Qualsiasi sia il tuo settore – libri o no, poco importa – sappi che quando offri un servizio e dai un prezzo al tuo lavoro “fai” il mercato. Lo migliori o lo svilisci al punto da renderlo disumano.
Ogni volta che leggo di gente come te che offre i propri servizi gratis, penso:
- Non crederai mica che i clienti, colti da una botta di generosità intensa, decidano un giorno di pagarti?
- Quanto tempo hai da buttare, se non ti fai pagare?
- Se costa zero, quanto vale il tuo lavoro?
Masochista? Compulsivo del fallimento? Libero professionisti della disfatta? Comunque sia, tu, idolo del “non costa nulla” sei convinto che con lo specchietto per le allodole della gratuità i clienti abboccheranno e poi pioveranno euro. Sì, infatti i clienti abboccano. Si godono il servizio, gratis, spesso si lamentano – perché anche quello è gratis – e poi spariscono.
Non è che abboccano, si pappano l’esca e via. A conti fatti l’amo in bocca ce l’hai tu.
E poi, magari, dici pure che i clienti sono degli sfruttatori. Cioè la colpa è tua che non ti fai pagare o di chi non ti paga? A naso direi che la gente è più brava a farsi lo sconto che lo scontrino ma forse hai ragione tu eh… Il problema è che se vuoi essere preso sul serio, devi fare sul serio. E se ti comporti come un volantino – anche quelli li danno gratis e finiscono, gratis, nel cestino – il risultato è sempre lo stesso: zero.
Facciamo un gioco? Nelle prossime ventiquattrore immagina di sopravvivere nel mondo “pagando” con i tuoi servizi. Esempio: quanti libri devi leggere/correggere/editare per comprare da mangiare oggi? Quante bozze per quel paio di scarpe? Quante per la bolletta della luce? Il macellaio può variare con cotolette, costine, etti di prosciutto venduti, l’imbianchino con le pareti pittate e così via. Fai così per un giorno e la parola “gratis” scompare dal tuo vocabolario. Garantito.
Io non lo so che genitori hai ma se non ti fai mai pagare, o sono ricchi o sono disperati ché gli costi quanto Paris Hilton in vena di shopping.
Il dramma vero, però, è che quando prendi coraggio e chiedi soldi fai dei prezzi così imbarazzanti che il Black Friday impallidisce. Leggo in rete di editing a 70 euro, roba che un professionista serio non accetterebbe manco se l’autore avesse scritto il testo per un bacio Perugina.
Perché per lavorare degnamente ci vogliono mesi di discussioni, telefonate, mail, incontri e tappeti di bozze crivellate di correzioni. Mesi diviso 70 euro fa un risultato solo: troppo poco.
E sei in buona compagnia. Basta una ricerca su Google ed eccolo l’esercito di benefattori. Redattori, correttori bozze, editor… ma se chiediamo agli amici traduttori di valorosi ne scoviamo altrettanti. Perché lo so, tu che traduci a 4 euro a cartella ti senti una specie di martire. Ma ci tocca contraddirti: tu sei l’aguzzino e il sadico, il martire è il tuo lavoro. E martiri lo sono quelli che hanno la disgrazia di fare il tuo stesso mestiere. Perché la tua “generosità” è come il petrolio nel mare. Ammazza tutto quello che tocca.
La tua opera sociale consiste nel diseducare il pubblico: non paga, dimentica il valore di un servizio, misconosce la fatica che ci sta dietro. Si tratta insomma di un diabolico piano per distruggere il mercato che vorresti ti mantenesse un giorno.
In effetti, diciamolo, sei un genio del male. Il tuo però. È un po’ come dichiarare: voglio fare il dottore in questo ospedale. E poi premere il bottone per farlo saltare per aria.
Sei alle prime armi? Ovvio, non puoi farti pagare come uno che ha una esperienza trentennale ma puoi colmare questa lacuna con una attenzione maniacale e un bello sconto del 10 per cento. Insomma lavorerai il triplo e chiederai un po’ di meno ma i clienti verranno da te, e soprattutto torneranno, se risolverai i loro guai, non perché chiedi due copechi come compenso.
Adesso tieniti forte, forse ti sembrerà fin troppo facile ma la grande rivelazione è che prima comincerai a chiedere soldi, prima inizierai a guadagnarne. Occhei, chiudi la bocca che entrano le mosche.
Perciò questo Natale fatti un regalo: un futuro. Perché concorrenza significa offrire servizi migliori e non giocare a scavarsi la fossa più profonda. Perciò seppellisci la pala e comincia a dare a tutti del filo da torcere a suon di idee, affidabilità, prontezza. Scommettiamo che il prossimo 25 dicembre festeggerai meglio pure tu?
P.S. Mentre rivedi le tue tariffe prova a leggere Design Your Life: How to Build a Well-Lived, Joyful life di Bill Burnett e Dave Evans edito da Knof. Secondo me ti piacerà!
6 comments
Quant’è vero ciò che hai scritto e quanta tristezza induce pur non avendolo tu voluto… Il guaio è che per ogni testa che il tuo impeccabile ragionamento riesce a riconvertire alla adamantina logica del “fai qualcosa e fattela pagare”, ci sarà sempre qualcun altro che si venderà a zero costringendo altri a fare o a continuare a fare la medesima cosa. Bisognerebbe avere il coraggio di ammettere che laddove il consorzio degli umani non riesce ad autoregolarsi in termini di equità e giustizia, è proprio lì che la lunga mano del dovere e della legge debba intervenire. Ergo vietando il lavoro volontario non retribuito, ergo multando (almeno) chi non paga chi lavora, ergo stabilendo un principio scemo scemo e cioè che a un’ora di lavoro NON PUO’ corrispondere meno d’una tale cifra guadagnata in euro, dollari o pizze di fango fate voi… Scemo scemo il concetto ma chissà perché (?!) così tanto inviso (#ecchisenefotte) a chi continua a intortarci il cervello con libertàdimercato, libertàdiimpresa, liberalismo, libertarismo ecc. e che se non fossero già ridicoli di loro (se penso a come li ha magistralmente ridicolizzati un Gaber) bisognerebbe inventarseli per farsi due risate a parziale risarcimento dei disastri prodotti dalla loro pseudo-salvifica ideologia mercatista. Mi rendo conto del corto circuito circolare e paradossale prodotto dal mio ragionamento, ma a me-mi piace così. Amen… 😀
Lo so, è un post apparentemente poco natalizio… ma in realtà parla di regali e desideri. Quindi è natalizio!
L’idea è che se uno è bravo e ti fa concorrenza, ti tocca essere più bravo. E il mercato migliora.
Quando sento o leggo: lavora gratis, fottitene delle critiche, quelli che si lamenteranno lo faranno perché perderanno i clienti, rido.
In realtà io mi lamento perché se uno si fa pagare nulla o quasi, a me tocca sprecare più tempo per chiarire i fondamentali del mio lavoro e non a fare il mio lavoro.
I clienti li perdi? Sì se trovano qualcuno che è più bravo di te. E questa è la sana concorrenza. Non se qualcuno costa poco. Nel secondo caso infatti se ne vanno ma poi tornano, incazzati, perché hanno perso tempo.
E buon Natale!
😉
E buon Natale a te e a tutti gli “ascoltatori”, ovviamente! 😀
Panettone is on the table 😉
La domanda che l’utente si fa è: perché pagare se posso avere lo stesso prodotto/servizio gratis?
Purtroppo però a differenza di un capo d’abbigliamento che in linea di massima vedi com’è e dall’etichette puoi anche immaginare quanto ti durerà, per un servizio o un libro le cose vanno diversamente.
Il servizio ti rendi conto solo alla fine se sarà stato buono oppure no, e pure il libro ti tocca leggerlo per giudicarne la qualità.
Se dici “il giorno in cui il mio libro era gratis ha venduto tot.” No, non è così, il giorno in cui era gratis ho regalato tot. Cambia tutto.
Il prezzo stracciato va bene un giorno, a ciò che è a zero euro mi approccio in maniera diversa, col classico “tanto è gratis”, magari schifo non farà, non ci perdo nulla, ecc. in realtà ci perdiamo tutti comunque, se scarico un libro gratis perdo tempo a leggere una castroneria ad esempio, e il mercato per primo ne soffrirà.
Mi viene in mente la promotrice al supermercato che offre un caffè sperando che la gente compri poi il pacchetto, di solito c’è la fila, io non lo prendo mai, perché mediamente faccio la spesa non in orario da caffè per cui proprio non mi va. Quelle persone se il caffè costasse 50 cent quindi avesse lo sconto del 50% non lo prenderebbero. Quante compreranno il pacchetto? Non so, credo pochine.
E’ un gioco al ribasso che sta già dando i suoi frutti e non sono buoni.
Vendere tanto un libro gratis è meraviglioso. Più che altro denota un certo spirito imprenditoriale… ovvio che faccia piacere essere letti. Ma essere scaricati perché non costi, non significa essere letti.
Comunque.
Testare un prodotto può avere un senso. Ma si deve trattare di un assaggio. Non della porzione completa! E a costo di essere noiosa: tutti noi vorremmo non spendere. Ma quando ci accorgiamo che un prodotto è di qualità, un servizio è di qualità è quello che valutiamo.
E io sono la prima ad aver commesso questo errore. Ho aperto un blog e ci sono voluti cinque anni per chiedere a un professionista di aiutarmi. Ma non c’è paragone. Cretina io ad aver aspettato così tanto tempo…
Però un conto è giocare a fare i tuttologi e prendere le musate, altro è pensare di essere più furbi degli altri e di poter pagare 1 qualcosa che costa dieci.
I frutti, come dici tu, non sono buoni.
Buono però spero sia il tuo Natale!
Bacio, grande.
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