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Due Saloni a un mese di distanza

Fallito il tentativo di mettere d’accordo il Salone del Libro di Torino e Milano, poco in realtà lo stupore a conferma che in Italia l’Ufficio Complicazioni Affari Semplici è l’unico efficiente. 

Facciamocene una ragione, non potremo prendere un treno per passare dallo stand di Mondadori a quello di Sellerio. E io che pensavo che l’Ibf – il luogo misterioso in cui avviene lo scambio dei diritti dei libri – quest’anno l’avrebbero allestito su un Frecciarossa!

La delirante decisione di realizzare un appuntamento unico e condiviso pare sfumata, con sommo dispiacere del ministro Franceschini (facciamoci delle domande, signori). I sindaci Chiara Appendino e Giuseppe Sala a detta di alcuni erano favorevoli, a detta di altri contrari. Non tentate di raccapezzarvi analizzando le dichiarazioni perché in un caso Appendino e Sala dicono sì, nell’altro Appendino e Antonella Parigi (l’assessore regionale alla Cultura) bocciano l’idea.  Noi umani dotati di un minimo di senso pratico, a sapere che non ci sarà il Salone unico ci rassereniamo e basta.

Ma Libriful è una telenovela seria e quindi non lesina colpi di scena, bassezze e misteri. Innanzitutto è bene ricordare che Aie, l’associazione italiana editori presieduta da Federico Motta è quella che ha avuto l’idea – insieme con Fiera Milano – di realizzare il Salone milanese. La decisione non è garbata a molti editori che non si sono sentiti rappresentati e hanno deciso di abbandonare l’associazione di categoria (tutto ciò succedeva durante l’estate).

Sono seguite svariate riunioni, l’ultima pochi giorni fa al Circolo dei Lettori di Torino in cui editori e librai hanno espresso la loro intenzione di disertare la manifestazione meneghina in favore di quella Torinese. Senza contare la nascita dell’associazione Amici del Salone del Libro: 120 gli editori che hanno aderito (spiccano tra gli astenuti Feltrinelli e Laterza). E a questi punti le notizie si fanno confuse: pare infatti che Federico Motta abbia posto il veto sulla partecipazione degli editori al Salone del Libro di Torino.

Ieri pomeriggio veniva però divulgato il seguente comunicato stampa: “L’Associazione Italiana Editori (AIE) apprende con stupore quanto emerge sugli organi di informazione. Il dialogo con Torino ci risulta ancora aperto e lo sarà fino all’incontro di domani con il Ministro Franceschini. AIE ha presentato una proposta articolata che tiene conto, come hanno chiesto i Ministri, dell’intera filiera del libro. L’obiettivo è creare una grande manifestazione che possa coinvolgere tutti i sette milioni di lettori della Lombardia e del Piemonte e attrarre pubblico e professionisti da tutto il Paese. Un grande e unico evento che veda ogni luogo valorizzato in una sua specificità”.

Ed eccola la proposta di Aie: «Torino si impegna a non accettare alcun editore e Milano a non accettare alcun libraio (…) Torino ospiterà la più grande libreria d’Italia organizzata dai librai piemontesi e potrà avere qualche ospite internazionale mentre alla Fabbrica del Libro ci saranno tutti gli editori».

Siccome questa dichiarazione non bastava a creare confusione è arrivato anche Sergio Chiamparino che ha messo nero su bianco le condizioni per il Salone Unico (eh sì, qualcuno si ostina in questa direzione):

  1. Dare alle due manifestazioni una programmazione comune e una biglietteria unica.
  2. «La presenza di due nuclei espositivi significativi, al di là del peso quantitativo, attorno al quale organizzare eventi che promuovano l’intera filiera della lettura». Traduzione non si può fare il Salone e il Saloncino quindi tocca distribuire con criterio le presenze.

Grazie al cielo Chiamparino aggiunge che «in mancanza di questi requisiti minimi non si comprende quale sia il senso di un evento unico». Ecco non si comprende.

Poteva mancare l’outsider che dice la sua? No. E infatti verso sera Beppe Grillo dichiara: «Ci siamo anche organizzati per dare una mano a Torino per mantenere il Salone del libro qui in città e portare la prossima edizione, la trentesima, al successo come mai prima».

Ma tutto dipendeva dall’incontro di oggi, a Roma. Anche in questo caso le notizie erano parecchio confuse: si fa, non si fa… in rete se ne sono lette delle belle. L’incontro c’è stato e hanno partecipato il ministro Dario Franceschini, il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, il presidente dell’Associazione Italiana Editori Federico Motta, Renata Gorgani a nome della Fabbrica del libro, e Massimo Bray per conto della Fondazione per il libro.

Risultato? Ogni tentativo di accordo tra Milano e Torino è andato in fumo. Grande rammarico di Franceschini, «L’Italia perde una grande occasione», rammarico del tutto ingiustificato visto che – ciarle a parte – nessuno aveva messo sul piatto un progetto sensato per realizzare il Salone Unico.

«Ce l’abbiamo messa veramente tutta per trovare un accordo in linea con quanto ci aveva chiesto il Ministro. Non ci siamo riusciti e non per colpa nostra». È questo il primo commento di Federico Motta e Renata Gorgani. E un po’ fa sorridere: c’è qualcuno che ci crede? «Prendiamo atto della rottura del tavolo ma non siamo noi che abbiamo rotto, deve essere chiaro a tutti. Andiamo avanti da soli: presenteremo la nostra manifestazione, primo tassello del Progetto Promozione del Libro, il 5 ottobre a Milano.»

Che è un po’ come dire: alla fine si farà come volevamo noi, ma noi abbiamo finto di non volerlo, così ci facciamo una figura migliore… segue pubblicità del Salone del libro di Milano.

Perciò – come avevamo pronosticato – ognuno andrà per la sua strada. Chiamparino chiosa: «A questo punto ognuno per conto suo e vedremo nelle prossime ore se confermare le date di maggio o se fare qualche spostamento». E anche la prossima puntata di Libriful è assicurata!

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