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Anteprima The Founder: è possibile costruire un impero su un hamburger?

Un libro e un film ci raccontano l’incredibile storia di Ray Kroc, l’uomo che ha intuito quale fortuna si sarebbe potuta realizzare vendendo hamburger e patatine fritte alle famiglie americane.

“Tre cose sapeva fare dannatamente bene Ray Kroc: vendere hamburger, fare soldi e raccontare storie.” Se ignorate chi sia Ray Kroc, posso innanzitutto dirvi che di per certo, almeno una volta nella vostra vita, avete mangiato in un suo ristorante.

Parecchie cose sul suo conto potete scoprirle leggendo Grinding It Out tradotto e pubblicato da Newton Compton, e da domani in libreria, con il titolo La vera storia del genio che ha fondato McDonald’s, cioè la biografia dell’inventore della più grande catena di fast food nel mondo realizzata insieme con lo scrittore Robert Anderson.

McDonald’s è arrivato dovunque: Russia, Cina, Vietnam… persino a Cuba e in Iraq (i ristoranti si trovano all’interno delle basi militari statunitensi) tanto che, nel 1986, l’Economist ha ideato “l’indice Big Mac” per comparare l’economia dei diversi Paesi a partire dal costo del panino più famoso della catena.

Come si arriva a costruire un colosso del genere? Perseveranza. «Non si può non ammirare un uomo che all’età di 52 anni aveva ancora la forza, la resistenza e la fiducia per creare un impero» ha dichiarato Don Handfield il produttore di The Founder, da domani in sala, diretto da John Lee Hancock e interpretato da Michael Keaton e da Laura Dern nei panni di Ethel, la prima moglie di Kroc.

È il 1954, Ray Kroc ha 52 anni e lavora come commesso viaggiatore per una azienda il cui prodotto di punta è un milk-shake. Peccato che a nessuno interessi questo aggeggio e che l’impresa di fare qualche soldo sembri impossibile. Finché un giorno Kroc scopre che un ristorante di San Bernardino, in California, ha ordinato ben sei dei suoi frullatori. Incuriosito, decide di andare a vedere.

Scopre così il chiosco di Dick e Mac McDonald, due fratelli che si sono inventati una specie di catena di montaggio della ristorazione: lo Speedee System. Il che vuol dire ordinare hamburger e patatine ed essere servito in 30 secondi. Netti. Una velocità che si sposa alla qualità del prodotto e alle perfette tecniche di cottura.

E non sono dettagli, perché all’epoca i drive-in erano tutto tranne che fast: cameriere traballanti sui pattini, comande che si perdevano… mangiare era una impresa che richiedeva perlomeno mezz’ora e il cibo era spesso freddo e scadente.

Ed eccola l’idea di Ray: replicare il meccanismo perfetto del chioso di San Bernardino e rivolgersi alle famiglie. Creare un franchising, costruire ristoranti tutti uguali, cioè riconoscibili con quei due archi d’oro che sono nel tempo diventati un simbolo iconico, e farlo usando qualcosa che davvero avrebbe fatto la differenza: il nome McDonald’s. Eh sì, le parole sono importanti soprattutto se suonano bene!

Il film è didascalico ma la storia – il titolo è ironico, perché Kroc non è il fondatore di McDonald’s! – è davvero eccezionale. Keaton è perfetto nel ruolo di quest’uomo geniale ed egocentrico, una persona complicata, contraddittoria. Un simbolo del sogno americano e del successo macchie e storture comprese.

Perché Kroc è un vincente ma è pure uno squalo pronto a tutto: «Se vedo il mio avversario affogare, gli verso un bicchiere di acqua in bocca». E voi – e qui sta la bravura dello sceneggiatore Robert Siegel – starete dalla sua parte.

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2 comments

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Barbara 24/01/2017 at 11:31

Come i film (e biografie) su Steve Jobs – Apple e Mark Zuckerberg – Facebook, temo che la storia ci insegni che per creare questo tipo di imperi…occorra proprio essere degli squali. :/

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Chiara Beretta Mazzotta 27/01/2017 at 22:51

Eh sì. O meglio. Ossessionati. Se sei ossessionato non provi grande empatia. Perché sei ossessionato.

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