Parliamo della gavetta in editoria

Parliamo della gavetta in editoria

Come si finisce a lavorare in editoria? Dipende! Non c’è un percorso precostituito. Il mio è stato piuttosto tortuoso e mi sono trovata a fare ciò che amavo e amo quasi per caso. 

Dovevo fare la psicologa (ne ero certissima) ma poi le cose sono andate nel verso sbagliato. Anzi, in quello giusto! Ho peregrinato di lavoro in lavoro senza rendermi conto che stavo coltivando la mia passione per l’editoria. Tanti libri letti, moltissime presentazioni ascoltate, collaborazioni con alcuni editori… ma la storia è questa.

Otto anni fa, mese più mese meno, perdevo un lavoro amatissimo in un service altrettanto adorato. Gente speciale i colleghi – giovani, svegli e talentuosi – per non dire del capo (alias Remo Guerrini) che mi ha insegnato tutto quello che so in fatto di pezzi, correzioni, titoli, tagli, cucina e compagnia cantante. Insomma, lui ci ha provato…

Ricordo ancora quando venni “promossa” da correttore a redattore – non per meriti, ma causa licenziamento di un’altra giornalista –, Guerrini mi accolse con un saluto garbato, seguito da un altrettanto sorriso garbato e sparì nel suo ufficio. Riapparve dopo qualche secondo con un foglio A4 che appiccicò sul muro di fronte alla mia postazione. A ore 12 insomma.
Cosa c’era scritto? Soggetto + verbo + complemento oggetto.

Regime del terrore? Certo! Una pacchia, perché se nessuno ti insegna, sei fregato. Durò qualche anno. Poi l’editore decise di investire in altro, il mensile chiuse e l’agenzia perse pure altri clienti… un disastro! E da un giorno all’altro, non c’era più posto per me nel service. Chi lo dirigeva fu tanto gentile da trovarmi un altro lavoro, facendomi però intendere che non fosse un granché.

Con la mestizia nel cuore e certa che mai avrei trovato un posto come quello, divenni una documentarista. Che fa una documentarista? Legge giornali, archivia notizie – le ritaglia, le fotocopia e le scheda – in modo che questo “patrimonio” di informazioni sia disponibile e vendibile. Il buono di questa esperienza: ho scovato una cricca di donne speciali. Il cattivo: detestavo quel lavoro. Lo detestavo e mi intristivo, perché sentivo di aver smarrito la strada.

E così, tra un lamento e un pianto, la situazione “no” mi ha costretta al cambiamento. Da un po’ collaboravo con alcuni editori – leggevo testi e li schedavo, correggevo bozze, revisionavo traduzioni – e continuavo a sfornare coverage (le “schede” delle sceneggiature per intenderci) per un amico produttore e supervisionavo le traduzioni (che non facevo io, ma “giravo” a un team di traduttori) di sinossi, trattamenti, log line eccetera. È nata così l’idea di mettere insieme competenze e persone, e creare una agenzia editoriale. Nell’impresa ho coinvolto anche Pepa Cerutti, amica e compagna di peripezie narrative (altroché!), e insieme abbiamo dato vita a Punto&Zeta. Ed è cominciata la nostra avventura, complicata ma emozionante.

Dopo qualche mese, Raul Montanari ci ha messo in contatto con una traduttrice che aveva da poco avviato una agenzia letteraria. Abbiamo conosciuto così Loredana Rotundo e fin da subito abbiamo unito le forze.
Da allora di dattiloscritti sotto gli occhi ce ne sono passati parecchi. Non sono mancati gli intoppi e gli inciampi ma, insieme, qualche esordiente di pregio lo abbiamo scovato – Chiara de Fernex, Romano De Marco, Elena Mearini, Francesco Muzzopappa, Franco Paturzo, Davide Roma… per citarne alcuni – senza contare gli scrittori che hanno deciso di affidarsi a noi.
Da novembre abbiamo deciso per una collaborazione ancor più limpida e proficua. Per lo scouting le nostre agenzie si fondono e cooperano al cento per cento: un accordo di esclusiva che garantisce a un autore di sapere con certezza chi leggerà e valuterà il suo testo, e chi – in caso di valutazione positiva – avrà il compito di rappresentarlo e promuoverlo, quindi di trovargli un editore. Due editor e una agente al vostro servizio insomma, un tridente classico, per dirla con una metafora calcistica!
Chiudiamo l’anno così, consolidando un rapporto di fiducia che rende più bello un lavoro che amiamo già (e tanto). Per il resto siamo sempre noi: lavoriamo con le parole per trovare casa alle vostre storie.

Articoli suggeriti

3 Comments

  • Abbecedario Punto e Zeta
    Affidabili, Bravi, Cortesi, Disponibili, Editor, Fantasiosi, Gentili, H hoooo H la saltiamo, Intelligenti, Lavoro, Milano, NO EAP, Onesti, PUNTO, Quaderni (degli appunti, Rispettosi (del lavoro altrui) Simpatici, Thank you!, Unici, Veloci. ZETA.
    Li ho provati e li consiglio caldamente.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *