Giulia ha 37 anni ed è ansiosa. Non per i suoi 37 anni ma perché per tutti e 37 non ha mai smesso di sentirsi insicura, di dubitare delle proprie scelte e di sentirsi in torto, su tutto.
È così anche adesso che palpita a ogni trillo dello smartphone in attesa di un messaggio di Carlo, il suo amante. Sì, perché Giulia è sposata con Mattia che in tre parole è: “Solitario, scontroso e asociale”. Perciò che non abbiano più nulla da dirsi non è strano, semmai è strano che avessero qualcosa di cui parlare prima…
A farglielo notare e a farla riflettere è sempre Irene la sua amica razionale, regolarmente fidanzata da dieci anni, con una vita stabile e un discreto disinteresse per i social e le chat.
Vive nel tuo telefono, Giulia, nel tuo computer. Hai un amante… ma solo per iscritto. Chilometri di messaggi e nessun contatto, magari ci scrivono pure un libro su di te.
Giulia si interroga sul perché gli altri sembrino riuscire ad accontentarsi, a godersi la routine, l’intimità, le premure di chi ti conosce e ama, magari senza bruciare di passione però c’è e ti resta accanto. Perché lei no? Perché lei lascia Perugia e il marito e appena può incontra il suo amante, un giornalista milanese, a Roma.
Ma che cosa accadrebbe se questa donna afflitta dalla sindrome del “non sono abbastanza”, incastrata in una conversazione amorosa e costantemente dipendete dal livello del Wi-Fi dovesse affrontare la catastrofe del secolo: internet saltata e smartphone inutilizzabili?
Accadrebbe quello che succederebbe a noi: saremmo tutti costretti a fermarci e a pensare sulla nostra vita. E tutto il resto.
Vi arrabbierete parecchio con questa immatura protagonista e penerete pure per quel povero cristo del marito, ma la storia di Giulia sarà preziosa per fare un poderoso esame di coscienza sulla vostra vita. Sul ruolo di quell’aggeggio infernale che è il telefono, sul vuoto che lascerebbe. Sul vuoto che cela ma c’è e con cui sarebbe opportuno fare i conti.