Cepell: un Centro di inutilità permanente

Cepell: un Centro di inutilità permanente

Il Centro per il Libro e la Lettura (Cepell) è un istituto autonomo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e ha il compito di divulgare il libro e la lettura in Italia e di promuovere all’estero il libro, la cultura e gli autori nazionali. Tutto molto bello ma nei fatti cosa fa? 

Era il primo aprile 2014 (data profetica, direi) e Romano Montroni diventava presidente del Cepell, il Centro per il Libro e la Lettura. Questo curioso aggeggio burocratico avrebbe il compito di divulgare e di promuovere, in Italia e all’estero, il libro, la cultura e gli autori nazionali.
Wow.
«Credo molto nel Centro per il libro e la lettura» disse il ministro Franceschini «perché rappresenta un importante luogo di collegamento che può essere di aiuto per diffondere la cultura nelle scuole. Un uomo come Montroni che ama i libri e ha insegnato a centinaia di persone ad amarli sarà preziosissimo per questo lavoro.»
Doppio wow.

In effetti Romano Montroni vanta un curriculum di tutto rispetto: docente nel Master in Editoria cartacea e multimediale diretto da Umberto Eco presso l’Università di Bologna, dal 2001 docente della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri di Milano; uno che inizia a fare il libraio molto giovane per Feltrinelli, a 27 anni dirige già la sua prima libreria, poi passa a capo delle Librerie Feltrinelli e ci rimane per quaranta anni. Dal 2005 collabora alla realizzazione della catena Librerie.Coop. È considerato un innovatore, un guru della distribuzione libraria.

Montroni parve entusiasta dell’incarico: «Sono molto emozionato, perché la lettura è una questione vitale per la vita culturale del nostro Paese. Impiegherò tutte le mie energie e cercherò di coinvolgere addetti ai lavori e istituzioni per affrontare un problema – la scarsa propensione degli italiani alla lettura – che deve assolutamente essere risolto! Farò del mio meglio per mettere a punto una serie di iniziative che possano far scoprire la gioia di leggere a chi ancora non la conosce».
E anche noi fummo entusiasti, ché si sperava in qualcosa di buono. Va anche detto, però, che far peggio del suo predecessore Gian Arturo Ferrari era una impresa quasi impossibile (predecessore che, in questa Italia degli intrombabili, è diventato presidente del comitato scientifico dell’istituto). Ma Montroni è uno che le sfide le raccoglie e così, armato di cucchiaino, insieme con i suoi collaboratori gratta con solerzia il fondo del barile.

Screenshot 2014-11-22 10.47.19Da qualche giorno, infatti, il sito del nostro rinomato Centro è inaccessibile. O meglio è “in corso di allestimento”. Ah, meno male, temevamo fosse colpa del Nulla che avanza, la storia infinita del nostro Paese.
Screenshot 2014-11-22 10.37.51Invio un tweet al Centro chiedendo spiegazioni, ma si vede che il Centro è indaffaratissimo a risolvere i problemi sul sito, ché non risponde nessuno nessuno. Non mi degnano neppure di un piccolo “crepa!”. Niente.
A ben guardare il Centro è indaffaratissimo da giorni… visto che è dal 29 ottobre che non comunica con i suoi amati follower (Siete 2.232, defollowatelo in massa!). Neppure un misero retweet. Niente. Cioè, per farvi capire, mentre librai, lettori, autori si smazzavano Milano BookCity cercando di sopravvivere ai 900 eventi questi del centro che facevano? Un cazzo. Almeno a livello di comunicazione. Niente eh. Al Centro per il Libro e la Lettura di questo Festival non è fregato un tubo. Niet! Inutile che vi dica che, sul suolo italico, dal 29 ottobre ne sono accadute di cose intorno ai libri: mi basta citare la campagna #unlibroèunlibro, ma tra festival, rassegne, incontri c’è l’imbarazzo della scelta.

Andiamo su Facebook e scopriamo che 22 ore fa (probabilmente dopo il pezzo di Raimo, quello da cui ho appreso la notizia del sito in down)Screenshot 2014-11-22 10.34.26 hanno comunicato con un post i problemi tecnici. Problemi che però sussistevano almeno da giovedì (e “almeno” significa: chissà da quanto questo benedetto sito è ridotto così; oddio, prima era un chiodo ma almeno si apriva).
Comunque sia, un tempismo da paura.
E anche su Facebook i signori del Centro spiccano per solerzia nel dare informazioni e coinvolgere i lettori. A parte un post fikissimo sul “Concerto del Maestro Ambrogio Sparagna, musicista e cantastorie”, datato 31 ottobre, e il video invito a seguire la presentazione di “Divina di Giovanni Ciacci” (no, comment) non trovate niente. Cioè il mondo dei libri per i signori del Centro si ferma con Libriamoci. Da lì in poi immaginate delle mastodontiche colonne d’Ercole…

cepellEssendo ottimista di natura son certa che il Centro invece sia attivissimo, prolifico, pregno di idee e progetti. Che sia popolato di individui capaci, stacanovisti pronti a lottare per la cultura! Ma se tutte le belle idee e i bei progetti, signori, non li comunicate a nessuno a che cavolo servono?
E se non avete idee e progetti vostri – c’è crisi, si sa – son certa che siate attenti a quelli di chi lavora davvero per i libri e i lettori. E allora perché non li condividete con il mondo, signori? È solo uno sfortunato caso che il vostro sito sia giù e che sui social siate attivi ed evoluti quanto le scimmie di 2001 – Odissea nello Spazio? Se non coinvolgete lettori, scuole, festival, enti, Voi, a che cavolo servite?
A niente servite. E questo non lo dico io, lo urlate voi con la vostra ingloriosa inconsistenza.

P.S. delle ore 16.00: domandatevi quanto costa questo organismo ministeriale, non domandatevi con che soldi si mantiene ché altrimenti vi va di traverso il weekend. Cercate di ignorare il fatto che – perlomeno sui social – sarebbero più attivi e comunicativi due ragazzini nelle pause tra un videogioco e l’altro. Però sappiate che l’Inutilità ha una sede: Via della Lungara 230, Roma. Eccola. 

sede Centro per la lettura4Nel 2012, Flavia Cristiano, tuttora direttore del Centro scriveva: «La sede del Centro – il citato palazzetto di via della Lungara – è di proprietà demaniale e fa parte del complesso di edifici dell’Accademia dei Lincei. Le necessità riguardano quelle di ogni ufficio, pubblico o privato che sia: vi lavorano 26 impiegati» avete letto bene 26!

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20 Comments

  • Ecco, QUESTO è un post utile. E “vibrrante”, come direbbe Crozza. 😉 Brava Chiara!

  • Sicuramente stanno leggendo e quando si legge, si sa, si deve far silenzio. Piuttosto, ma perché CEPPEL con due “P”?

    • Per ricordare i Ciappet. No, errore mio! Freud potrebbe parlare per ore… (Ciappet, chiappe o meglio, le natiche, in dialetto milanese.)

  • Un altro mattoncino triste edifica l’Italietta della non cultura. Se fosse stata ‘na robba de calcio, vedi come tutto fermentava. Settimana prossima me lo fai un post positivo? 😀

    • Ma questa settimana son stata bravissima son stata! Tre libri il lunedì, un ottimo esordio il martedì, Aldo ha suggerito un libro che gli è piaciuto, io ieri un film che mi è piaciuto! Più positiva di così non posso! 😉

      • I libri e gli autori sono sempre positivi, anche i Tritatrame di Aldo lo sono, perché divertono, ma il post di oggi e quello sulle librerie di catena ahi ahi ahi. L’inghippo sta sempre lì: il piatto forte c’è ed è pure buono, il contorno riesce a rovinare i piatti migliori. Ricevuto il mio Tramando?

        • Ah, lo so, lo so a cosa ti riferivi… non per nulla ho glissato. 😉
          Tramando? Controllo subito!

        • Eri nello spam 🙁
          Colpa del nome strano del file, forse. Boh…
          Ricevuto, comunque!
          Buon weekend,

          Chiara

  • Grazie, finisco spesso in spam, non è un buon segno 😀 torno di là, a scrivere. Perché il bello di scrivere e scrivere, fanc il contorno triste.

  • Cioè, questi sono un organismo pubblico? Prendono uno stipendio pagato da noi? E quanto prendono, lo sai? E denunciarli? Guariniello ci va a nozze con queste cose, peccato sia fuori giurisdizione

    • Organismo pubblico. Già. Un presidente, un direttore, 26 dipendenti per fare cosa? Non lo so.
      Cioè a parte Libriamoci e le solite indagini sulla lettura, utili per carità ma sterili se non seguite da fatti, direi che è il nulla. Fatti un giro sui social, se hai due minuti da buttare. C’è da mettersi le mani nei capelli…

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