determinata”.
No, no, io ero polemica. Io sono polemica. Volutamente polemica. E sono polemica non con chi sniffa, ma con chi dice di sniffare (e non lo fa) e poi critica gli ebook che non legge neppure. 😉
La vogliamo smettere con ‘sta lagna del digitale versus carta?! Tutto qui.
stava parlando con me! E io ero dietro al sugo con le melanzane e non avevo ancora letto!
Credo che qui tutti siamo affannati dal gran caldo…
Il signor Roberto ha la sua base di ragione, come ce l’ha anche Chiara. Il primo è stanco di sentirsi deridere per la preferenza al cartaceo, la seconda è altrettanto stufa di essere (se ho capito) contestata sul luogo di lavoro per leggere da digitale, “Una editor deve difendere la carta” come scrive sopra.
Non c’è nulla da difendere o offendere, perchè si tratta di preferenze personali, stili di vita. De gustibus non est disputandum.
Perchè se anche volessimo metterla sul piano pratico, ognuno ha le sue scelte. Dal profumo della carta, alla batteria del lettore che si scarica, alla luminosità degli schemi a cui le persone sono più o meno suscettibili, all’estetica delle copertine, ai ricordi più tangibili nel formato rilegato…e via andare.
Se volessimo metterla sul piano ecologico, non è vero che l’utilizzo di ebook salva il pianeta mentre la carta distrugge intere foreste. Perchè non si tiene conto della costosità di materiali e del processo produttivo di un ereader, non si tiene conto del consumo elettrico, e nemmeno del suo smaltimento in appena 10 anni. Mentre la carta può essere riciclata ante stampa, un libro viene scambiato e letto più e più volte senza problemi di DRM o differenti supporti, si possono trovare ai mercatini usati ed a fine vita riciclati nuovamente post stampa. Con costi processo inferiori.
Perciò è semplicemente questioni di gusti.
E’ una battaglia che non ha vincitori, solo feriti inutili. L’importante è leggere!!
Che come recita una vignetta, l’aspirapolvere è stato inventato, ma mica abbiamo finito di produrre scope!!
Leggo tutto quello che mi viene omaggiato. Tanto. Sia in digitale sia in cartaceo. L’importante che mi piaccia! Nessuna frontiera e nessun tipo di guerra da parte mia
Detto tutto ciò, NON DORMIRAI MAI PIU’ è edito da Piemme sia in carta sia in versione digitale. E’ quindi reperibile in libreria, da Agrigento a Bressanone. Per chi preferisse è scaricabile da Amazon, IBS Feltrinelli e tutti gli store online 🙂 vista la differenza di prezzo, sarei per la carta, che – ribadisco – secondo il prof Bergamini è più eterna del digitale.
Nel dubbio, comprateli entrambi! 😉
Chiara, scusami, ma sugli e-book è porribile leggere riviste a coloro?. Peace
*possibile
*colori
E-reader a colori? Sì ci sono. Quando sono usciti li hanno snobbati (il colore domina i tablet) ma pare stiano recuperando terreno.
Grazie di avermi risposto.
Ma io vorrei utilizzare un dispositivo che mi permetta di leggere anche riviste scientifica, che sono ricche di immagini, quindi secondo te mi converrebbe comprare un Fire hd 6? (considerando che è il mia prima esperienza nel campo degli e-book).
Mi informo. Io vivo su iPad e ci leggo tutto. Quotidiani, riviste, libri, poesie… Ma non è eink e affatica. Ti faccio sapere!
Chiara non fare nulla, forse ho trovato la soluzione: https://www.youtube.com/watch?v=Wm88JQIf7H8
Mi sembra ottimo per me O.O
P.S.: grazie per la tua gentilezza 🙂
Prima o poi devo intervistare l’esperto, però. Un post tecnico di vuole 😉
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