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4 Comments

  • I motivi per cui un autore scrive sotto pseudonimo possono essere i più disparati. Per quanto riguarda il sottoscritto, si tratta di una ragione semplicissima: svolgo un lavoro che mi porta quotidianamente a contatto con il pubblico e non desidero che l’attività della scrittura, per me necessariamente secondaria, interferisca con la mia professione principale.
    Due domande:
    1) un “sì” condizionato come quello dell’operazione Mondazzoli, con tutta questa serie di paletti e obblighi, è un vero “sì”?
    2) com’è possibile che vi sia un premio letterario i cui competitors non sono ancora stati pubblicati ma già si conoscono?

    Un caro saluto e Buona Pasqua.

    M.

    • Tu rientri infatti nella categoria “ragioni di sicurezza”. E mi pare molto sensato.
      Il sì, in realtà, è un ni o un so. E ancora non capisco bene i soldi dati a Più libri più liberi… il criterio di assegnazione, intendo.
      E la risposta al punto due è: non dovrebbe essere possibile.
      Buona Pasqua!

  • “…si stranisce per un mestiere ormai vecchiotto: il social media manager.”
    Ognuno potrebbe…studiare un pochino prima di scrivere.
    Ma siamo sicuri che Serra non abbia cambiato ghostwriter per i suoi articoli??? 😛

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