UMANI IBRIDI
di Harry Parker, traduzione di Martina Testa, Edizioni Sur, 233 pagine, anche in ebook
“Essere un amputato nel ventunesimo secolo non fa di me un’eccezione: tutti noi siamo ibridi. E tutti noi subiamo delle perdite. Per alcuni è la perdita della giovinezza; per altri sarà qualcosa di più profondo. Le possibilità di rimediare a quella perdita – di fondere uomo e macchina – sono più vaste che mai. Le protesi d’anca e di ginocchio prolungano la mobilità del nostro corpo, i cateteri e i dispositivi di drenaggio aumentano le aspettative di vita, le retine artificiali e gli impianti cocleari correggono il malfunzionamento dei sensi. E man mano che migliora la tecnologia, aumenta anche la possibilità di utilizzare, nel corso della nostra vita, una protesi, un ausilio un dispositivo impiantabile o indossabile.”
Harry Parker ha messo il piede su di uno IED (improvised explosive device) un ordigno esplosivo improvvisato. La sua fortuna? È stata quella di trovarsi in Afghanistan, non nel centro di Londra, perché quel fazzoletto di deserto durante una guerra del ventunesimo secolo era il posto migliore per subire lesioni di quel tipo: a pochi chilometri infatti c’era il Camp Bastion, il miglior centro di traumatologia al mondo.
Dopo è stato necessario fare i conti con molti cambiamenti ma, soprattutto, scoprire che la medicina e la tecnologia possono ripararti. Dotandoti per esempio di protesi che ti permettono di alzarti da letto, camminare, fare le scale, prendere i mezzi e pure i tuoi figli in spalla persino di fare sport, nonostante tu sia un “doppio” cioè tu abbia subito una doppia amputazione.
Harry Parker si considera un umano ibrido. Non è perfetta come definizione ma di certo la trova più adatta di disabile o di cyborg. È attuale e porta con sé il concetto di umano. L’ibrido a cui pensa è una fusione, una confluenza di cose: il trapianto del cuore di maiale nell’uomo, la robotica e l’intelligenza artificiale, l’ingegneria genetica e i nuovi tipi di interfaccia.
Per questo motivo vuole far conoscere meglio un aspetto ignorato della disabilità che mette al centro il rapporto, e il confine, tra uomo e macchina. Il suo obiettivo è indagare cosa significa diventare dipendenti dalla tecnologica medica. E soprattutto come la sostituzione e il potenziamento di parti del corpo possono cambiare una persona.
E così ti porta a spasso tra musei e laboratori di nanotecnologia, ma persino negli studi dei performer artist, alla scoperta del primo polmone di acciaio di Philip Drinker, delle protesi realizzate nel 1500, dell’osteointegrazione, svelandoti dove si annidano i mostri e i cyborg, e dove la tecnologia è in grado di smantellare l’identità e le aspettative tradizionali della società.
Se vuoi capire il mondo guardandolo da un punto di vista peculiare, devi imparare a chiedere alla persona giusta. Parker è la persona giusta per conoscere i limiti del corpo, la sua enorme adattabilità e ciò che la tecnologia sta rendendo possibile. “Riparare” è una parola preziosa. E non perderti la bibliografia alla fine, è ricchissima.