Caduto Fuori dal Tempo

Caduto Fuori dal Tempo

Caduto-fuori-dal-tempo-GrossmanE per gli Scelti da voi, grazie infinite all’appassionata recensione di Veronica Ventura.

Bisogna avere coraggio di leggerlo, Caduto fuori dal tempo. Basta sfogliarlo per essere colti dalla sensazione che questa storia non è come tutte le altre. Non è un romanzo e non somiglia a nessuna vicenda di nessun genere che possa trovare vita tra le rime di una qualsiasi prosa. Caduto fuori dal tempo è poesia, un sonetto esteso in 183 fogli. Ho amato la definizione che ne ha dato Fabio Fazio in una recente puntata di Che tempo che fa: “Sembra quasi un salmo”.
L’ho divorato senza pausa alcuna per una semplice ragione: non è una storia che a tuo piacimento puoi mettere in standby sul comodino, c’è il lutto e c’è l’anima e sono reali e tangibili. Il lettore dovrebbe essere partecipe di essi in un’unica istanza per capirne appieno l’essenza. Leggi e ti accorgi che sei vivo ma allo stesso tempo impotente di fronte al delirio dell’uomo dinnanzi alla morte in cui è nulla la possibilità di proferire attraverso gesti e parole, il conforto.
Reale e tangibile dunque è la forza del dolore, il dolore più disumano che un padre può provare dinanzi alla verità inconsolabile del figlio che non tornerà più a casa. La sua pelle non profumerà più di salsedine al rientro dalla spiaggia, le sue lenzuola non avranno più l’odore di ragazzo innamorato.
Questa lettura andrebbe compiuta in un momento della vita in cui sembrerebbe necessario riflettere sulla vita stessa. Perché “come la vita e la morte l’una di fronte all’altra tubano l’una con l’altra, si toccano e si intrecciano l’una con l’altra fino alla radice della loro nudità…
David Grossman ritorna a parlare così del figlio Uri, ucciso dalla guerra lampo tra Israele e Libano nell’agosto del 2006. Tutto comincia con un’immagine di evocativa potenza: un uomo si alza all’improvviso da tavola, prende commiato dalla moglie ed esce per andare “laggiù”. Ha perso un figlio, anni prima, e “laggiù” è dove il mondo dei vivi confina con la terra dei morti. Non sa dove sta andando e soprattutto non sa cosa troverà. A poco a poco si unisce a lui una variegata serie di personaggi che vivono lo stesso dramma e lo stesso dolore. Ciascuno ha la propria storia e ognuno ha la sua voce che Grossman in modo sublime trasforma nella voce della poesia, la lingua del dolore. La marcia dei genitori arriverà laggiù ed essi saranno fusi in un coro di pura e profonda umanità: il loro cammino rappresenta il bisogno, la volontà di sottrarre la memoria alla tenebra per riconsegnarla alla vita.

Caduto Fuori dal TempoDavid Grossman, traduzione di Alessandra Shomroni, Mondadori, p. 183 (18,50 euro) anche in ebook

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6 Comments

  • incuriosito da questa bella recensione, sono andato a leggermene un po’ di altre in giro. Ce chi è rimasto folgorato e chi ha trovato il tutto pesante e difficile. Io non so se affrontarlo. Non ho mai letto niente di Grossman.(mentre di Yehoshua ho letto tutto tutto) Che questo “Caduto fuori dal tempo” non sia quello sbagliato per cominciare?

    • È il primo Grossman che leggo!!!

  • Ahhhhhhhhhhhhhhhhh! Sopra, ho scritto ce invece di c’è!!!!! 🙁
    La faccio finita. è stato bello conoscervi.

    • Ma un rifuso ogni tot serve per dimostrare che noi correttori di bozze siamo ancora – e sempre – molto utili 😉

  • Di Grossman io ho letto “Qualcuno con cui correre” una pesantenzza immane. Da quel momento lo evito sistematicamente 🙂

  • Ho il libro ma finora non sono riuscita ad iniziarlo, intuivo che mi avrebbe interrogato profondamente. Dopo aver letto le tue osservazioni, credo che lo prenderò per poterlo leggere senza troppe interruzioni. Credo che sia il momento giusto (ma non solo perché è estate).

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