Il momento è delicato

Il momento è delicato

E per gli Scelti da voi, grazie a Daniela Veneri!
“Il romanzo è una storia d’amore, il racconto è la passione di una notte”.Così Ammaniti riassume il suo pensiero ne Il momento è delicato, una raccolta di racconti brevi, brevissimi e meno brevi, finalista al Premio Chiara 2012. Nel lontano 1996 veniva pubblicato Fango, riuscitissima antologia dello scrittore, perfetta per chi ama contorcersi le budella e stare scomodo dentro di sé durante la lettura. Quindi un’antologia del genere nel suo curriculum lo scrittore romano ce l’aveva già. Per spiegare il perché di questa nuova raccolta – in un momento in cui i racconti non vendono e l’editoria, se non sono 50 sfumature fatica a tirare avanti – ci pensa lo stesso Niccolò con il racconto E se… incentrato sul primo incontro con Gian Arturo Ferrari (gran capo Mondadori) a cui presentò la sua idea di pubblicare un libro di racconti. Non fu l’unica volta che Ammaniti propose la sua idea ma Ferrari gli soleva rispondere ogni volta: “Lasciamo perdere, il momento è delicato”. Ma lo scrittore non si è perso d’animo e ha dimostrato che il racconto è un genere che “tira” se lo si fa “tirare” per bene: bisogna solo crederci. Il titolo è quindi un’ironica excusatio non petita?
Il momento giusto è questo 2012, quando Ammaniti sembra vincere la sua battaglia. Parrebbe quasi una ripicca, una rivincita soprattutto leggendo l’incitamento al lettore: “E spero che la stessa goduria la possa provare anche tu, caro lettore, leggendo questa raccolta di racconti che ho scritto durante gli ultimi vent’anni. C’è un po’ di tutto. Non devi per forza leggerla in treno. Leggila dove ti pare e parti dall’inizio o aprendo a caso”.
A me non piace partire a caso e quindi vado con ordine a leggere uno dopo l’altro i sedici racconti (due scritti con Antonio Manzini, i meglio riusciti) che si dividono tra inediti e altri già pubblicati e che coprono quasi vent’anni di scrittura. Il primo è Giochiamo? e l’ultimo Apocalisse (uno dei più belli). Ne risulta ovviamente una raccolta con diversità di stili e generi in cui, però, sono premiati il grottesco e lo splatter con in mezzo qualche racconto di commedia casereccia italiana senza troppe pretese.
Cosa aspettarsi quindi da questi racconti? I personaggi di Ammaniti: sfigati adolescenti, barboni sessuomani, alieni che si fanno scambiare per Alba Parietti, killer insospettabili, bambini killer. L’ambientazione è la su Roma in tutte le declinazioni: ospedali, case, strade, campi rom, videonoleggi, parchi vissuti nell’estate calda o nell’inverno gelido.
Lo stile è quello ironico e cinico che lo contraddistingue. Un caos totale in cui le più ovvie e quotidiane situazioni si tramutano in impossibili, impensabili e assurde. Il delirio impervia, i disastri sono dietro l’angolo, l’incalzante pensiero che succederà qualcosa e che d’improvviso sarà tutto capovolto si ritrovano già in questi racconti giovanili. Ma non ne esce la travolgente forza che i fan sono abituati a leggere nei suoi romanzi: con questi raccontini si rimane lì, a mezz’aria, aspettandosi via etere, qualche frase in più, un finale a sorpresa.
Per chi ama come me il genere e soprattutto Ammaniti, la cosa che proprio non va giù sono le storie scialbe, i finali piatti, confusi, non delineati o che forzatamente vogliono far colpo. Si rimane perplessi davanti a questi racconti di un giovane scrittore che dovrebbero vibrare di energia e sprizzare “sangue” fresco, mentre appaiono stanchi e venuti alla luce a fatica.
Quello che ogni racconto lascia è poco e nulla se non, per i deboli di cuore e budella, un senso di nausea per lo splatter e la violenza raccontata (per chi la ama però rimarrà un bel senso di fame, perché di turbamenti interni e di scomodità ce ne sono poche).
È una scusa il fatto che si tratti di una raccolta di scritti essenzialmente giovanili? Forse ma bisognava per forza pubblicarli? È stata allora un’operazione solo commerciale, nata per far comprare ai lettori un libro scritto dalla voce originale e sempre più promettente di Ammaniti? E pensare che lo stesso autore avverte che questi testi sono nati dalla passione di una notte e che al risveglio pure a lui le trame apparivano “fiacche e velleitarie”.
Seguace come sono di Ammaniti (vi deve piacere lo sbudellamento non solo fisico ma umano, dei sentimenti, dell’ipocrisia e del buonismo in generale) spero che questo libro sia invece una sorta di sfida o puntiglio verso l’editoria, una manovra per regalare in qualche modo visibilità (e magari la pubblicazione) ai quei giovani esordienti che creano bei racconti (veri e propri tesori sconosciuti ai più) e che un giorno potrebbero vendere anche migliaia di copie. Certo è che se i racconti di un esordiente risultano privi di nerbo ed energia, e questo esordiente di nome non fa Ammaniti Niccolò, dubito che un editore li pubblicherà mai.
I romanzi di Ammaniti li ho amati davvero ma, se il racconto deve essere una passione che non ti fa respirare, che ti prende alle caviglie, che non ti molla fino alla fine dell’ultima riga e che non ti fa capire più nulla come accade con un bel colpo di fulmine, a me, il fulmine, mi ha scartato.

Il momento è delicato, Niccolò Ammaniti, Enaudi, p. 370 (17,50 euro) anche in ebook

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6 Comments

  • Grazie Chiara dell’opportunità a leggere la propria recensione qui su bookblister sembra ancor più seria Ahahah ;- )

  • Daniela, ho letto meno che in diagonale, ma mi pare che tu abbia toccato molti dei punti nevralgici dell’editoria e della letteratura italiana (…dei racconti). Chiarissime le tue riflessioni. Se riesco aggiungo altre osservazioni più tardi.

  • uno tra i miei insegnanti di scrittura creativa mi ha parlato molto bene del racconto di un papà che compra un pesce spada per sfamare la famiglia. Ho amato Ammaniti ma lo trovo in generale in calo, troppo strampalati gli ultimi, “come dio comanda” mi pare si intitolasse, ecco se non ricordo il titolo esatto è chiaro segno di scarso apprezzamento.
    Dubito che possa fare da apripista per autori esordienti di racconti. Bella recensione e analisi del mercato. GRAZIE : )

    • Per me il calo è dovuto a un problema di “messa a fuoco”. Comunque sia, forse meglio fermarsi che “buttare fuori” cose poco convincenti. L’Ammaniti di Fango, di Ti prendo e ti porto via, mamma che meraviglia!

  • Eccomi ragazze. Grazie Catherine (scrivi scrvi che amo leggerti) e Sandra ex ilaria. Concordo con Chiara: il “buttar fuori” sinceramente lo trovo contro producente tanto più da un professionista, poi il flop lo fanno tutti sopratutto i bravi. Su facebook Chiara oggi ha scritto (non mi odi se faccio copia incolla vero? speriamo!) :
    “La mia impressione è che Ammaniti sia cresciuto ma rimanga incastrato in una scrittura adolescenziale (della serie: non si può rimanere arrabbiati in eterno). Solo che, adesso, gli stimoli e le esperienze non hanno più la forza di un tempo e non si traducono in idee e trovate narrative altrettanto efficaci. Forse dovrebbe guardare ad altro e l’energia tornerebbe”. Come lo dice lei non saprei dirlo meglio. Già in Come Dio comanda ho sentito uno sforzo, un calo di energia e di “divertimento”. Come già detto Fango e Ti prendo e ti porto via sono chicche moderne assolute per il genere in questione. Sono opere che vibrano,vive, che ti entrano sotto pelle e non ti lasciano scampo. Fare libri sullo stesso genere per anni è un’impresa e forse sì, alla fine rimani senza molto da dire, ma da amante di Niccolò spero che torni più forte di prima. Con stupore ho visto poi l’intervista di Bertolucci sui rai 3 inerente al film su Io e te racconto lungo sempre del nostro scrittore in causa: alcuni spunti interessanti ma da farci un film, insomma, anche no (ma io sono una brontolona, appunto). L’editoria di oggi? Un mistero per me, ma cerco di cogliere da lettrice e da una che ci prova a scrivere, il mondo che potrebbe accogliere un mio racconto lungo o una raccolta di racconti. Spesso mi trovo spiazzata e fuori tempo fuori tema, fuori e basta 😉

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