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Spammare o non spammare questo è il problema per chi subisce
Per chi scrive

Spammare o non spammare? Questo è il problema (per chi subisce)

Spammare è il contrario di promuovere la propria opera, contattare i blogger e i giornalisti, farsi pubblicità sui social, raccontare che cosa si è scritto!

Stalking. Persecuzione. Sfinimento. Questa è la tripletta di parole che un autore rischia di evocare promuovendo il proprio libro, trasformando una proposta di recensione – e una richiesta di attenzione – in un incubo.

A lezione di spam libresco: spammare è un’arte

Primo esempio. Se mando una mail a un giornalista/blogger proponendogli il mio saggio, se questo mi risponde e ringrazia ma non chiede altro né parla del libro in questione, secondo voi, è utile mandargli la medesima mail 999 volte? E fare lo stesso su TUTTI i social? Magari il destinatario non è interessato al testo, magari non sa come parlarne, magari lo ha trovato orribile ma ha il pudore di non spiattellarvelo in faccia.

Questo è spammare, signori. Un conto è se qualcuno vi chiede espressamente in lettura il testo e poi sparisce nelle nebbie. Se era interessato e poi ha cambiato idea, una spiegazione è il minimo sindacale. Ma se non era interessato, non potete pretendere che vi dica il perché: un giudizio critico presuppone una lettura attenta. Il risultato che otterrete? Il nulla o una (inutile) spiegazione evasiva.

Secondo esempio. Ricevi una mail di un lettore che ti consiglia un testo. Poi, che caso, ne ricevi pure una seconda. E una terza… e tutte dallo stesso indirizzo ip! Le coincidenze a volte sono incredibili, non credete!? Insomma, far passare il giornalista/blogger per cretino non aiuta a farvi ascoltare o leggere.

Questo è spammare, signori miei, e nel contempo, è pure fare una figura da tordi. Che è un po’ il biathlon delle cose da non fare.

Un conto è fornire contenuti all’interlocutore altro è spammare

BookBlister riceve moltissime mail che segnalano nuove uscite. Ed è davvero utile visto che vengono pubblicati migliaia di titoli ogni anno, per l’esattezza 62.250 libri in formato cartaceo e 56.727 titoli in quello digitale, solo nel 2015 (dati Aie). Perdere qualche uscita è fisiologico e le segnalazioni mi aiutano a non fare troppi errori di distrazione.

Però, se non volete finire cestinati o che la vostra mail venga bloccata senza pietà, per prima cosa non spacciatevi per lettori entusiasti del vostro libro, non mandate una presentazione di 15 cartelle contenente la vostra biografia e tutta la lista dei premi che avete vinto a partire dalla prima elementare. Non strafate!

Partendo dai fondamentali, sono necessari: il vostro nome, il titolo del vostro libro, editore e anno di pubblicazione. Una bella cover. Non mandate il file del testo, lo farete solo se vi verrà richiesto. Scrivete una presentazione (immaginate una quarta di copertina) che non contenga aggettivi. Non scherzo. Memorabile, imperdibile e simili non convincono nessuno a leggervi. Neppure le frasi fatte di settore: libro imperdibile, personaggi tondi, testo necessario… ho già l’orticaria.

Immaginate di raccontare la storia a un amico. E fate in modo che al vostro amico sorga spontanea sulle labbra la domanda: “E poi cosa succede?”. Per fare questo dovete conoscere il vostro amico, ovvio. Quindi non mandate mail clone a tutti perché non servono. Se volete fare il vostro ufficio stampa, siate esigenti e pretendete il meglio: prevedete quindi una comunicazione ad personam.

Amico io ti conosco! Questo dirà la vostra mail. E qui avrete già ottenuto un pizzico di attenzione dal vostro interlocutore. Alt! Ciò non vuol dire che dovrete fare i complimenti al giornalista/blogger. Le mail che iniziano con i salamelecchi di solito contengono richieste di soldi e di recensioni. Brutta accoppiata, garantito.

Per dare una occasione alla vostra storia, fate parlare (poco) lei. E affrontate ogni invio in cui proponete il testo come la vostra prima ultima volta. Una mail è poco? Due è troppo!

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