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4 comments

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Massimo Rainer 25/03/2016 at 18:28

I motivi per cui un autore scrive sotto pseudonimo possono essere i più disparati. Per quanto riguarda il sottoscritto, si tratta di una ragione semplicissima: svolgo un lavoro che mi porta quotidianamente a contatto con il pubblico e non desidero che l’attività della scrittura, per me necessariamente secondaria, interferisca con la mia professione principale.
Due domande:
1) un “sì” condizionato come quello dell’operazione Mondazzoli, con tutta questa serie di paletti e obblighi, è un vero “sì”?
2) com’è possibile che vi sia un premio letterario i cui competitors non sono ancora stati pubblicati ma già si conoscono?

Un caro saluto e Buona Pasqua.

M.

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Chiara Beretta Mazzotta 25/03/2016 at 18:33

Tu rientri infatti nella categoria “ragioni di sicurezza”. E mi pare molto sensato.
Il sì, in realtà, è un ni o un so. E ancora non capisco bene i soldi dati a Più libri più liberi… il criterio di assegnazione, intendo.
E la risposta al punto due è: non dovrebbe essere possibile.
Buona Pasqua!

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Barbara 30/03/2016 at 16:43

“…si stranisce per un mestiere ormai vecchiotto: il social media manager.”
Ognuno potrebbe…studiare un pochino prima di scrivere.
Ma siamo sicuri che Serra non abbia cambiato ghostwriter per i suoi articoli??? 😛

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Chiara Beretta Mazzotta 30/03/2016 at 16:54

È un comico eccezionale! Ah, non è un comico?! °_°

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