EAN 13 e altri disastri

EAN 13 e altri disastri

Un autore che si rispetti deve essere piuttosto crudele con i propri personaggi, ché la felicità è una gioia da vivere ma una noia da leggere. E Sante Bandirali buono non è, narrativamente parlando s’intende. E ha deciso così di spargere nei quindici racconti che compongono EAN 13 e altri disastri svariate calamità: inciampi del cuore, speranze differite o dolorosamente accantonate. È un carosello di amori nati per colpa di un cupido un po’ guercio – passioni prive di tempismo,  storie ormai in cancrena – di aspettative che si schiantano contro la dura realtà, sventure scampate o che virano in positivo…
Si dice che il destino sia beffardo. E, in effetti, per parlare di vita e dintorni un buon senso dell’umorismo non può mancare: richiede occhi buoni per osservare il mondo, conoscerlo, e restituirlo al lettore in una forma inaspettata. Ironia (talvolta un po’ sadica) che qui non manca e regala al lettore la sorpresa di una riscoperta, che vale molto più di mille effetti speciali.
E per parafrasare il caro Don Abbondio “la cifra stilistica, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare” o c’è o non c’è. Qui la parola chiave è “semplificazione”. Una chiarezza espositiva che dimostra il rapporto di familiarità dell’autore con le parole, che per usarle bisogna conoscerle ovvio, ma anche farsele amiche per infilarcele al momento giusto.
Tra i tanti racconti, scelgo l’incipit de L’anticorpo, che di anticorpi c’è sempre tanto bisogno… e se vi interrogate sul senso del titolo del libro: leggete e capirete!

Aveva imparato a distrarsi, quando lei attaccava con i suoi racconti di lavoro. La distrazione era l’anticorpo migliore di cui gli anni di convivenza l’avevano dotato. Così, non appena sentiva il nome di qualche collega, o capiva che lei stava per lanciarsi nella descrizione di un caso difficile, o curioso, fra i tanti che le capitavano, staccava automaticamente la ricezione e volgeva il pensiero alle sue cose, al soggiorno da imbiancare, all’assicurazione della macchina da rinnovare, all’ultima partita della Sampdoria, che quell’anno lì stava andando proprio maluccio, anche se non rischiava la retrocessione; che, del resto, sarebbe almeno un lottare per qualcosa, sempre meglio di quell’insignificante e deprimente galleggiare a metà classifica senza scopo.
Erano cose così, non importanti, le sue. Come il suo lavoro. Lui che appena uscito dalla banca non ci pensava più fino al giorno dopo.
Questo automatismo richiedeva poi degli accorgimenti collaterali, ormai consolidati in un meccanismo infallibile di domande e risposte neutre, sempre valide, capaci di sospingere il monologo come brevi e distese pedalate lungo un pendio. Come? Quante volte? Certo che… Eri da sola? E Ferrarrotti che ne pensa? Eh, sì…
A volte si domandava se lei ci credesse davvero alla sua finta attenzione. Forse anche per lei quel parlare era un anticorpo, un’imbottitura sonora degli spazi vuoti tra i loro profili sempre più distanti.

EAN 13 e altri disastri
, Sante Bandirali, Uroboros Edizioni, p. 149 (11 euro)

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4 Comments

  • Meraviglioso questo incipit. Non conosco l’autore. ma quanti ce ne sono di bravi? E perché non vengono così pubblicizzati? Oggi ho scoperto un’altra saga tipo 50 sfumature: autogrill tempestati di sto libro, librerie che lo mettono in bella mostra e Mondadori che ci guadagna. Mah! Noi si continua a leggere bei libri. Grazie come sempre

    • Hai visto? C’è un tesoro sommerso.
      Bisogna difendersi dai colpi di frustino, lo so… ma noi teniamo duro. Durissimo!
      Ciao, Daniela, a presto!

  • Vero, un incipit strepitoso che tocca problemi nostri e “loro”. Due settimane fa ho ricevuto un’amica, persona gentile che… non ha smesso di parlare. Mi mancava il rodaggio e sono rimasta senza difese ad ascoltare. Orologio nella visuale: anche due ore, ininterrottamente.
    Cara Daniela: le classifiche. Ci sono due punti di vista diversi per stabilirle: la quantità e la qualità. Basterebbe attenersi al secondo. Sull’Indice dei libri c’era un articolo interessante in merito, ma non ritrovo il link.

  • A volte però è proprio difficile essere cattivi con loro …

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