Servizi editoriali: la differenza tra agenzia e casa editrice

Servizi editoriali: la differenza tra agenzia e casa editrice

Nella filiera editoriale si fa spesso confusione tra chi fa l’imprenditore e vende libri – gli editori – e chi come editor, agenti, traduttori, offre servizi editoriali che sono doverosamente a pagamento.

Servizi editoriali o non servizi editoriali, questo è il dilemma… L’altro giorno una simpatica autrice mi dice che non si capacita del perché chieda soldi per leggere i dattiloscritti degli esordienti. Che sono come gli editori a pagamento. Lucro sui sogni della gente.

Come la Ally McBeal delle migliori stagioni, ho desiderato che un pezzo di materia cosmica si staccasse da uno qualsiasi dei pianeti del nostro sistema solare e la trasformasse in una decalcomania vivente. Però, poi – parecchio poi, in verità – ho pensato che c’è, in effetti, grande confusione sui mestieri del libro.

Per esempio, più o meno tutti intuiamo che cosa faccia un editore. È quell’imprenditore masochista che ha deciso di fondare una casa editrice con la quale si occupa di scegliere (lui o chi per lui) libri, cataloghi, giornali, riviste, prodotti multimediali ed editare (lui o chi per lui), distribuire (lui o chi per lui) i suddetti prodotti. E, fatto non scontato, lucra sulle vendite di tali beni, non sui servizi editoriali offerti (scouting, stampa, editing eccetera).

Perciò un conto è guadagnare a ogni copia venduta, altro è guadagnare su tutte le attività che permettono a quel libro di sussistere.  Quindi un editore non chiede soldi a un autore, al contrario lo paga per il suo lavoro – il libro – e guadagna vendendolo.

Che cosa si intende per servizi editoriali?

Mentre un tempo il rapporto tra autore ed editore era diretto (o al massimo mediato da un altro scrittore che coltivava un discepolo di talento) oggi è filtrato da una figura chiave: l’agente letterario. Immaginatevi una sorta di procuratore sportivo che però si occupa di trovare autori validi e proporli agli editori, avendo quindi il polso della situazione editoriale (chi cerca cosa, vale a dire, generi e temi particolarmente richiesti in quel dato momento tenendo ovviamente conto delle esigenze specifiche di ciascuna casa editrice).

Cosa fa per un autore? Si impegna a trovargli appunto un editore (e se non la trova, addio guadagni); cura i suoi interessi; si occupa di contratti, pagamenti (leggi recupero crediti), rendiconti sulle vendite; risolve le beghe. Insomma è una sorta di angelo custode che, però, lavora a percentuale (circa il 15/20 per cento sugli introiti dell’autore).

Le case editrici sono ben contente* di lavorare con gli agenti perché fanno da filtro nel mare magnum di dattiloscritti e possono permettersi di fare richieste specifiche (mi servono gialli, cerco un bel melodramma… no, i romanzi d’amore no!) così da ottimizzare il processo editoriale.

Le agenzie letterarie al loro interno possono accogliere più agenti e offrire, oltre alla rappresentanza, altri servizi editoriali: valutazione inediti, editing, consulenza eccetera. In altri casi si avvalgono della collaborazione di professionisti esterni che possono essere editor, correttori di bozze, traduttori, grafici, così da mantenere ben distinte le diverse competenze editoriali dal lavoro di rappresentanza. Che è esattamente ciò che accade con la mia agenzia editoriale, Beretta Mazzotta Agenzia Editoriale che collabora con diversi agenti letterari.

Che cosa accomuna agenzie letterarie ed editoriali? Entrambe traggono profitto dai servizi messi a disposizione. Alla maniera di un imbianchino, il tempo e le competenze offerte hanno un costo. Punto.

Possiamo discutere dei prezzi, esorbitanti o no, di alcuni servizi editoriali. Possiamo domandarci che senso abbia fare un editing – che costa e non poco – a un autore che non ha alcuna garanzia di pubblicare (a meno che questo percorso non rientri in un solido progetto editoriale o che non venga espressamente richiesto da un autore consapevole). Possiamo pure interrogarci sul perché, nonostante un ottimo lavoro dell’agente e di un annesso team editoriale, un libro rimanga a far la polvere in un cassetto. Ma non possiamo di certo pretendere che il tempo e il lavoro di un professionista siano gratuiti.

Ciò che è corretto, invece, è che l’autore pretenda una simmetria tra costi e qualità del servizio. Vale a dire che se pago per una valutazione dettagliata non posso ricevere una scheda piena di errori, priva di una qualsiasi utilità. Allo stesso modo, però, un autore cassato non dovrebbe permettersi di accusare un professionista di incompetenza per il solo fatto di aver ricevuto una pletora di critiche negative.

Non si tratta solo di “dare una letta veloce” al testo che tanto “lei ci mette un attimo”… se un autore si rivolge a un professionista per una valutazione, vuole un lavoro professionale. E questo lavoro va retribuito.

Non è obbligatorio avvalersi di un editor o di un agente, ma non ci si può indisporre se chi lavora pretende di essere pagato per il proprio operato. Ci si informa, si valuta e si sceglie in base ai propri bisogni. Tutto qui.

*Sono ben contente del filtro, non sono affatto contente di avere a che fare con un tizio tignoso che rompe su anticipi e percentuali. Ovvio.

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15 Comments

  • Come ti capisco, io faccio consulenze e non esiste nemmeno per il mio lavoro una regolamentazione dei prezzi ne alcuno standard in pratica il selvaggio west.

    Mi sembra ovvio che tu, per il tuo (ottimo) lavoro ti faccia pagare, ci mancherebbe! Mi sembra oltre che giusto anche corretto perchè credo che i tuoi colleghi facciano altrettanto o lavorano gratis?

    • Appunto. E immagino che anche da te ci siano picchi troppo in basso e troppo in alto.
      E se trovo chi lo fa gratis lo assumo! 😉

  • Se partiamo dall’assunto che se un autore non ha talento, sarebbe inutile e disonesto salassarlo (come dice Chiara in chiusura), se un autore ha talento, forse prima o poi arriverà a pubblicare (se ne ha tenacia, costanza e fortuna)
    mi domando qual’è il target di autori alla quale si rivolgono le agenzie letterarie.

    Se è vero che i mestieri dello scrivere sono tanti, nobili, e vanno giustamente retribuiti, dal punto di vista dell’autore questi dovrebbero essere di competenza dell’imprenditore autore (editing e quant’altro). Cioè, per l’autore esistono: autore e editore.

    Quindi onore a quanti si sono fatti imprenditori di sè stessi, aprendo agenzie letterarie, etc..con i mestieri del libro, ma forse chi ci guadagna alla fine sono proprio loro. Ripeto, ben per loro. Lungi dal paragonarli agli editori a pagamento, ma per un autore sono comunque figure che non sono nè l’autore (chi ci mette la materia prima, l’arte), nè i soldi (l’editore).

    Inoltre (ma forse non ne ho avuto il tempo) non mi sembra di aver trovato esempi di scrittori affermati, famosi, che pubblicano con case editrici medio-grosse, che sono riuscite a pubblicare grazie ad un’agenzia letteraria (come ad es. la PuntoZeta),
    ma sarei ben contento di essere smentito (e non intendo essere sarcastico)

    grazie

    • Anonimo,
      la mia chiusura si riferisce a certe pecche del settore. Vorrai mica pretendere che in editoria, al contrario del mondo tutto, siano universalmente onesti e bravi?! Si sollevano problemi proprio per migliorare le cose. Tipo, appunto, dire che tenere in ballo un autore che non ha alcun talento con correzioni bozze o editing e revisioni che, ahimè non porteranno da nessuna parte, non ha senso ed è scorretto.

      Alle agenzie letterarie si rivolgono gli autori esordienti o gli scrittori noti. I primi per trovare un editore, i secondi per essere meglio tutelati, per cambiare editore. E mi pare di aver chiarito nel post, che oggi, un agente (serio e onesto, ovvio) è una figura chiave per pubblicare. È un dato di fatto. Ci sono editori che lavorano in pratica solo con le agenzie letterarie. Perciò anche con tutto il talento del mondo un autore rischia di rimanere confinato in un cassetto.

      Per l’autore non esiste solo se stesso e l’editore. Esistono il chief editor, i redattori, i correttori bozze, i grafici eccetera. Che tutte queste siano competenze offerte dalla casa editrice lo ribadisco un po’ ovunque in questo blog, fatti un giro nella sezioni in cui parlo dell’Eap. Quando parlo di rapporti con l’autore mi riferisco alla valutazione e alla lettura. In quanto all’editing, ho precisato che, se non è l’editore a volerlo, ha senso solo quando sussiste un preciso progetto editoriale o quando è l’autore a volerlo (sono diversi gli scrittori affermati che prima di consegnare il testo all’editore lavorano con un proprio editor).

      Per quanto riguarda i guadagni: un agente lavora a percentuale alla firma del contratto. Se dopo un anno non ha piazzato il testo, non ha guadagnato una lira. Quindi direi che rischia non poco. Ci sono agenti che non chiedono nulla per la valutazione, altri che lo fanno. In cambio danno delle schede spesso molto buone altre volte meno valide. L’autore ha di fronte a sé un ventaglio di possibilità non da poco. Io ritengo che certi costi siano eccessivi, e ne parlerò, mi sembra di averlo chiarito.

      Non conosci autori che hanno pubblicato grazie alle agenzie letterarie? Dillo ad agenti come Erica Berla, Agnese Incisa, Pergiorgio Nicolazzini, Daniele Pinna, Loredana Rotundo… solo alcuni che sarebbero stupiti di scoprire che tutti i loro autori non esistono!
      E poi, va bene tutto, ma un autore dopo aver letto e lavorato sulle schede editoriali, le scalette e gli appunti, se non traesse alcun beneficio da questo lavoro non continuerebbe a richiedere la collaborazione di un editor o di un redattore, non credi?

      E, in ultimo: Anonimo la mia non è una agenzia letteraria ma editoriale (Punto&Zeta, questo è il nome), almeno leggilo tutto il post 😉 Io lavoro per gli agenti e per gli editori e quindi con gli autori.
      Autonomamente Punto&Zeta fa anche scouting. Legge e valuta i dattiloscritti e quelli buoni li gira agli agenti con cui collabora. Il servizio ha un costo e da questo sono partita per sollevare alcune questioni etiche e professionali.

      Ti chiedo solo una cortesia, però, la prossima volta firmati. Io qui ci metto la faccia, il mio tempo e le mie opinioni. E mi piacerebbe che si potesse dialogare alla pari.

      Chiara

  • Sei stata fin troppo gentile e non gli hai neppure corretto il “qual’è” e gli altri numerosi refusi. 🙂

    • Ricordo un autore che mi disse, dopo aver letto la sua scheda editoriale, che accettava le critiche ma che non capiva perché cavolo avessi perso tempo a sottolineargli la differenza tra si (riflessivo) e sì affermativo, qualcun’altro/qualcun altro e altre cosette così. Tanto ci sono i correttori di bozze, ha detto, no?
      Un bacione, Artemisia!

  • Sinceramente trovo singolare che qualcuno possa lavorare gratis in qualsiasi campo, a meno che non faccia volontariato… Alla fin fine tutto si riduce a una prestazione di sevizi, cioè a fronte di una persona in possesso di determinate qualità o come piace dire adesso skills, c’è un’altra persona disposta a pagare per avvalersi di tali servigi. Mi pare la cosa più logica del mondo, sarebbe molto strano, e soprattutto sospetto, se per usufruire di una prestazione non si pagasse nulla. Lo stesso editore che si avvale di tali servizi paga chi li procura.. Quanto agli agenti il discorso è il medesimo, offrono le loro conoscenze e capacità e in cambio ti chiedono un prezzo, in questo caso in percentuale.. Non vuoi pagare nulla? Fai come gli antichi: arrangiati da solo, come dice il proverbio chi fa da sé fa per tre….

    • La correttezza è indispensabile, una lettura non può costare come un corso di scrittura (e un corso di scrittura non può costare come una vacanza ai tropici!). Quindi accetto diatribe sui prezzi, ma non sul pagamento di un servizio.
      Trovo inaccettabile l’atteggiamento per cui se un lavoro ha a che vedere con la cultura debba essere inteso come un hobby.
      Leggere un manoscritto non è un passatempo, dare delle indicazioni a un autore non è una cosa da poco. Ho visto romanzi devastati da consigli sbagliati (il che vuol dire, nel migliore dei casi, buttare centinaia e centinaia di pagine).
      Un servizio deve essere limpido, ovvio. Chi vuole se ne serve, chi non vuole no. Punto. Ciao, Caterina!

  • Sì, arrangiati da solo: scriviti il tuo libro, correggitelo, impaginatelo, stampatelo, distribuiscilo. E, soprattutto, compratelo e leggitelo da solo. Minima spesa personale, minimo danno globale.

    • Artemisia hai la licenza di uccidere 😉 Un bacio!

      • A te, e complimenti per l’ottimo blog, che ho scoperto ben due notti fa.
        Denso di contenuti, in parte a me noti (da redattrice editoriale e, toh, pure correttrice di bozze, da vent’anni), e avvincenti, a volte deprimenti, e totalmente condivisi. Bellissimo anche graficamente, “comodo” per il visitatore e ben leggibile, ma elegante. Tornerò a leggere il resto, l’arma nella fondina. 🙂

        ps: questa non è una marchetta. io e Chiara non ci conosciamo.

  • Artemisia, be’ visto quello che fai, siamo sulla stessa barca!
    Grazie davvero per i complimenti, apprezzati come lo saranno critiche e consigli. Ché, se non si impara qualcosa ogni giorno, che gusto c’è?!
    E per il conoscerci, chissà, magari prima o poi rimedieremo 😉
    Un bacione e a presto,

    Chiara

  • prova….

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