Libriful: il Salone del libro di Torino si attiva (ed è il caos)

Libriful: il Salone del libro di Torino si attiva (ed è il caos)

Mentre i lettori e gli addetti ai lavori si domandano cosa diavolo stia succedendo Franceschini si perplime, Motta si indispone, Bray dice sì (ma non è ancora Presidente anche se ha già ingarbugliato tutto).

«Perché la manifestazione milanese dedicata al libro dovrebbe essere, secondo il Ministro Franceschini, “un evento di natura prettamente commerciale”?». È questa la domanda del presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE) Federico Motta.

«L’invito al Ministro Franceschini lo facciamo oggi pubblicamente, visto che l’invito formale lo abbiamo già spedito» continua Motta. «Lo aspettiamo non solo per l’inaugurazione del 19 aprile ma già per la presentazione del 5 ottobre a Milano. Avrà così modo di partecipare da protagonista alla presentazione per sincerarsi del fatto che “la manifestazione milanese dedicata al libro” è un vero evento di promozione del libro e della lettura. E che la visione culturale va ben oltre qualunque altra iniziativa realizzata nel nostro Paese.»

Niente, signori e signore, adesso i big (bug) dell’editoria e della cultura si parlano per comunicati stampa. Quindi, se potete, venite il 5 ottobre a Milano per sentire quali sono le proposte di un team con una visione culturale ben oltre, io ci sarò e staremo a vedere se oltre ai “ciaone” e le frecciatine, saltano fuori delle idee.

Sappiate invece che oggi, a Bologna l’Aie incontra i piccoli editori per tentare di ricucire lo strappo e discutere di quello che è accaduto in questi mesi e, speriamo, di fare chiarezza. Perché se i non addetti ai lavori non ci stanno capendo un tubo, posso garantirvi che pure tra gli addetti – editori in primis – c’è parecchia confusione. Cosa dobbiamo fare? Domande, rispondo io. Tante scomode domande all’Aie prima di tutto.

Si potrebbe anche intraprendere un piccolo viaggio nel tempo e ribadire che è da anni che Torino e Milano litigano per il Salone. In passato, però, a Torino c’erano editori forti e poteri forti (il nome Agnelli vi dice qualcosa?) e questo repentino cambio di idee dell’associazione di categoria degli editori e il conseguente desiderio di creare il salone milanese fa supporre che un certo peso ce l’abbia il gruppone Mondazzoli (con qualche altra zavorra di natura politica).

Complottismi a parte: nel frattempo il Salone del Libro che fa? Una riunione. È tempestato di riunioni il cammino della Fondazione per il Libro, signora mia, e di statuti da mettere a posto: lava lo statuto, stira lo statuto, stendi lo statuto… stavolta l’hanno approvato lo Statuto e si è sciolta anche la riserva di Massimo Bray che ha detto sì alla presidenza. Tutto semplice? No.

Il fatto è che Bray è presidente della Treccani. Per la precisione: Presidente, Amministratore Delegato e Direttore Editoriale dell’Istituto della Enciclopedia Italiana. E questo crea un conflitto di interessi. Per risolvere la questione farà il consulente (gratis) e lo farà finché con il nuovo statuto una serie di competenze (roba di soldi, ovvio) dal presidente passerà al segretario generale. Quindi Bray NON è ancora presidente.

Però anche da NON-Presidente sa bene cosa non vuole: finire sulla graticola da solo, per esempio. Pertanto ha un progetto bellicoso in mente che prevede, in pratica, di distribuire le responsabilità (leggi: rogne) all’infinito così che per noi sarà impossibile sapere di chi è la colpa, se andrà tutto male.

In pratica (respirate a fondo): prima c’era il Presidente della Fondazione e il direttore del Salone e ogni settore del Salone era gestito da un team che aveva un suo responsabile. Adesso il Presidente perde diverse funzioni gestionali e amministrative, si introduce la figura del Segretario Generale (è stato eletto Giuseppe Ferrari, vicedirettore generale del Comune) e ci si appoggia su di un direttore editoriale (chi? Boh anche se su “La Stampa” oggi parlano di Concita De Gregorio) che a sua volta coordinerà una serie di “caporedattori” (parola di Chiamparino).

Vale a dire – lo so, lo so che vi chiedo uno sforzo immane – responsabili culturali che dovranno amministrare ciascuno una area tematica del salone ma dovranno rendere conto anche ai Soci fondatori (ripassino: il ministero per i Beni culturali, il ministero per l’Istruzione, Intesa Sanpaolo, il Miur, il Mibact). A incassare i soldi della manifestazione? La Fondazione, mentre la gestione della manifestazione verrà affidata attraverso un bando (Eventualmente, la società che se ne occupava collabora con Milano adesso, se vi siete persi la puntata la trovate qui).

Siete vivi? Sappiate che gli Amici del Salone del Libro, cioè i circa ottanta editori che sono scesi in campo, promettono – parole di Marco Zapparoli di Marcos y Marcos – eventi prestigiosi e ospiti internazionali. Non dimentichiamoci, infatti, che da quest’anno grazie al nuovo Statuto compare anche il Comitato d’indirizzo, un organo consultivo costituito da 15 membri rappresentanti della filiera editoriale – editori, librai, bibliotecari… – nominati dai Soci e dal Cda.

C’era meno gente in campo durante la Seconda guerra mondiale.

Indiscrezioni sul prossimo Salone? A quanto si sa il Lingotto chiuderà alle 20 (mi pare giusto, l’unica cosa che ha funzionato molto bene l’anno scorso era il biglietto ridotto serale e gli eventi in questa fascia) e poi tutti in città nelle librerie, nelle biblioteche e pure nel grattacielo di Intesa Sanpaolo che si rende disponibile con i suoi 197 metri (è il Salone e le misure, si sa, contano) per ospitare gli eventi. Quali eventi? Staremo a vedere.

► Aggiornamento sulla riunione tra Aie e piccoli editori:
Oggi, durante l’assemblea tra Aie e piccoli editori questi ultimi hanno appreso che la Regione Piemonte ha deciso di ritirare il sostegno agli editori indipendenti piemontesi che parteciperanno collettivamente alla Fiera nazionale della piccola e media editoria Più libri più  liberi.

Antonio Monaco, presidente dei piccoli editori AIE, ha dichiarato: «Sono sorpreso come piccolo editore e come piemontese. Chiedo che almeno ci vengano spiegate le ragioni (…) Forse la Regione chiederà d’ora in avanti alle imprese editoriali piemontesi, come requisito per accedere alle agevolazioni e alle forme di sostegno previste dalle leggi regionali, di fare un atto aggiuntivo di sudditanza?» ha aggiunto Monaco. «È così che si intende esprimere considerazione professionale ai piccoli editori indipendenti del nostro territorio?»

Quindi, signori miei, anche Roma viene chiamata alle armi…

Articoli suggeriti

5 Comments

  • …Che diavolo significa che il Salone chiuderà alle 20? -_-

    • Significa – ma questa è una libera interpretazione e non ho (ancora) le prove – che hanno ottenuto uno sconto dal Lingotto lasciando libere quelle super sale che di solito vengono usate per concerti e altri eventi che piacciono tanto a tutti. Alle 20 tutti a casa o meglio, tutti in città…

  • Scusate, ma qui ci vanno una serie di precisazioni:

    1) Sono anni che gli espositori chiedono che il Salone chiuda prima. Il Salone del Gusto ha chiuso alle 19, per dire. Se andate a cercare nella rassegna stampa del Salone del libro trovate diverse dichiarazioni in proposito. E non è vero che è l’unica cosa che ha funzionato della scorsa edizione: banalmente perché NON HA funzionato. Dopo le 19 esattamente come gli anni precedenti al Salone non c’era più nessuno. Chiudere prima significa permettere agli editori e agli autori di poter spostare gli eventi altrove, dove c’è più gente, e di gestire le energie in maniera più sensata. Perché farsi 13/14 ore di fiera e poi essere freschi il giorno dopo vi assicuro che è dura.

    2) I contributi per andare a Roma noi non li abbiamo mai visti e non ne abbiamo mai saputo niente. Forse perché erano riservati solo ai Soci AIE? O li gestiva direttamente l’AIE? E vi meravigliate che la regione Piemonte li dirotti dopo che l’AIE si è comportata come si è comportata? Vi ricordo anche che Roma è organizzata dall’AIE (dove per altro gonfiano gli ingressi peggio che a Torino). Non vedo perché dopo l’atteggiamento dell’AIE nei confronti delle istituzioni piemontesi dovrebbero PURE dargli soldi per sostenere una loro manifestazione.
    Mi sembrerebbe abbastanza ridicolo.
    Purtroppo L’AIE è stata abbastanza furba da richiederci PRIMA l’iscrizione a PLPL e POI tirare fuori sta grande idea della fiera di Milano dal cappello. Se no col cavolo che andavamo quest’anno. Poco male, faremo a meno l’anno prossimo.

    3) L’AIE ha reso chiaro che NON vuole le istituzioni di mezzo, al di là dei comunicati stampa. A Milano no e a Roma sì?

    Il problema è che se vuoi fare il bulletto poi non ti puoi lamentare se gli altri non vogliono collaborare con te. Così come non possono lamentarsi del fatto che case editrici come Sellerio siano schierate per Torino dopo che si sono sentite dire che non contano niente perché rappresentano l’1% del mercato (dalle stesse persone che ora però vogliono soldi per gli stand).

    Poi boh mi sembra che si sia parlato ancora poco di contenuti. E a me interessano quelli. Come, penso, ai lettori.

    A presto 🙂

  • Carlotta, scusa, io parlavo di vendita di biglietti per gli eventi (concerti e altro). Il biglietto a 5 euro ha avuto un gran successo (Questo stando ai dati ufficiali, sempre che siano veri) proprio perché il pubblico entrava al Salone per goderseli (non parlo di acquisto libri). Poi che gli editori abbiano e avessero problemi anche in quella fascia non lo escludo, però parlavo di altro. Parlavo di un salone che fattura in una data fascia oraria.
    Nulla vieta agli editori di essere altrove se, come dici, nessuno compra in quella fascia (che poi è ovvio: gli eventi li fanno accanto alla zona ibf che è altro dai padiglioni).

    Io non mi meraviglio di nulla. Cerco di mettere le cose in fila. E al momento Aie fa ciò che vuole, Torino fa protezionismo e chi ci smena sono gli editori che devono scegliere da che parte stare (e nel mentre come sopravvivere).

    In quanto ai dati truccati: i saloni e le fiere truccano ma anche sentire gli editori che dicono “ho venduto un casino” al microfono e a quelli che raccolgono i dati non aiuta.

    Aie è una associazione di categoria che non ha al suo interno la categoria (senza contare librai, bibliotecari e stampatori). Se vi pare normale…

    Il dramma è che Aie assomiglia un sacco al Cepell. E non so se sai cosa penso del Cepell…

    😉

    A presto!

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *