Libri a Colacione 18 giugno 2016

Libri a Colacione 18 giugno 2016

I consigli da leggere di Tutto Esaurito su Radio 105! Questa settimana: Tre giorni e una vita di Pierre Lemaitre, Pensiero madre a cura di Federica De Paolis e Non piangere di Lydie Salvayre.

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►VOLTAPAGINA
Tre giorni e una vita, Pierre Lemaitre, traduzione di Stefania Ricciardi, Mondadori, p. 226, ebookTre giorni e una vita di Pierre Lemaitre
È il 1999 e Beauval – una cittadina sperduta tra le foreste – deve fare i conti con un fatto orribile: la sparizione del piccolo Rémi Desmedt. Ma per dirvi di questo fatto devo fare un passo indietro e raccontarvi chi è Antoine.

Antoine è un ragazzino di dodici anni poco espansivo, solitario, sì pure un po’ depresso. Un giorno Ulisse, il suo cane, viene investito da un’auto. Il guidatore neppure si ferma. Suo padre non si scompone, vedendo l’animale in agonia entra in casa, prende il fucile e lo fredda con un colpo a bruciapelo.

È come se qualcuno piazzasse un macigno sul cuore ad Antoine un macigno che pesa quanto tutte le delusioni e le batoste che ha dovuto sopportare negli ultimi mesi. E poi c’è pure Émilie e il suo sguardo deluso di fronte a quella casetta sull’albero che ha costruito con tanta passione…

Cosa può fare un bambino di 12 anni in preda alla collera? Alle volte le parole non fanno sconti, lo scoprirete volando tra le pagine di questo noir che ci ricorda la banalità del male. Sì, si fanno cose orribili per motivi molto sciocchi.

► DA GUSTARE
Pensiero madre, a cura di Federica De Paolis, Neo., p. 242Pensiero madre a cura di Federica De Paolis
Irene prima aspetta un amore. Amanda li ha cercati e voluti tutti e tre. Agnese è troppo impegnata a fare altro. “Quando le guardo queste donne – non le ragazze – le donne, vorrei sapere qual è la loro storia. Dove nasce la loro maternità. E come si esprime? È estroflessa. Negata. Desiderata. Impossibile. Impronunciabile. Sventolata ai quattro venti.”

Diciassette donne, diciassette scrittrici ci svelano il loro “pensiero madre”, il rapporto con la maternità con il desiderio di maternità. C’è chi voleva fare la tuffatrice e si è ritrovata una bambina nel letto, chi c’è arrivata compiendo una serie di pasticci (che rifarebbe con tutta probabilità), donne che piangono per leoni a cui mozzano la testa e sì c’entrano con un bambino anche loro, figuratevi che c’entra pure il film Mio Cugino Vincenzo, e ci sono bambini a orologeria… come è orologeria il fantomatico “orologio biologico” che ticchetta nella pancia di ogni donna.

Si sceglie di essere madre, ci si sente in dovere di essere madre? Leggete queste risposte (e se vi va, mi piacerebbe molto leggere la vostra qui nei commenti).

► BELLISSIMI
Non piangere, Lydie Salvayre, traduzione di Lorenza Di Lella e Francesca Scala, L’Asino d’oro, p. 229Non piangere di Lydie Salvayre
La memoria fa spesso strani scherzi. Per esempio quella di Montse funziona parecchio male adesso che ha settant’anni ma ha conservato con precisione tutti i fatti del 1936. E in Spagna il 1936 non è una data qualunque perché sta per divampare la Guerra civile. E quello che è accaduto in questa estate tortuosa,  dolorosa ma allo stesso tempo così viva ce lo dirà proprio Montse che, in realtà, lo sta raccontando a sua figlia Lydie Salvayre.

A questa voce si intervalla un controcanto, il resoconto coraggioso di Bernanos – Georges Bernanos, scrittore francese, cattolico fervente, monarchico e militante dell’Action Francaise – che nei Grandi cimiteri sotto la luna ha la forza di denunciare i crimini dell’esercito nazionalista e le connivenze tra Chiesa e milizia. Ed è doppia anche la lingua usata da questa scrittrice, lei in eterno bilico tra spagnolo e francese, cioè la parola che ha il sapore di casa e famiglia e quella invece rigorosa e corretta che imparava sui banchi di scuola, parola che nella bocca della sua mamma si fondeva nel “fragnol” un misto appunto di francese e spagnolo.

Leggendo questa storia camminerete con Montse, lascerete la Catalogna e raggiungerete – a piedi – la Francia. Buttandovi nei fossati tutte le volte che sopra la vostra testa passerà un aereo, e che sia spagnolo, italiano o tedesco non farà differenza. Questo libro, invece, la farà.

#CITACIONE
“Nella pratica della tolleranza, il nemico è il miglior insegnante” Dalai Lama.

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3 Comments

  • Uffff sai cosa mi manda in bestia? 😀 quando suggerisci un titolo, leggo l’autore e si apre un’altra puntata di libri a colacione nella mia memoria, googlo e ritrovo il libro di cui avevi parlato tempo prima, scoprendo di solito di non averlo ancora letto, perché nonostante il mio ritmo olimpico resto comunque indietro.
    Succede ora con Pierre Lemaitre, avevi consigliato Lavoro a mano armata, avevo preso nota e poi, puf.
    Su Pensiero madre – ti dirò, secondo me una sorta di investimento sociale in un paese mammacentrico come l’Italia si sente. Le mamme al parchetto, le festine di compleanno organizzate con mesi di anticipo, il dover dichiarare ogni 3 parole di essere “stressate, incasinate e molto indaffarate!” tutto ciò dà alla donna un ruolo preciso e la pubblicità ci sguazza.

    • Uh, bello “Lavoro a mano armata”! Comunque si sa la vita del lettore è sempre una grandiosa lotta contro il tempo. Una bella lotta però.
      Ti scrivo dalla Francia e qui il mondo pensa ai bambini (asili in ogni dove, parchetti super, meno tasse…) ma le mamme al terzo mese portano il nano al nido e riprendono la propria vita. Qui no. Leggevo il blog di Lucrezia “C’era una vodka” http://www.ceraunavodka.it/quando-la-conciliazione-e-impossibile/ e in effetti da noi conciliare nani e lavoro è davvero difficile. A meno di avere plotoni di nonni e soldi per le tate. Allora ecco che il mondo dà alle madri un contentino: inno alle madri in ogni dove e stereotipi in ogni dove (son parole però mica fatti).
      Sul fronte mamme: se non puoi avere una vita per avere figli allora essere madre diventa un lavoro a tempo pieno e si rischia di perdere il punto (e daje coi festini organizzati come fossero matrimoni, i corsi di cinese mandarino a otto mesi), uno status, qualcosa da esibire (poveri figli!).
      Per fortuna conosco parecchie mamme che considero “normali” cioè normalmente anormali 😉
      Un bacio, Sandra!

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