L’ego della bilancia

L’ego della bilancia

Dura la vita dei libri! Troppo ignorati? No, perché devono vedersela con un universo, minaccioso e multiforme, di recensori nefasti.

Che palle. Sì, proprio quelle lì. Le sento rovinare al suolo, scorrere sul piano inclinato che è la vita dell’autore, inciderne la superficie con quel suono di lama che tormenta il ghiaccio.
Succede quando leggo alcune recensioni dei lettori.

Prendete una bilancia. Su un piatto piazzateci l’ego del recensore, sull’altro il libro (che vuol dire la storia, chi l’ha scritta, chi l’ha scelta e lavorata). L’io del primo in certi casi dev’essere bulimico, ché si pappa i poveretti sprovveduti che stanziano dall’altro lato. Tritura sillabe, guizzi, colore, idee… e restituisce il suo sacro giudizio.

Difendo con convinzione il diritto di critica, indipendentemente dalla cultura e competenza di chi la fa: un contenuto fruibile è passibile di giudizio. Quindi, le invettive di Roberto Cotroneo contro i killer-cavernicoli che sparano giudizi su Amazon sono risibili – oltre a collocarlo nella scomoda posizione del contro-rosicone – soprattutto la parte secondo la quale gli “scrittori andrebbero rispettati”. Io allargherei agli umani ché il rispetto non dovrebbe essere di categoria (poi divento cattiva e penso a degli esponenti molto illustri ma poco rispettabili della suddetta schiatta).
Però, su un punto concordo: alle volte i commentatori “sono dei cavernicoli culturali e credono di essere dei fini intellettuali”. Capita con le recensioni che assumono le seguenti derive:

  • Pippozzum Roba di narratologia, citazionismi e regolucce varie. Una raffinata tecnica per la gestione del rischio di incremento demografico dei lettori, meglio nota come il “gioco del cecchino”. Se leggi commenti così, desideri smettere, non solo di leggere ma pure di vivere.
  • Il sovversivo È quello che se c’è un’etichetta – giallo, noir, thriller… – gli prende il panico. E deve assolutissimamente spiegarvi ché quello NON è un giallo, un noir e un thriller ma… e il “ma”, ovvio, è come una ampolla che racchiude tutta la sua saggezza. Estratto di acume per curarvi meglio dall’ignoranza, signori miei.
  • Supercalifragilistichespiralidoso Cioè suona bene ma non vuol dire un cazzo. La recensione è una spirale di aggettivi, avverbi e sostantivi persa in una selva di oscura grammatica. Finito di leggere il crash test di “issimi” e “mente”, è come scendere dalle montagne russe. Invece delle gambe, tremano i neuroni.
  • Secondo me Subdola abilità per cui l’ego del recensore finge di giocare a nascondino. Badate bene che secondo lui tutti gli altri non hanno capito un tubo, ché secondo lui solo lui ha capito. Tutto. E voi, ovvio, siete “gli altri”.
  • Vostro onore, lessi, lo giuro! Se il recensore ha la coda di paglia, l’unico scopo del suo commento è manifestare un dato: il genio che vi parla, signori, ha anche letto il libro di cui blatera. Wow. Di solito questo tipo di recensore ha il vizietto dello spoiler: parte dalla fine, vi sciorina tutti i colpi di scena, i dettagli, le chicche. Al termine della sua dettagliata opinione, fate prima a bruciarlo che a leggerlo il libro.

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Per amor di precisione: negli anni, temo di aver compiuto tutte le scelleratezze sopra elencate. Ma voi, voi che siete in tempo, fermatevi! Partite dal banale presupposto che le autopsie si fanno ai cadaveri, non ai libri, e che assistere alla dissezione di un corpo è spassoso quanto essere il morto. Questo, ovvio, se si impugna il bisturi come fosse un machete.
Gli appassionati lettori si rintracciano anche nelle stroncature: semplici, dirette, eleganti, ironiche, motivate, rispettose, originali… che, zittito l’orgoglio, sono gustose da leggere pure per chi è oggetto della critica. Il resto? Due palle!

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34 Comments

  • “contro-rosicone” -> super-lollone 😀

    Tanto per buttare benzina sul fuoco, io e altri tre neanderthaliani gli abbiamo risposto per le rime, ma quel briccone non si decide ad approvare i nostri commenti (questa è l’ipotesi ottimistica, quella realistica è che siano nel cestino da un pezzo). Ecco, se voleva farmi diventare un rosicone c’è riuscito!

    • Eh, ma io li voglio leggere i commenti! Postali, postateli qui 😉

      • zì badrona! 😀

        Ecco il mio, delicatissimo.

        Il tuo commento deve ancora venire moderato.

        io vedo un grande equivoco. Un conto sono le recensioni negative argomentate, un conto le stroncature gratuite, e qui si mischiano allegramente le due cose come se fossero entrambe frutto di invidia (ma di chi?) o rosicamento (ma de che?). Se io su Amazon stronco “Ti prego lasciati odiare” perchè è scritto da cani, con una storia banale, caratterizzazioni inesistenti e la luna che diventa un pianeta, perchè dovrei essere un rosicone? Di chi dovrei essere invidioso? Manco potrei essere livoroso per aver pagato una schifezza di libro perchè mi è stato regalato. Sono un mediocre che scrive stupidaggini biliose? No, sono un utente che dice la sua, di un libro come potrei farlo di qualunque prodotto in vendita su Amazon. So’ finiti i bei tempi in cui si potevano vendere schifezze che la gente comprava a scatola chiusa, adesso esistono i feedback degli utenti, e ci vuole veramente poco per vedere la differenza tra una recensione onesta e una esaltazione marchettara o stroncatura gratuita.

        Detto questo, rosiconi e invidiosi non esistono, chi li evoca solitamente sta cercando qualcuno di indefinito a cui dare la colpa.

        • Invece mi pare delicato come commento. Non dici proprio nulla di rissoso, difendi un punto di vista e lo argomenti. Spero che sia in moderazione, altrimenti il tutto perde di senso. Voglio dire se scrivi un post così e non permetti contraddittorio che lo scrivi a fare?

          • Il tuo candore mi commuove, davvero. Secondo me lo ha cestinato, mi pare ovvio: fai un post contro le recensioni negative, ti recensiscono negativamente il post e tu approvi? Se lo fai sei un pirla! 😀

          • No, non è vero. Dimostri che il punto era un altro (ignoro quale sia) e lo spieghi.
            Occhei, sì, lo ha cestinato…

          • LI HA CESTINATI, per la precisione. Erano almeno tre (io, oBBroBBrio e Madeddu).

          • Sempre voi tre, eh, ma non vi vergognate! Sempre a dire in rete cose sensate! Basta! Via! Raus!

        • concordo con Impossiball. Ma io son di parte, essendo un fustigatore.

          • Dai, incolla la tua risposta anche tu, mi incuriosisce conoscere tutto il contenuto del cestino 😀

          • Sì, sì!

          • Viva i fustigatori, suvvia. Il problema è la fuffa, solo quello.

      • Il mio non è più recuperabile, sono arrivato tardi.

  • Intervengo (poi giuro che sparirò per un po’ per non inflazionare il blog di Chiara) con una tabella valutativa che ho preparato qualche tempo fa per recensire i libri sul sito anobii, che permette di assegnare da una a cinque stelline:
    1 stella.
    È carta da mettere in fondo al bidone marrone, per assorbire i liquami dell’organico. Se è un libro di narrativa è un concentrato di luoghi comuni, di banalità e scorciatoie, oppure è scritto da Alain Elkann. L’autore/autrice non può andare impunito. Il video di lui/lei mentre si fa un enteroclisma deve essere messo su youtube e deve comparire a pieno schermo, in una finestra popup, ogni volta che si cerca una nuova ricetta su giallozafferano.it.
    Eterna vergogna per chi non ha la minima cognizione del proprio talento mancante. I libri non si bruciano perché sarebbe fascista, ma gli autori e gli editori che ingannano i lettori con copertine, pubblicità, recensioni comprate e retro alette millantatrici si possono sciogliere nell’acido senza sensi di colpa.
    2 stelle.
    Libri inutili, ma non del tutto, perché c’è sempre il piacere di finirli e la soddisfazione di commentarli. Frasi fatte, situazioni improbabili, eroi impossibili si alternano nel provocare la nausea. Se l’autore si suicidasse, sarebbe ricordato con affetto. Se, invece, volesse continuare a scrivere, gli si dovrebbe comunque provocare impotenza coeundi e, soprattutto, generandi, per evitare che il suo DNA si diffonda. Per lo stesso motivo, se donna, obbligo di bidet al peperoncino nei giorni fecondi e, per sicurezza, anche negli altri.
    3 stelle.
    È un libro che lascia il segno: un giorno lo finisci e ti rendi conto che l’avevi già letto. Ma ciò non basta per rovinare la giornata, perché comunque è un libro accettabile, magari da regalare a Natale. Magari c’è pure un’idea, che forse non è ben sviluppata. Oppure il libro è scritto bene ma i dialoghi sono così così. Oppure è soltanto tradotto male. Comunque è un libro che ti ha accompagnato per ore o per giorni, salvandoti dal pericolo di stare da solo con te stesso, mentre aspetti in auto o sul sedile di un treno. All’autore si può dare una seconda possibilità, ma una soltanto.
    4 stelle.
    Ohhh! Un bel libro: grandi storie (ma anche piccole) grandi personaggi e quindi grandi emozioni, senso di partecipazione. Tutto quello che cerchi in un libro: svago, nuovi pensieri, confronto, partecipazione. Uno di quei libri che ti fanno sentire un lettore e quindi molto più solo degli altri esseri umani, in ogni caso un diverso, che è sempre una bella sensazione.
    5 stelle.
    Chiudi il libro e rimani a guardare il retro chiedendoti dove hai sbagliato. Perché qualcosa nella vita lo hai sbagliato di sicuro: qualche sentimento, qualche parola con tua madre, con tua moglie o con tuo figlio. Te lo hanno appena dimostrato. Sono i libri che scombussolano dentro, rimescolano i cromosomi, scuotono come uno shaker e quando i sentimenti finalmente precipitano, in genere sono messi meglio di prima. Peccato che l’effetto non sia permanente.

    • l’enorme divario che passa tra un *** e un **** vedo che è condiviso: io provo una sofferenza ATROCE a non poter dare il 3,5 su Anobii, e ogni volta passo dei laceranti quarti d’ora a decidere tra 3 (troppo poco, dai) e 4 (no, vabbè, troppo).

      • Che vita infame che avete voi commentatori su aNobii. 😉 😉 😉

        • Guarda che è un problema serio! Cioè, passi che ogni volta che penso “questo è da 4,5” lo abbasso a 4 e amen, se era da 5 gli davo 5 direttamente. Ma la mancanza del 3,5 è proprio una cattiveria gratuita, come le stroncature non argomentate :p

          • hai ragione, è come se mancasse il sette a scuola Eccheccacchio!

          • No, no, no, a voi non fa bene aNobii…

          • Precisamente!

    • Scusa se commenti così mica inflazioni, migliori!
      Il punto uno andrebbe stampato e mandato in dono a una lista di autori meritevoli…

  • Secondo me il principio è sbagliato. Non è il recensore ad essere troglodita. È l’intera umana senescenza che dai tempi della mazza (dei mazzi) e della clava non è mai riuscita a evolversi. In verità occorrerebbe andare tutti verso il comune precipizio, e come in un abbraccio librarsi nel vuoto, in silenzio, nell’attesa del botto (e della botta). In questo contesto un commentatore troglodita se lo metti o lo rimuovi vale per quel che è: un neo nella quiete pallida del tempo.

    Ops.. Scusa Chiara, ho appena visto True Detective e mi si è impallinato sul labbro il personaggio di Rust… 🙂

    • Ahahaha posseduto da Rust! Comunque sì, basta inquadrare e scegliere l’interlocutore. Gli altri sono rumore.

    • mi piace da morire Rust!!! Stavo quasi quasi pensando di buttarmi sulla recensione seria e credo che non lo farò. Bel post Chiara, come sempre. anche quando ti fanno arrabbiareee 🙂

  • Io fossi in Cotroneo taglierei la testa al toro (chiedo scusa agli animalisti, è una frase fatta e Chiara può testimoniare) e per evitare i trogloditi basterebbe un gesto di umiltà semplice. Tu scrittore, appena pubblichi il tuo libro, vai subito a commentare su Amazon e ti stronchi da solo. Una stella e vanti il tuo livello infimo. A quel punto il troglodita di turno, defraudato del suo sacrosanto diritto di stroncarti, si sentirà in dovere di evolversi e lodare il romanzo che nemmeno il suo esimio autore è stato in grado di comprendere.

    Poi chiaramente da italiano furbesco, dopo i tanti 5 stelle trogloditi/evoluti (non parlo di politica Beppe) lo scrittore rimuove il suo commento. Quel che rimane è un mondo – commentato – migliore.

  • La mancanza del 3 e mezzo mi ricorda le stelle degli Hotel, quando mia mamma soggiorna in un 3 *** sperando che viri verso il 4, accade, e poi se è un 3 e basta ci rimane quasi male e l’anno dopo o 4 dichiarate o niente. Un bacio a tutti, vado a prepararmi la mia cena, che più di 1 * sta sera non merita.

  • Tanto per dimostrare (come se ce ne fosse bisogno) che a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca sempre, ecco comparire tra i commenti quello di un tale Mario Borghi, che dal nome presumo essere una brutta persona, dice: “Il lettore medio riconosce i giudizi critici dalle offese gratuite”.

  • Chiaretta fai un saltino da me 😀

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