Non retribuiti per professione

Non retribuiti per professione

Sono un esercito e in Italia sostengono il comparto culturale. Ma se il volontario annienta un impiegato, la sua non è più solidarietà o altruismo ma concorrenza illecita, qualcosa che non genera valore, ma lo distrugge. 

Oggi giochiamo agli indovinelli. Lo sapete cosa hanno in comune:

Un esercito di volontari e stagisti disponibile gratis o, quando va bene, ripagato con rimborsi da fame e qualche altro benefit (crediti universitari, per esempio o come per il Festival del Giornalismo, l’alloggio). Gente accomunata dal fatto di non costare o costare pochissimo e dal non avere alcuna professionalità per svolgere quel ruolo: se non vuoi pagare, signora mia, tocca accontentarti dell’assenza di specializzazione del personale.

Sull’italico stivale non si scompongono, infatti l’anno scorso il sinistro dei Beni culturali Franceschini prevedeva “per diffondere la cultura tra le giovani generazioni” (risate) di impiegare nei musei, negli archivi e nelle biblioteche duemila volontari, retribuiti con circa cinquemila euro lordi annui ciascuno (più o meno 300 euro netti al mese). Roma Capitale non è stata da meno e intendeva impiegare in sette musei capitolini volontari retribuiti 12 euro al giorno per quattro ore di lavoro. Voglio dire, se proprio desiderate farlo gratis, andatevene a Londra, non vi pagano ma offrono vitto, alloggio e spostamenti. E magari imparate una lingua.

Pausa. Visto che parliamo di Londra. Ogni associazione, centro o circoletto che organizza un evento culturale e ha bisogno di sfruttare essere umani in varie mansioni, cita le Olimpiadi del 2012 per giustificarsi. Ora, a parte che un conto è rendere possibili le Olimpiadi, altro è mettere in piedi la fiera del libro di Pizzopuzzo, se guardate il video, capite subito che lo spirito è un tantino diverso dai nostri spottoni per il “lavora gratis e diventerai famoso!”. Il concetto qui è: ti farai un mazzo tanto facendo lavori niente affatto glamour. (Lo dice assai bene Federica Aceto qui)

Nessuno nega il valore umano del volontariato. Il volontariato è prezioso, indispensabile per la sopravvivenza di una specie e di quanto di valore ha creato. Dovrebbe però esistere anche il volontariato. Ma in Italia, a causa di politiche folli (lo 0,7% della spesa nazionale è destinato alla promozione di attività culturali), ruberie e altre amenità è diventato un modo per tamponare le falle perché, si sa, “mancano fondi”. Così il settore culturale campa grazie alla generosità di giovani e meno giovani, visto che gli over sono numerosissimi (e c’è una bella differenza tra dedicare il proprio tempo libero beneficiando di una pensione e impiegarlo non avendo di che campare). Qualche dato? Nel 2012 erano 800mila i volontari (qui trovate altre cifre interessanti). Assumere? Vorrebbe dire pagare, ovvio, ma pure selezionare le persone più adatte a ricoprire il ruolo, farle crescere… uno spreco, no?

E così noi affidiamo i nostri archivi, le biblioteche, le chiese, le dimore storiche, gli eventi culturali, le fondazioni, i parchi, i siti archeologici… alla passione delle persone o alla disperazione di chi, piuttosto che stare a casa, sceglie questa opzione. Il volontario dovrebbe essere invece una persona che dispone di tempo e di denaro sufficiente per vivere: non si fa volontariato per lavorare ma, lavorando, ci si può permettere di
fare volontariato.

Scrive la storica dell’arte Antonella Gioli in De-tutela, «il ricorso al volontariato aggrava la già critica situazione occupazionale. Semplicemente, toglie un posto di lavoro, che sia di un tecnico o no, restauratore o custode, contravvenendo a uno spirito di giustizia e solidarietà, soprattutto se svolto da persone in pensione. Certo, in molti casi è l’unico modo per garantire l’apertura di chiese e monumenti, ma è un ricatto che paghiamo troppo caro (…) Ancora più inquinante, è la pratica di riconoscere un “rimborso spese” variamente motivato ai volontari o meglio all’associazione di volontariato: se la prestazione è pari a quella che darebbe il professionista, allora è sfruttamento; se è di livello inferiore dà come risultato un costo comunque, un posto di lavoro perso, un servizio peggiore. Soprattutto, ancor più del “volontariato gratuito”, il “volontariato mezzo pagato” svaluta il lavoro, la competenza anche specialistica formata con lo studio».

E la nostra cara e vecchia editoria, non è da meno, anzi lei è una potente sostenitrice della passione! Devono avere passione i correttori, i redattori, i traduttori… tutti devono avere passione e devono averne da vendere e fin da giovani (ormai li prendono alle medie i volontari). E mi pare giusto, ti aspetta una vita di recupero crediti, se va bene, meglio decidere di lavorare direttamente gratis. Almeno non ti fai il sangue amaro, no?

*Il link non è più disponibile.

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28 Comments

  • Ai miei tempi anch’io ho fatto volontariato, per un anno. Si chiamava obiezione di coscienza.
    C’era una piccola clausola però. Se una volta rifiutato il fucile, ti rifiutavi anche di fare il volontario, ti mettevano in prigione direttamente senza passare dal via. Ti pagavano 5 mila lire al giorno. Dovevi essere presente tutti i giorni ed era vietato ammalarsi. Col tesserino avevi la riduzione per i cinema e se capitavi in un ente in cui si faceva poco o nulla o ti rigiravi i pollici o potevi leggere infiniti libri. Ti costringevano a fare il volontario, qualche groppone amaro te lo dovevi ingoiare per forza. Però ero ragazzo. Bei tempi.

    • Ah, lo so, era una bella tassa… ma aveva anche i suoi lati buoni questo anno sabbatico a contatto con l’assurdità. Questo, ovvio, lo desumo dai racconti folli che tanti amici mi hanno fatto. Ma, appunto, non era un lavoro. Neppure vero volontariato… era una specie di pausa dalla vita. Evviva gli infiniti libri! 😉

      • Immagina se ci fosse stata la leva obbligatoria con la relativa obiezione.
        Che bell’esercito di schiavi per l’Expo.

  • Il re è nudo.

  • Eheh, la voce dei bambini, sacrosanta verità. 🙂
    Ho sempre detto che piuttosto di svendermi e lavorare gratis, me ne rimango a casa a coltivare un orto. E l’ho consigliato a molti amici che erano entrati nella spirale del “beh, intanto comincio così, poi entro nel settore e man mano cresco, mi faccio un nome e delle conoscenze”. Non è mai successo. La spirale va verso il basso, non in ascesa.
    Però, siamo sicuri che il problema sia chi si offre a lavorare gratis? Non è che forse la questione va vista dall’altra parte? Ovvero che nel nostro paese in generale, anche quando si chiama l’idraulico o l’elettricista, si tende a svalutare la professionalità?
    Io che “lavoro col compiuter” mi sento dire ogni giorno che anche il pizzaiolo sotto casa mia “fa siti web”. Ma non sarebbe meglio se il pizzaiolo si specializzasse nei lieviti madre o nelle farine integrali, senza glutine, bio, ecc??

  • “Ma sono stupide?” Eh, un pelino. Non in senso assoluto, ma nel senso di non capire, tra le altre cose, che ammazzano il mercato. E, come dico sempre io, guadagni di più ad andare a stirare, che non sarà il massimo, ma 10 euro all’ora a Milano le prendi di sicuro, anche 12. Al massimo nel mentre ascolti un audio libro. Come dite? Non si fa esperienza in campo culturale? Ormai credo che anche l’esperienza sia sopravvalutata, tanto poi non te la riconoscono, o arriva qualcuno che aggratis ti porta via il posto, e fa niente se tu hai esperienza, maturata con il volontariato, e l’altro no, l’altro non si fa pagare. Vediamo chi vince?
    Vado a stirare, risparmio i 10 euri e mi compro un libro 😀

    • Sono stupide quelle che del “gratis” ne fanno una professione. Ovvio. Ma ahimè non sono pochi e molti manco per le iniziative culturali, che son senza soldi, molti lavorano gratis per chi i soldi li ha. E se li tiene 😉

      • Poi arriva il Vippone al quale danno un gettone di presenza grande come una cabina del telefono, ché tanto hanno risparmiato prima con i volontari.

    • Perché non ci ho mai pensato? Io guardo la televisione proprio per non guardare i colletti delle camicie quando stiro e non mi è mai venuto in mente di ascoltare un audio libro! Sono stupido, come dice Satanana.

  • Ciao, uno dei link che hai indicato adesso non porta a nulla. L’evento cui era collegato è scomparso. Un evento legato al volontariato a favore di un noto festival letterario sardo. Che strano.

  • Lavoro nel mondo delle biblioteche (di pubblica lettura) che sto per abbandonare. Pur essendo preparata, formata in modo adeguato + il pezzo di carta che lo testimonia ufficialmente.
    Per “lavorare” ho dovuto fare il servizio civile dopo il tirocinio e adesso a distanza di tempo lavoricchio, un po’ qui e un po’ là.
    Sto per lasciare il campo, molto tristemente perché non c’è speranza. I miei colleghi giovani continuano a sperare, a dire “cambierà qualcosa”, ma io la vedo diversamente. Vedo comuni che ne inventano ogni giorno per pagare il meno possibile e anche quando vieni meno alla tua professionalità preferiscono sempre qualcun altro (sia mai che un giorno io possa pretendere di più proprio grazie alla mia professionalità).
    In un comune molto grosso della toscana (non mi ricordo quale purtroppo) hanno fatto un bando, un BANDO, per cercare VOLONTARI che si occupassero della biblioteca. Follia più presa in giro visto che era stata pubblicata sotto “lavoro” in aib-cur.
    E anche in altre biblioteche dove sono passata, i volontari abbondano. Grazie a loro la biblioteca può stare aperta un giorno in più, un giorno in cui magari avrebbe potuto lavorare qualcun altro (non per forza io) con la dovuta preparazione. Non gliene frega niente a nessuno.

    • Sì, fenomeno tristemente tipico delle biblioteche, e ho trovato in diverse realtà grandi e piccole bibliotecari volontari eccezionali e bibliotecari pagati dalle scarse doti professionali.

      • Come se il bibliotecario fosse un mestiere che non richiede professionalità. È una delle questioni, la gratuità mette le competenze non in secondo ma in ultimo piano.

    • Un bando per volontari. Meraviglioso.
      Mi fa venire in mente di quel professore in Cattolica (ma ce ne sono tanti, ho letto una cosa simile pure su un blog) che, orgoglioso, decise di rimanere dopo la pensione e fare lezione gratis. Che nobile gesto, con tutti i giovani in attesa di cattedre…
      Grazie, Silvia, e in bocca al lupo! (Facci sapere come va.)

  • “non si fa volontariato per lavorare ma, lavorando, ci si può permettere di fare volontariato”. Hai detto tutto.

  • OT
    Carissima ed imprescindibilissima CBM, ma quando ce lo fai un articolo sul diritto d’autore inteso nei suoi meccanismi più stravaganti e sorprendenti?
    Una grande sceneggiatore vivente sostiene che “prima di raccontare una bella idea anche alla vostra mamma, depositate, depositate, depositate. Una copia, firmata in ogni pagina, alla SIAE, sezione OLAF, Viale della Letteratura 20…”… Ma ancora senso pensare di tutelare un’idea e/o un soggetto? E nell’era della condivisione in tempo reale, non è la condivisione stessa a garantire la tutela d’un idea? Oppure un’idea sparata su facebook piuttosto che tracciata dalla data di spedizione di una email non vale nulla solo perché sprovvista di bollino SIAE?
    Ecco, parliamone. Anzi: facci un bell’articolo, carissima CBM 😀

    • EC: Un grande sceneggiatore… Ma ha ancora senso… tutela d’un’idea… (amen)

      • 🙂

      • Ah, la tastiera è il nemico, lo so. 😉

        • No no, ignorante ignorantissimo, io… 😉

    • Ottimo spunto! Sarà fatto.

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