BookBlister
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UfficioReclami

Perle di pochezza editoriale

Luoghi comuni, false teorie, tristi rivelazioni e altre disgrazie che affliggono la filiera editoriale.

Anticipi Non li dà più nessuno. Balla. Li danno eccome, certo si sono abbassati – la crisi, signora mia – ma li danno. Ovvio, dire in giro cheAnticipi Non li dà più nessuno. Balla. Li danno eccome, certo si sono abbassati – la crisi, signora mia – ma li danno. Ovvio, dire in giro che non ci sono più è comodo. Comodissimo. Va anche ammesso, però, che se sei un esordiente e sei sprovvisto di agente vedere un anticipo – senza l’aiuto di sostanze psicotrope – è un fenomeno raro. Contributi Se per realizzare un progetto editoriale (leggi “stampare un libro”) si chiede all’autore di portare degli sponsor (leggi “tizi che pagano”) o se l’autore si offre di assorbire (leggi “pagare”) un tot di copie – di solito quelle che coprono le spese di stampa e distribuzione – è editoria a pagamento. Il fenomeno dei contributi si verifica spesso quando il testo è brutto o non ha mercato o tutte e due (quindi è brutto è inutile). Come assicurarsi tanta generosità da parte dell’autore? Sono indispensabili un ego gigantesco e un ego gigantesco. Gratis Devi farti le ossa per pubblicare (leggi “dei lavorare gratis”). È una nenia che si sente spesso. Domanda: che devi spaccarti la schiena per la gloria lo dicono autori di successo ben pagati o l’editore squattrinato che ti stanno proponendo un lavoro proprio adesso? E non stupitevi, alcuni si vantano pure di non aver pagato (vedi foto). Macero se un titolo non vende, il suo destino è il macero. Una sorta di eutanasia del libro che può scattare dopo poche settimane dalla nascita. Perché? Perché un titolo che giace invenduto, sfrutta uno spazio senza produrre alcunché. Così il parassita viene movimentato (leggi, spostato) nella speranza che si faccia vedere e vendere. Se non accade, viene appunto mandato al macero: distrutto. Se siete un autore, occhio: controllate che nel contratto di edizione ci sia l’obbligo da parte dell’editore di avvisarvi prima del macero totale o parziale (esiste, sappiatelo, il documento che attesta il numero di copie macerate). Può accadere, infatti, che l’editore dichiari di macerare copie che, in realtà, sta vendendo (magari sotto prezzo) senza dare all’autore ciò che gli spetta. Monopolio Non è Mondazzoli il problema. Il problema è il distributore unico o quasi: vale a dire Messaggerie Libri (che ha inglobato lo storico rivale PDE di Feltrinelli nel 2014 con l’occhei dell’Antitrust) e controlla il 56 per cento della distribuzione italiana (a seguire c’è Mondazzoli con il 38 per cento). Distributore che trattiene per sé il 50-60 per cento del prezzo di copertina (il suo vero guadagno si aggira intorno al 20-30 per cento, perché cede la restante percentuale al libraio), “decide” quanti libri devono stare nelle librerie, trasformandole così in rivenditori ed esautorandole del proprio ruolo. Anche quelle indipendenti, sì, che non sono indipendenti, se in balia delle bizze del distributore: devi acquistare un certo monte copie del bestseller e pazienza se i lettori li conosci per nome e non glielo rifileresti mai; non avrai il libro di quell’esordiente se a me distributore non conviene mandartelo (tutta questa fatica per così poche copie?)! E bada, Libraio, non puoi accordarti con l’editore, se lo distribuisco io, è vietato dal contratto. Per la gioia di quell’autore. Tant’è che molte librerie indipendenti scelgono di non averlo il distributore. Capito? Prezzi Ottocento euro (800 euro) per una scheda di lettura di un testo sulle 200 cartelle è amorale. Chiedere 4000 euro per presentare un testo a Torino (?) è amorale. Chiedere 5000 euro per fare un editing a 50 cartelle di testo è amorale. Palleggiare un autore tra una lettura, un editing, una rilettura, un corso di scrittura, una revisione, un… è amorale. Pure chiedere 15/19 euro per un ebook è amorale. #unfurtoèunfurto Pubblicità è l’anima del commercio, si sa. Allora mi domando: i libri sono un bene poco commerciabile o vengono commercializzati male? Di sicuro non basta stamparli per venderli. Né ci si può affidare alle doti funamboliche degli autori che, ormai, sono pronti a tutto per autopromuoversi anche a spendere di tasca propria per presentare il testo Dall’Alpi alle Piramidi. E gli uffici stampa? Alcuni, valorosi, sanno di cosa parlano (cioè leggono i libri) e sanno a chi li propongono (cioè cercano di conoscere i propri interlocutori). Altri, invece, credono di lavorare alle Poste e mandano pacchi di libri a caso, pacchi in tutti i sensi. Reputazione produrre iniziative di valore culturale, dirsi tanto impegnati e inventarsi “cose e vedere gente” spesso è un modo comodo per candeggiarsi la coscienza sporca. Se non paghi le royalty ai tuoi autori, se proponi “progetti” gratis, gli autori lo raccontano in giro – sfogarsi è lecito, signori miei – e in molti lo vengono a sapere, compresa la sottoscritta. Quando i molti diventano troppi, si passa alla svelta al “tutti”. Occhio #EditoriAvvisati Ristampe Quando sulle fascette strillano che il testo è alla ennemillesima ristampa, fate finta di nulla. La cosa avrà senso solo quanto sarà indicata la tiratura iniziale. Andare in ristampa quando si sono stampate di prima 500 copie è una cosa, farlo quando se ne sono stampate 15mila ben altro. Servizietti Quando i professionisti (in generale) cominciano a promuovere prestazioni altre rispetto a quelle che dovrebbero dare loro da vivere, sono guai. Esempio: se io che faccio la editor mi spacciassi per impaginatrice di ebook, cosa significherebbe? Che ho bisogno di soldi, soldi che non guadagno facendo la editor. E perché succede? Perché non sono brava, perché non sono più brava, perché non lo sono mai stata? Di certo c’è che i servizietti raffazzonati sono una ode al riciclo e ci seppelliranno sotto una coltre di incompetenza, incompetenza talvolta sottopagata (per essere più competitiva, con danni per il mercato) e al contempo sempre iper-pagata (perché anche poco è troppo per l’incompetenza). L’incompetenza fa insomma danno pure a costo zero. non ci sono più è comodo. Comodissimo. Va anche ammesso, però, che se sei un esordiente e sei sprovvisto di agente vedere un anticipo – senza l’aiuto di sostanze psicotrope – è un fenomeno raro.

Contributi Se per realizzare un progetto editoriale (leggi “stampare un libro”) si chiede all’autore di portare degli sponsor (leggi “tizi che pagano”) o se l’autore si offre di assorbire (leggi “pagare”) un tot di copie – di solito quelle che coprono le spese di stampa e distribuzione – è editoria a pagamento. Il fenomeno dei contributi si verifica spesso quando il testo è brutto o non ha mercato o tutte e due (quindi è brutto è inutile). Come assicurarsi tanta generosità da parte dell’autore? Sono indispensabili un ego gigantesco e un ego gigantesco.

Fanucci su Il VenerdìGratis Devi farti le ossa per pubblicare (leggi “lavorare gratis”). È una nenia che si sente spesso. Domanda: che devi spaccarti la schiena per la gloria lo dicono autori di successo ben pagati o l’editore squattrinato che ti sta proponendo un lavoro proprio adesso? E non stupitevi, alcuni si vantano pure di non aver pagato (vedi foto).

Macero se un titolo non vende, il suo destino è il macero. Una sorta di eutanasia del libro che può scattare dopo poche settimane dalla nascita. Perché? Perché un titolo che giace invenduto, sfrutta uno spazio senza produrre alcunché. Così il parassita viene movimentato (leggi “spostato”) nella speranza che si faccia vedere e vendere. Se non accade, viene appunto mandato al macero: distrutto. Se siete un autore, occhio: controllate che nel contratto di edizione ci sia l’obbligo da parte dell’editore di avvisarvi prima del macero totale o parziale (esiste, sappiatelo, il documento che attesta il numero di copie macerate). Può accadere, infatti, che l’editore dichiari di macerare copie che, in realtà, sta vendendo (magari sotto prezzo) senza dare all’autore ciò che gli spetta.

Monopolio Non è Mondazzoli il problema. Il problema è il distributore unico o quasi: vale a dire Messaggerie Libri (che ha inglobato lodistribuzione_libri da Tropico del Libro storico rivale PDE di Feltrinelli nel 2014 con l’occhei dell’Antitrust) e controlla il 56 per cento della distribuzione italiana (a seguire c’è Mondazzoli con il 38 per cento). Distributore che trattiene per sé il 50-60 per cento del prezzo di copertina (il suo vero guadagno si aggira intorno al 20-30 per cento, perché cede la restante percentuale al libraio), “decide” quanti libri devono stare nelle librerie, trasformandole così in rivenditori ed esautorandole del proprio ruolo. Anche quelle indipendenti, sì, che non sono indipendenti, se in balia delle bizze del distributore: devi acquistare un certo monte copie del bestseller, pazienza se i lettori li conosci per nome e non glielo rifileresti mai; non avrai il libro di quell’esordiente se a me distributore non conviene mandartelo (tutta questa fatica per così poche copie?)! E bada, Libraio, non puoi accordarti con l’editore, se lo distribuisco io, è vietato dal contratto. Per la gioia di quell’autore. Tant’è che molte librerie indipendenti scelgono di non averlo il distributore. Capito?

Prezzi Ottocento euro (800 euro) per una scheda di lettura di un testo sulle 200 cartelle è amorale. Chiedere 4000 euro per presentare un testo a Torino (?) è amorale. Chiedere 5000 euro per fare un editing a 50 cartelle di testo è amorale. Palleggiare un autore tra una lettura, un editing, una rilettura, un corso di scrittura, una revisione… è amorale. Pure chiedere 15/19 euro per un ebook è amorale. #UnFurtoèUnFurto

flop pubblicitarioPubblicità è l’anima del commercio, si sa. Allora mi domando: i libri sono un bene poco commerciabile o vengono commercializzati male? Di sicuro non basta stamparli per venderli. Né ci si può affidare alle doti funamboliche degli autori che, ormai, sono pronti a tutto per autopromuoversi anche a spendere di tasca propria per presentare il testo Dall’Alpi alle Piramidi. E gli uffici stampa? Alcuni, valorosi, sanno di cosa parlano (cioè leggono i libri) e sanno a chi li propongono (cioè cercano di conoscere i propri interlocutori). Altri, invece, credono di lavorare alle Poste e mandano pacchi di libri a caso, pacchi in tutti i sensi.

Reputazione produrre iniziative di valore culturale, dirsi tanto impegnati a salvare la nobile causa della italica editoria Editori santispesso è un modo comodo per candeggiarsi la coscienza sporca. Se non paghi le royalty ai tuoi autori, se proponi “progetti” gratis, gli autori lo raccontano in giro – sfogarsi è lecito, signori miei – e in molti lo vengono a sapere, compresa la sottoscritta. Quando i molti diventano troppi, si passa alla svelta al “tutti”. Occhio #EditoriAvvisati

Ristampe Quando sulle fascette strillano che il testo è alla ennemillesima ristampa, fate finta di nulla. La cosa avrà senso solo quanto sarà indicata la tiratura iniziale. Andare in ristampa quando sono state stampate di prima 500 copie è una cosa, farlo quando le copie erano 15mila è ben altro.

Servizietti Quando i professionisti (in generale) cominciano a promuovere prestazioni altre rispetto a quelle che dovrebbero dare loro da vivere, sono guai. Esempio: se io che faccio la editor mi spacciassi per impaginatrice di ebook, cosa significherebbe? Che ho bisogno di soldi, soldi che non guadagno facendo la editor. E perché succede? Perché non sono brava, perché non sono più brava, perché non lo sono mai stata? Di certo c’è che i servizietti raffazzonati sono una ode al riciclo e ci seppelliranno sotto una coltre di incompetenza, incompetenza talvolta sottopagata (per essere più competitiva, con danni per il mercato) e al contempo sempre iper-pagata (perché anche poco è troppo per l’incompetenza). L’incompetenza fa insomma danno pure a costo zero.

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22 comments

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Barbara 16/11/2015 at 16:00

Saperle queste cose non ha prezzo.
“Per tutto il resto c’è BookBlister!” (che te le spiega)
…non lo so, la cadenza mi ricordava una certa pubblicità! 😀

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Chiara Beretta Mazzotta 16/11/2015 at 16:06

Ahahahah sì, direi che ci siamo! 😉

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sandra 16/11/2015 at 16:15

La pochezza sta diventando troppezza e in questo caso era meglio non abbondare.

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Chiara Beretta Mazzotta 17/11/2015 at 11:23

Troppezza mi piace. Anzi no!

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Barbara 16/11/2015 at 16:30

“Palleggiare un autore tra una lettura, un editing, una rilettura, un corso di scrittura, una revisione… è amorale.”
Che poi, Scuola Holden a parte, come si fa a riconoscere un buon corso di scrittura? Qual è il limite in cui anche un corso di scrittura entra nel circolo dell’EAP, per cui “non mi importa cosa scrivi, basta che paghi”?

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Chiara Beretta Mazzotta 16/11/2015 at 16:33

Be’ i corsi non promettono di pubblicare. Quindi il giudizio si complica. Ma un corso che non produce autori pubblicati dovrebbe farsi delle domande, modificare le modalità di ingresso, lavorare sulla formazione.

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Ele 16/11/2015 at 17:01

Vogliamo menzionare anche il trattamento riservato ai traduttori? Vai benissimo fino a quando non presenti la fattura – basata su un contratto da miseria che certo non hai stilato tu – poi fai talmente schifo che ‘non ti paghiamo, anzi occhio perché potremmo chiederti i danni’. E il prodotto finale, dopo la fase di revisione, è talmente pieno di errori eclatanti che ti vergogni a dire che quel libro, una volta, prima dello tsunami / revisione, l’avevi tradotto tu. E saluta il compenso pattuito…

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Chiara Beretta Mazzotta 16/11/2015 at 17:07

Ciao, Ele. Sì. Hai ragione. La traduzione merita un post a sé. Ne ho parlato parecchio… Ma il problema c’è ed è una editoria malsana che vive sulle spalle dei collaboratori.

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Ele 16/11/2015 at 17:56

Malsana e arrogante ,nonostante un’ignoranza in materia da far accapponare la pelle.

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Barbara 16/11/2015 at 17:08

So che non è consolatorio, ma sappiate che ci sono professionisti informatici che sono pagati con acconto da 100 euro su lavoro da 3.000, poi un baratto di prodotto del valore di altri 100 euro e sei bottiglie della cantina sociale (non da enoteca, figuriamoci).
Questa l’ho sentita fresca fresca. Ma non mi stupisco.
La malattia di non riconoscere la professionalità è trasversale in tutti i settori.

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sandra 16/11/2015 at 17:18

Scusa, mi focalizzo sul vino 😀 le cantine sociali sono ottimi posti dove si acquista ottimo vino spesso con denominazioni super (+ di doc per intenderci) a prezzi umani. Io le frequento con piacere, anche se questo ovvio non significa che amerei essere pagata in questo modo. (Oddio, per alcuni che mi devono soldi un buon moscato andrebbe anche bene, visto che di recente ho ricevuto la raccomandata di un avvocato perchè sono tra i creditori di un marchio editoriali ormai fallito e potrei presentarmi davanti al giudice, eh sì, c’ho pure questa nel curriculum)

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Barbara 16/11/2015 at 17:35

Si, non è che volevo offendere le cantine sociali e la loro qualità, ma se sai di avanzare 3000 euro, non è che sei bottiglie di quel tipo ti coprono l’importo.
Un peccato che non c’abbiano provato con me.
“Mi spiace, sono astemia ed ho la cantina già piena di bottiglie “di rappresentanza”
…nel giro di 3 natali, la stessa bottiglia che avevo regalato m’è tornata indietro…non dico altro 😀

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sandra 16/11/2015 at 17:53

No, non lo coprono. E sui corsi e ricorsi di certi regali, uh ne avrei da dire.

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Chiara Beretta Mazzotta 17/11/2015 at 11:24

Guarda tu che deriva alcolica che ha presto il post… mi piace!

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Daniele 16/11/2015 at 18:59

Ok, quella foto con l’intervista è terribile. O__o
Ma vantiamoci pure, delle nequizie compiute…

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Chiara Beretta Mazzotta 16/11/2015 at 21:50

Imbarazzante. Già già.

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Carlotta Borasio 17/11/2015 at 11:18

“se io che faccio la editor mi spacciassi per impaginatrice di ebook, cosa significherebbe? Che ho bisogno di soldi, ”
O magari che ho studiato a sufficienza da saper fare entrambe le cose: a me è stato chiesto di fare entrambe le cose, da una persona che a quanto pare stima il mio lavoro. E’ rimasto soddisfatto e mi ha chiesto anche di collaborare per altri progetti.
Sono un esempio di pochezza editoriale? Pazienza 🙂

Sul resto non discuto ‘ché nonostante qualche anno di lavoro nel settore di certezze ne ho davvero poche e potrei davvero parlare solo per me e quello che mi riguarda.
Buone letture.

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Chiara Beretta Mazzotta 17/11/2015 at 11:21

No, Carlotta, dai. Non era questo il punto. È evidente. Parlo di chi millanta competenze che non ha, non chi ne acquisisce di nuove per arrivare a fine mese. Ho usato me come esempio perché non impagino ebook, tutto qui. Buone letture a te.

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Carlotta 25/01/2016 at 17:09

Non so perché mi ero iscritta ai commenti ma non mi era arrivata la risposta. Chiedo perdono.
Ti ringrazio per la precisazione 🙂 La cosa dell’impaginare ebook mi aveva un po’ punta sul vivo e sai com’è, noi scorpioni siamo permalosetti.
A parte gli scherzi, purtroppo millantare paga. Io mi sono vista passare davanti gente più furba di me che poi ha fatto un lavoro veramente pessimo.
Che dire, dovrò imparare a vendermi un po’ meglio.

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Chiara Beretta Mazzotta 25/01/2016 at 18:35

Figurati, Carlotta! L’importante è capirsi. Peraltro impaginare, bene, ebook è una competenza sempre più preziosa. Magari ti rompo per qualche lavoro.

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Carlotta 25/01/2016 at 18:37

Sono a tua disposizione 🙂

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Lisa 19/11/2015 at 09:19

Ok. Il concetto basilare, mi sembra di capire, è : diamoci al lambrusco. Mi pare un’ottima idea, tra l’altro. Ma pure la lametta della Rettore potrebbe essere una valida alternativa.

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