Un serioso saggio sul buon uso della lingua? Un’invettiva contro l’inglese? Nulla di tutto questo. Semmai la storia, puntuale, di come l’italiano – e gli italiani – abbiano accolto con sempre maggiore scioltezza lemmi dalla lingua inglese. Il guaio? Quando una parola entra nell’uso comune, spesso qualcos’altro viene dimenticato. Ed ecco che i corrispettivi italiani delle parole inglesi che accogliamo nel nostro vocabolario, vengono messi in un cantuccio fino a essere del tutto sfrattati. Il risultato? È l’itanglese.
Leggendo questo saggio scoprirete come sono andate – linguisticamente – le cose negli ultimi trent’anni. E non solo in Italia ma anche all’estero. Perché negli altri Paesi non sono sempre di manica larga come da noi e spesso l’opposizione alla lingua conquistatrice – pensiamo all’ordinateur francese che chiude la porta al computer – è notevole.
Il rischio è questo: se le parole nuove necessarie per descrivere tutto ciò che è nuovo sono importate solo dall’inglese, potremmo presto perdere la capacità di esprimerle nella nostra lingua. E allora sì che relegheremmo l’italiano al lessico dell’antico, e lo faremmo morire. L’epoca delle grandi invenzioni, tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento, ci ha portato la lampadina, il telegrafo e la televisione, non la lamp, il telegraph e la television.
C’è poco da ridere. Perché in Italia negli ultimi anni quasi tutti i neologismi sono inglesi. È come se avessimo smesso di prendere in considerazione le alternative, quando arriva un neologismo. Pensiamo per esempio al mouse così chiamato per la sua forma e il suo colore – grigio con una lunga coda, il filo – che diventa souris in Francia, ratón in spagnolo e maus in tedesco, mentre in italiano nessuno ha mai pensato di chiamarlo “topo”.
“Quel ramo del lago di Como sud coast oriented, tra due catene non-stop di monti tutte curvy, a seconda dell’up-down di quelli, divien quasi a un tratto small-size e a prender un look da fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera overside; e il ponte, che ivi linka le due rive, par che renda ancor più friendly all’occhio questo effetto double face, e segni lo stop del lago e il restart dell’Adda, fino al remake del lago dove le rive, sempre più extralarge, lascian lo spread dell’acqua rallentarsi in un relax di nuovi golfi curvy.”
Sì, sono i “Promessi sposi” in versione itanglese! Se non vogliamo finire così, ragioniamoci su, anzi, leggiamoci su. Perché potremmo trovarci a recensire un libro così: “Ecco un libro cool che andrebbe letto as soon as possible (o peggio, asap!). Perché think different è sempre un must”.