Perfetti sconosciuti: la verità ci fa male, lo sai?

Perfetti sconosciuti: la verità ci fa male, lo sai?

L’ultimo film di Paolo Genovese – con Giuseppe Battiston, Anna Foglietta, Marco Giallini, Edoardo Leo, Valerio Mastandrea, Kasia Smutniak – convince e diverte ma manda la coppia al tappeto.

Un gran male, sì, perché siamo tutti “frangibili”, come dice Rocco (Marco Giallini) nel finale. E, in effetti, in Perfetti sconosciuti è la verità l’ingrediente piccante e indigesto di una cena tra amici. Colpa di Eva (una bravissima Kasia Smutniak), padrona di casa e moglie di Rocco, che propone di giocare con i cellulari dei commensali: basta metterli sul tavolo e condividere tutti i messaggi, le mail e le telefonate che siPerfetti-sconosciuti-Giallini-Smutniak riceveranno durante la cena.

Guai però a giocare con le nostre “scatole nere” – gli smartphone – moderni e diabolici depositari di tutti i segreti più inconfessabili e pure testimoni imprecisi e fraintendibili, perché incapaci di rendere le sfumature di certi sentimenti e la complessità dei nostri rapporti umani.

Insomma questo “obbligo e verità 2.0” è una pessima idea per i protagonisti della storia, ottima per noi spettatori che ce la spassiamo a vederli sulla graticola (seppure con una certa apprensione, manco ci fosse il nostro di cellulare sul tavolo!).

Paolo Genovese regista Perfetti sconosciutiE colpisce duro, Paolo Genovese, ma usa l’arma dell’ironia per farci digerire parecchi rospi: essere amici non significa conoscersi, in nome dell’amore e della passione commettiamo le peggiori atrocità, tolleriamo tutto finché non ci tocca da vicino, facciamo figli e ci sposiamo perché emuliamo modelli che non ci appartengono più, non abbiamo alcuna cura per le parole che usiamo…

Il film non si picca, però, di ridefinire i modelli di maschile o femminile, non guarda alla coppia in modo nuovo ma la osserva da una angolazione interessante (la tecnologia) e fa un esercizio di realismo – ahi, che dolore! – con eleganza, ritmo e parecchie trovate narrative sorprendenti. Il risultato è una commedia drammatica ben scritta – forse vi ricorderà Sliding Doors, anche se la citazione più evidente è di Inception (non faccio spoiler) – con dialoghi che funzionano alla perfezione e personaggi credibili. Tipi umani ben definiti, non macchiette, anche grazie a degli attori che scivolano nei ruoli e abitano i propri malesseri-limiti-vizi in modo convincente (MastandreaPerfetti sconosciuti padri e figlie antieroe-mattatore della cena e della pellicola).

Chi si salva? I papà – uno perlomeno – in grado di disinnescare le liti, ascoltare i figli (e pure parlare di sesso con le figlie). Uomini che amano ancora, sanno mettersi in discussione, anche se costa fatica e sono capaci di dire no perché hanno idea dei propri e altrui limiti. Insomma qualcosa (qualcuno) di buono nelle famiglie di oggi, c’è. Il problema? Dovremmo imparare a lasciare ché resistere, a volte, è una inutile crudeltà.

Uscirete dal cinema con il sorriso sulla faccia – anche un po’ sollevati per non essere stati invitati a questa cena – ma fatevi un favore: evitate di replicare il giochino. Il sorriso rischia di trasformarsi in una smorfia di dolore.

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8 Comments

  • Vado a vederlo in questi giorni.
    Il Mereghetti nella sua video recensione sul Corriere lo boccia un po’. Non perché non sia valido. Anzi per lui la sceneggiatura è perfetta, troppo perfetta. L’avrebbe voluta più sporca. Però soprattutto critica la mancanza di apertura, come se film corresse verso una tesi di fondo da dimostrare.
    Per la serie, i critici non sono mai contenti.

    Ma l’argomento è interessante. La tecnologia si è infilata troppo velocemente fra le tasche di molti, non preparati alla reale portata.
    Credo che ci troviamo di fronte a una nuova era della coppia, dell’amicizia, un upgrade sociale dalle implicazioni non ancora calcolabili.
    Già oggi molte coppie scoppiano per i social, alcune non decollano perché lo scripta manent è sempre più massiccio.
    Basti pensare che tutto quel che facciamo da foto a video a testi, da Whatsapp a Facebook è di proprietà delle rispettive aziende.
    Ma tutto ciò è interessante. Credo che le coppie di domani dovranno evolversi, i rapporti saranno costretti a evolversi, perché il bombardamento di connessioni/occasioni non potrà che moltiplicarsi. I baricentri ai quali eravamo abituati si sgretoleranno fino a perdere fondamento.
    Altro che family day, i prossimi raduni saranno per l’app day. 😀

    • L’app day mi pare una idea azzeccata 😉 Mah, ben vengano i film “troppo perfetti” di solito li fanno sempre gli altri… americani per primi che le commedie le sanno fare molto bene. Evviva i secchioni!

    • non posso mettere like perché dovrei registrarmi non so dove, quindi lo dico: like!

  • Adoro queste commedie, già pensavo di vederlo!

  • Il problema è che, per la semplicità d’uso, non si utilizzano nelle nuove tecnologie le stesse attenzioni (ed educazione) che si farebbe altrimenti.
    Per chi è “in rete” da lungo corso ancora sembra strano dare del “tu” ad un estraneo (a me riesce difficile dare del “tu” in una banale transazione ebay, per dire…a maggior ragione in un blog come questo…però ho anche la strana sensazione che se comincio a dare del Signor di qua e della Signora di là, qualcuno mi spara 😀 )
    Per chi ha l’età della ragione ma c’è approdato di fresco può essere pericoloso, come credo evidenzi il film (una relazione extra coniugale via sms/whatsapp e poi lasci il cellulare senza pin in giro per casa?!)
    Ma il peggio è per i “nativi digitali” (bambini con lo smartphone a 8 anni), che non hanno alcuna cognizione che sì è un testo scritto su uno schermo, ma le parole qui pesano davvero come macigni…

  • con chi sei andata a vederlo?

  • coraggio!!!

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