Bene? Un miracolo!

Bene? Un miracolo!

Crisi, dati di vendita da lacrime, sconti mai visti… eppure il vero guaio è lo snobismo.
Gente che si lamenta – in rete e non – che si parli di libri (solo) durante il Salone del libro, che spacciarsi per lettore cinque giorni l’anno sia una moda ridicola. Gente che addita le code all’ingresso della fiera e, invece di un picco di gaudio, precisa subito quanto siano ridicole perché, “tanto, i libri non si comprano” (al massimo si rubano).

Voi, signori, che intristite le vostre bacheche con questa nenia snob vi meritate le librerie deserte. Da quando frequento il salone le copie che scivolano dentro sporte e borsette si sprecano. Se le rubano, forse credono che un valore lo abbiano. Guarda un po’.
Si parla poco di libri durante l’anno? Forse è pure colpa vostra perché, oltre al “poco”, tocca aggiungere il “male”. Come dite? Qualcuno fa il figo dicendo che va al Salone? Pensa che voi fate gli splendidi trecentossessanta giorni l’anno con ’sta storia della cultura, della lettura, della scrittura perché voi siete più bravi, più belli e pure più intelligenti… e così riuscite ad allontanare le persone dai libri che nemmeno un corpo speciale di deculturalizzazione.

Salone 14
Manipolo di giovani lettori (c’è speranza!)

Grazie a dio (l’ospite d’onore è il Vaticano, perciò mi allineo) è un bene (questo il tema dell’edizione) che ci sia ancora qualcuno al Salone. Qualcuno che fa le code e spende i suoi (pochissimi) euro e mentre gira gli stand per passare il tempo (poteva andare al parco, perché c’era il sole e che i libri tirino più di una stella mi allieta), per vedere qualche vip (chi storce il naso vive in un altro pianeta), per incontrare gli amici (si legge da soli, si parla di storie in compagnia, che bello!) i libri li compra pure. E questo è il vero miracolo:
– viste le fascette imbarazzanti che girano.
– I prezzi di copertina.
– L’atteggiamento di molti del settore: moriremo tutti, l’editoria è alla canna del gas, si pubblicano solo boiate, i libri sono troppi, il digitale ci annienterà… come entrare in un ristornate e sentirsi dire che lì si mangia male, si spende troppo e la baracca fallirà a breve.

La mitica Gaia Conventi di Giramenti.
Gaia Conventi (geniale!) di Giramenti.

Lavoro a parte, al Salone ho incontrato degli amici. Amici che ho conosciuto grazie ai libri. Scusate se è poco. Amici che hanno battuto tutti i record di acquisto, comperando una copia tipo in 30 secondi e 10 primi dal loro ingresso in fiera. Copia seguita da molte altre, ovvio. Gente che arriva con il trolley per fare acquisti o con borsa stile Mary Poppins, perché i libri devono stare comodi e se non si bada a spese, figuriamoci allo spazio (o alla sciatica)… gente che dice “faccio spese per tutto l’anno” e poi, tornata a casa, entra comunque nella sua libreria di fiducia, perché i libri non sono mai troppi. Gente che conosce le magagne dell’editoria ma non smette di guardare con curiosità una copertina a caccia di sorprese.

Il salone è una piccola festa, chi dice il contrario non se la merita (o non è stato invitato).

(Presto, il punto, sul Salone, perché le magagne ci sono ma ai lettori lasciamo la festa.)

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10 Comments

  • Festa festa, continuo a dirlo ovunque. E che nessuno citi le file ai bagni come vidi scritto anni fa. Denigrare per forza mi pare tanto triste. Attendo il resto, e tanti commenti di chi ci è stato, fatevi avanti!

  • Non so te ma io NON andrei al salone del libro per comprare libri, poi te li devi portare appresso e la carta PESA 😀

    (per dire, una tizia che conosco è tornata con una marea di volantini, qualche gadget e una maglietta… e fa la libraia!)

  • Ho un marito collaborativo e porta quasi tutto lui, in uno zaino. Mi sembra che abbiamo comprato 10 libri in tutto. Più sì certo volantini, matite, calendari, cose così.

  • La mia prima volta al Salone. Una grande emozione, soprattutto l’occasione di partecipare ad incontri a tema e, ebbene sì!, farsi autografare un libro (pagato salato) da Steve McCurry. Insomma, è come andare al salone del vinile e disdegnare la firma di Bono Vox. Per quel che riguarda le case editrici, c’erano le grandi e poche piccole (probabilmente per i costi). A parte Steve McCurry, ho acquistato un solo libro, ma la mia fonte è la Libri e Libri di Monza, oltre che il circuito delle biblioteche. Tornerò anche nei prossimi anni, magari più preparata e, spero, con il portafoglio più ricco.

    • Grazie, Rebecca! Ma un solo libro va benone. Al Salone si guarda, si scopre… poi con calma si compra. Magari proprio come fai tu, dal libraio (alias spacciatore) di fiducia 😉

  • Passare, fermarsi a un metro, non visto, dalla Chiara-Beretta-Mazzotta-Birra-Tracannante posta e in compagnia d’estranei a me figuri più o meno all’altezza d’un uscita di emergenza non ha prezzo; tutto il resto è noia per l’atroce bocciatura del mio pezzo! :-))) e considerazioni parche e neuronalmente confinate a immaginare fisiche circonvoluzioni che non ti dico… e stivalazzoni neri con gambale minaccioso col ginocchio, ma discreto con la zeppa-tacco che si vede solo se si è maliziosi. È domenica. Amen…

    • Ma scusa, perché non ci hai salutato che eravamo una nutrita cricca?!
      I miei stivaloni ti salutano 😉

  • Tra gli estranei figuri figuravo io, l’unica senza birra, ma con tazzina di caffè, tra i birraioli mio marito.

  • “Si parla poco di libri durante l’anno? Forse è pure colpa vostra perché, oltre al “poco”, tocca aggiungere il “male”.”

    Coincidenza? Ne ho parlato giusto nel mio post di oggi. Siamo sincronizzate 😀

    Sono pienamente d’accordo con te su tutto quanto. Mo’ ti spammo.

    • Possibile che alcuni vedano e altri no?
      Possibile 😀
      Evviva la sincronia!
      E grazie per lo spam 😉

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