La bambina nella campana di vetro

La bambina nella campana di vetro

La poesia pare materia per eletti. Come se fosse necessario altro, oltre a cuore e cervello, per fruirla. E chi vi ha detto questa bugia e vi ha fatto sentire inadeguati o non legge poesia o quella letta è servita poco.

Come vi dicevo è stata una estate poetica. In senso letterale e non. Meno poetico constatare che trovare libri di poesia in digitale è – quasi – una impresa impossibile. Come del resto è da supereroi riuscire a pubblicare i propri versi (non sborsando quattrini, ovvio). Mettere insieme le due cose? Rendere fruibile ciò che non lo è? Lo so, il mio ottimismo non ha limiti.

Qui trovate una personalissima (e brevissima) selezione di liriche tratte da La bambina nella campana di vetro e le belve feroci (la biblioteca di Vivarium, per avere il testo dovete scrivere all’editore) della poetessa Giovanna De Carli. Il testo – scritto insieme con il professore Romano Màdera – è anche il racconto di una analisi, meglio, di ciò che accade nella stanza d’analisi. Lo confesso, per me questa è una parte piuttosto ostica ché mi pare di violare uno spazio privato. Le poesie invece le rileggo sempre con emozione e mi piacerebbe rivedere anche la loro autrice (un incontro bello e originale di questo mio strano lavoro).

Immobile viveva
(viveva?)
perché in quell’immobilità non si perdeva

***

Vorrei che ogni tanto qualcuno
lungo le strade della vita
mi gridasse come ai ciclisti: “Resisti!”
O anche, senza la erre,
mi rincuorasse: “Esisti!” “Esisti!”

***

A mia madre
La mia infelicità è prenatale
Dentro di te sono stata sempre
in posizione fatale

***

Tu mi ami così profondamente
che in superficie non si vede niente

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3 Comments

  • Oh, che incanto!

  • Salve Chiara, quel che
    dici è tristemente vero.
    E credo che la questione sia altrettanto tristemente chiara.
    L’editoria italiana (non solo ma soprattutto) ha ormai da molti molti anni un assetto conservativo. Ma potremmo allargare il discorso a tanti altri settore che si riflettono sull’intero tessuto sociale. C’è una quota ormai immensa e incontrollabile di libertà negate.
    Le libertà di poter usufruire di oggetti culturale altri da quelli che per noia altri hanno etchettato con miopia come poco commerciabili/diffondibili/ necessari alle persone.
    Molta letteratura sommersa saprebbe ritagliarsi il giusto spazio in un mercato meno dominato da prassi divenute regole. Per non parlare della paura di tutti gli addetti ai lavori di tentare strade mai battute. Se i Lettorieditoriali, gli Editor, i Redattori delle grandi editrici spingessero per pubblicare libri non appartenenti ai generi “sicuri” leggi “gialli”, mistery”, “thriller”, fantasy, “erotici”… se ricordassero i fasti di trenta quranta anni fa quando l’ “impresa” senza “rischio (d’impresa”) non aveva motivo d’essere, se non avessero paura di perdere un posto di lavoro oggi più che mai prezioso, le cose potrebbero riprendere una strada diversa di certo auspicabile e foriera di novità. I lettori italiani si ritroverebbero a poter scegliere davvero, perché la libertà è tanto più falsa quanto ristretta e coatta è la scelta.
    Anch’io sono ottimista, Chiara, perché vedo le soluzioni. Prima fra tutte, la costruzione attorno alle novità, ivi compresi anche gli e.books, di una piccola cosa di cui stranamente quando si affronta l’argomento non parla nessuno: la Reputazione. Quella che un noto scrittore p un editore è in grado di “prestare” a un libro sia esso di carta o no, in prosa o in poesia.
    In attesa che il grande passo venga finalmente compiuto
    Un caro saluto!

    Ivan

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