La vera (finta) autobiografia di Howard Robard Hughes

La vera (finta) autobiografia di Howard Robard Hughes

Clifford Irving ebbe la geniale idea di scrivere la biografia di Howard Robard Hughes peccato che non avesse alcuna autorizzazione per farlo…

Howard Robard Hughes era geniale. E folle. Produttore cinematografico, regista, aviatore. Se lo chiedete a un appassionato di aeronautica, quasi di certo vi dirà che è stato il papà di Hughes H-4 Hercules, il più noto tra gli aeroplani da lui progettati. Chi lo conosceva bene, sapeva pure delle sue stranezze. Ossessioni, manie… disturbi più o meno eccentrici dovuti, molto probabilmente, alla sifilide. Katharine Hepburn, una delle tante attrici che con lui ebbe una relazione (burrascosa), chiarisce il concetto egregiamente: “C’è troppo Howard Hughes in Howard Hughes; è questo il problema”.

MTIwNjA4NjMzODUxMTE5MTE2La vita di Hughes è il soggetto per un film (Martin Scorsese non se l’è fatto scappare e, nel 2004, ha girato The aviator con Leonardo DiCaprio nei panni del genio sregolato) ma nonostante i soldi, le belle donne, il cinema, gli aerei, il nostro eroe fa una vita da eremita. Si rinchiude in un suo albergo a Las Vegas e gestisce da lì l’impero, circondato da affaccendati servitori. Sparisce tanto a lungo che alcuni credono sia morto! Invece Hughes soddisfa le proprie manie e si nasconde al mondo perché così sta bene.

A questo punto della storia entra in scena un certo Clifford Irving (in alto, nella foto). È uno scrittore frustrato, perché dopo qualche romanzo diFake, by Clifford Irving (150) successo non riesce più a pubblicare. Il colosso editoriale newyorkese, la McGraw Hill, ormai gli cassa tutte le proposte.

Finché ecco l’idea: scrivere l’autobiografia di quel personaggio misterioso e geniale che è Hughes! Irving con le biografie si trova a suo agio – ha da poco pubblicato Fake! (“Falsificazione”) un libro su Elmyr de Hory, pittore e falsario olandese – e non si preoccupa al pensiero che il protagonista della sua storia viva segregato in casa, detesti la gente e rifugga le interviste. “Grandi problemi, piccole soluzioni” avrà forse pensato, cioè: scrivere la biografia senza autorizzazione.

E così s’ingegna e studia. Si documenta sulla vita del magnate facendosi aiutare dall’amico e collega Richard Suskind. Conosce ogni piccolo dettaglio della vita di Hughes, neanche fosse la sua, impara pure a riprodurre alla perfezione la calligrafia del miliardario (gli basta procurarsi diversi documenti apparsi sulla stampa).

1368078595Nel 1971, Irving si presenta dalla sua editor e le butta lì che potrebbe avere per le mani l’autobiografia di un certo Howard Robard Hughes. Per la McGraw Hill è una notizia bomba! Tutti si convincono che Clifford sia autorizzato a scrivere la storia perché l’uomo si presenta con lettere autografe del magnate che confermano tale versione. Nelle missive il miliardario discute anche della questione economica: 150mila dollari a Irving, come anticipo, e 500mila per lui da versarsi alla firma del contratto (e da destinare a sua moglie, moglie che in realtà è una trovata “narrativa” di Irving). Non manca la clausola capestro: la trattativa deve avvenire sempre e solo attraverso Clifford Irving, pena l’annullamento del contratto. E se ti chiami Howard Robard Hughes, non fa una piega.

La truffa va in porto. Il contratto viene “firmato” da Hughes (la firma vagliata da esperti grafologi!) e Irving incassa il suo assegno. L’altro viene riscosso dalla signora Hughes in Svizzera (che in realtà si chiama Edith Sommer ed è la moglie del nostro biografo). L’editore però non si fida fino in fondo: assume un investigatore privato e scopre presto la vera identità della donna.

Mentre la biografia prende forma e la notizia comincia a circolare (persino Life chiede all’autore una esclusiva!). L’editore2d3460a0588fc12517819976740ffc98 ormai non crede più alle balle di Irving e coinvolge l’FBI che smaschera Irving e svela la truffa.

E Hughes? Be’ per 14 anni se ne è stato rintanato, preoccupato più di farsi i fatti suoi che di smentire eventuali macchinazioni. Però, a sorpresa, stavolta rilascia una intervista telefonica in cui dichiara di non aver mai incontrato Clifford Irving e di aver denunciato per truffa sia lui sia l’editore.
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Al nostro creativo la fortuna gira insomma le spalle. Viene condannato a due anni (sconterà 17 mesi) stessa sorte per la moglie che però beneficia della condizionale. Ma se uno nasce scrittore, non perde certo l’occasione di raccontare una storia: la sua. Irving racconta tutta la sua “impresa” in The Hoax (l’imbroglio) che diventerà un bestseller e poi, nel 2006, un film diretto da Lasse Hallström con Richard Gere come protagonista.

09269L01.jpgNon finisce qui. Irving per documentarsi sulla vita del miliardario aveva accumulato parecchio materiale, materiale decisamente compromettente perché dimostrava l’esistenza di rapporti tra Hughes e Richard Nixon, l’allora presidente degli Stati Uniti. Affari loschi, ovvio. E da qui al Watergate il passo è breve. L’arte talvolta imita la vita. Ché la vita è tanto creativa da apparire inventata.

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4 Comments

  • Bella storia e bei libri!! Vagamente in stile destini incrociati, ed è un gran complimento!!!

    • Eh, sì che è un complimento! Si tratta di uno dei programmi che preferisco di Radio24 😉

  • però, interessante e divertente! per quanto si parli di truffe e galera… 😉
    un abbraccio
    Tomas

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