Di autori, libri e conflitti d’interesse

Di autori, libri e conflitti d’interesse

Ci si lamenta degli scambismi editoriali, cioè favori e markette che si traducono in recensioni e spazio per libri che non li meriterebbero. E la cosa riguarda tutti. 

Il giovedì è tempo di decisioni libresche. Arrivata a questo punto della settimana, devo avere le idee chiare circa i libri di cui parlerò su radio 105.

Questo sabato avrei potuto proporvi la seguente tripletta. Voltapagina: L’uomo di casa di Romano De Marco (Piemme). Libro da Gustare: Le coccinelle non hanno paura di Stefano Corbetta (Morellini). Bellissimi: Il confine di Giulia di Giuliano Gallini (Nutrimenti).

A parte essere tre ottimi libri, hanno qualcosa d’altro in comune: sono tutti scritti da autori legati a Punto&Zeta. La mia (e di Pepa Cerutti) agenzia editoriale. Perché far la giornalista/blogger e scrivere di libri è solo una parte del mio lavoro: sono una editor e insieme con l’agenzia Loredana Rotundo aiuto gli autori a “trovare casa”.

Qui finiscono i fatti miei e inizia una questione che riguarda tutti i lettori. Domanda: la segnalo una storia che per me vale, con il rischio che sembri una marketta oppure evito, non facendo un buon servizio ai lettori?

Ed è una domanda che riguarda tutti gli autori/giornalisti che oltre a scrivere i propri libri recensiscono quelli dei colleghi, di chi scrive di libri e cura quelli di altri scrittori – editor, uffici stampa, traduttori – e di chiunque si trovi a ricoprire due ruoli che risultano in palese conflitto.

E poi, anche con le migliori intenzioni: è davvero possibile essere obiettivi e giusti?

Perché se scrivo potrei recensirti perché tu farai altrettanto con il mio libro. Perché se edito e parlo di te, tu (forse) farai lo stesso con i miei autori… e così via. Il problema del conflitto di interessi è che per colpa di questi “interessi altri” talvolta il povero lettore si trova per le mani recensioni-spam e cialtronate varie.

Alcuni scrittori risolvono recensendo solo gli autori stranieri. Così segano sul nascere la questua e la pletora di suppliche e non rimangono incastrati nel diabolico meccanismo dello scambio favori. Anche se a ben guardare c’è la questione scuderia: se parlo degli autori della mia casa editrice. Se non parlo degli autori della mia ex casa editrice (che essendo ex…). Se non parlo degli autori della casa editrice “avversaria”.

Senza contare che, se come giornalista ho uno spazio in una vetrina importante – quotidiani, giornali, tv, radio – per colpa di un mio problema, cioè del mio conflitto di interessi, devo escludere a priori dei nomi che si meriterebbero invece attenzione.

Insomma la questione così si risolve solo in parte ma, perlomeno, ci si pone il problema e si tenta di darsi una regola.

Dichiarare il conflitto di interessi è doveroso. Perché anche se nell’ambiente pure i muri conoscono le relazioni sottili (e non) che legano diversi professionisti, il lettore è quasi sempre all’oscuro di tutto. E magari si fida. E compra il libro. E quando lo legge e, disgustato, si trova a scagliarlo fuori dalla finestra può pensare che l’editoria sia questo: una fregatura rilegata e spesso pure costosa.

Fare finta che il conflitto non sussista è invece insultante per il pubblico, cioè voi. E capita di continuo.

Per questo motivo, se mi capiterà di parlare qui su BookBlister o in radio di un autore di Punto&Zeta, sarete i primi a saperlo. Assumersi le proprie responsabilità è sempre una buona soluzione.

E voi che ne pensate?

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9 Comments

  • Penso che se un autore “trova casa” attraverso la vostra agenzia ha già superato una prova importante: il vostro giudizio.
    Procedi suggerendo (e dichiarando lo schieramento se vuoi) le storie che ritieni più valide e interessanti.
    Chi ascolta e legge capisce.
    (quasi sempre 🙂 )

    • Il punto della faccenda: fare attenzione è un lavoro che compete tutti. Me per prima. E in un settore in cui sono tutti giornalisti/scrittori/editor/librai è un problema di un certo peso.
      Diciamo che qui sul blog parlo di molto altro e il panegirico del mio autore… mah, non fa per me. Mi interessa di più che si racconti lui a voi. Come ha esordito. Cosa non ha funzionato. Se uno è bravo, si vede, bastano due righe per considerarlo autorevole.
      Per la radio è una faccenda diversa. E mi pongo il problema. Me lo pongo non a caccia di assoluzioni ma perché l’idea di togliere spazio a chi se lo merita mi secca di più delle mie ansie di “inattaccabilità”. Se ci metti la faccia, devi sapere che i contenuti hanno valore. Ma fingere che il problema non ci sia… no, è una balla.

      • Vediamo se mi consideri autorevole se ti dico, con un paio di righe, che Freud c’entra sempre e la circolarità del tuo senso di colpa matricida delle sane pulsioni dell’Es, fa il paio con il suo specchio, col criceto che, liberatosi, gridi “vaffanculo” al mondo.
        Ora non ti dico di scegliere necessariamente l’opzione del virgolettato 😀 , anche perché non credo sia l’unico modo per silenziare il brusio dell’anima: la TUA agenzia sceglie e lavora con autori che TU reputi mediocri? No, immagino. E allora perché dovresti negar loro una segnalazione in un programma TUO in cui promuovi coloro che TU reputi in gamba? Che te lo dico a fare… e che freudiamo a fare? 😀

  • Continua così. La trasparenza paga così come paga la denuncia, onesta e mai isterica, degli intrecci che portano a reciproche e interessate carezze.
    Poi, credo che l’editoria italiana, in quanto appunto italiana, soffra anch’essa delle caratteristiche antropologiche dei compaesani, ben rappresentate dalla morbosità dei rapporti, dalla perversa pratica dello scambio, e dagi intrecci familistici che, anche in campo economico, premiano l’affiliazione e meno il merito. Ora non è tutto e sempre così; diciamo che è frequentissimo, e ogni tanto c’entra pure l’amicizia vera che, un po’ come l’amore, acceca e rende più mellflui i giudizi sull’opera del sodale. 😉 😀

    • Trasparente e rompiballe. Ma, soprattutto, anche curiosa di sapere il vostro, il tuo, parere. Per dire: io non faccio pubblicità a editori che so essere pessimi pagatori (truffatori?) ma sono capitati ottimi autori e ottime storie pubblicati con pessimi editori. E io non ne ho parlato. Alle volte un autore finge di non vedere altre, semplicemente, non sa perché viene da un altro settore. E in quel caso, non solo la fregatura dell’editore pure la sottoscritta a fargli la paternale…
      😉

  • Il conflitto d’interessi nell’editoria ha molte facce.
    Curatori che sono anche autori che in qualche modo prendono il sopravvento in un lavoro collettivo, editor che sono anche autori e stravolgono i testi così diventano un po’ loro, e via di sto passo.
    Nel tuo specifico caso potresti creare un simbolino da piazzare accanto al libro in modo che si sappia che è passato da Punto & Zeta. Tu lo dichiari e poi i lettori decidano come prendere la cosa. La tua etica, l’hai dimostrato tante volte, non si discute, ma se temi che qualcuno punti il dito, allora niente, non proporre i libri dell’agenzia per i libri a colacione e amen, probabilmente i lettori/ascoltatori saranno privati di buone storie.

    • Non è tanto “temere qualcuno che punta il dito” è temere di perdere il punto. Ogni ruolo ha obiettivi diversi. Se mischi i ruoli che ne è degli obiettivi? Credo che la soluzione più seria sia separare le questioni. Lo penso da tempo. Ma una serie di coincidenze ha reso pressante la questione. Grazie, come sempre, per avermi detto la tua.
      😉

  • Da quant’è che va avanti Libri a Colacione? (che io arrivo sempre tardi) E solo ora ti poni questo dubbio? Significa che fino ad ora hai recensito/consigliato libri di altre agenzie. O ti sei limitata (e hai fatto male, magari è un danno per i lettori) oppure non ce n’era mai stata occasione, non c’era un libro dell’agenzia che meritasse in quel momento la segnalazione rispetto ai tanti altri in circolazione. Perciò: fai bene a segnalare questo pseudo-conflitto, ma che lo storico delle precedenti puntate già attesta la mancanza del conflitto stesso.
    Per come la vedo io, almeno.

    • Eh, ormai sono cinque anni credo. Spero non di più… significherebbe che non solo perdo colpi ma pure memoria.
      Non è che non mi sono mai posta il problema, ho sempre pensato che mettendoci la faccia, consigliando libri da lettrice a lettrice, fosse logico scegliere dei libri buoni. Se sono di autori che conosco, devono forse esserlo pure di più!
      Ma mi sono accorta di non averne mai parlato. E il silenzio è l’arma dei furbetti. Quindi ho subito rimediato. Per un motivo molto banale: la vostra opinione. Se c’è una cosa che ho imparato è che spesso dai per scontate infinite cose. In rete basta domandare per trovare delle risposte.
      😉

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