La madre di Eva – Silvia Ferreri

La madre di Eva – Silvia Ferreri

Questo libro si apre con una mamma in sala d’attesa. Una madre che, più aspettare, è una presenza. Lei c’è. Lei tiene il punto. Lei è lì per dimostrare a sua figlia che la ama.

Capiamo presto che si tratta di un ospedale e che sta avendo luogo una operazione. Di cosa si tratta? Non è tanto ciò che sta accadendo ma ciò che rappresenta: una trasformazione. E quando si assiste a un cambiamento è inevitabile domandarsi: perché sta accadendo?

Non mi senti e non mi vedi ma sono qui. Non ti lascio. Ho promesso che ci sarei stata fino alla fine e sono qui. Ti ho portato in capo al mondo a farti smembrare come un agnello sacrificale e resto con te fino al compimento di questo sacrificio estremo. Fino a quando tu non sarai più tu e al posto tuo ci sarà una persona nuova.

C’è una donna che ripercorre la sua storia in sala d’attesa. Rievoca i piccoli e grandi passaggi che l’anno portata da donna all’essere una mamma. Capiamo che cosa significhi davvero per lei tutto questo. Il desiderio, la gioia ma anche il timore di commettere degli sbagli, piccoli e grandi, sbagli che magari potrebbero aver prodotto crepe, cambiamenti, disagi. Che avrebbero potuto anche impedire a sua figlia di accettarsi. C’è anche la vergogna di madre che sa di non aver accettato e, spesso, di essersi vergognata.

Non dicono più nemmeno la madre di, semplicemente la madre. Sono sola, ho scelto di percorrere questa strada senza nessuno. Ho scelto di portare questo peso con te, perché tu sei mia e sei sempre stata mia e se un errore abbiamo fatto, l’abbiamo fatto insieme. Non leggo, non parlo con nessuno, non ho la forza. Aspetto e seguo pensieri che arrivano a onde, poi si fermano, poi tornano.

Perché Eva è stata una bambina diversa da come lei aveva immaginato ed è cresciuta in modo diverso. Eva voleva essere un’altra lo ha desiderato tanto che adesso lo sta facendo, adesso sta cambiando.

Pensavamo di essere preparati. Ma un conto è leggerlo sui libri e parlare con qualche psicologo; un altro è prendere un volo, un taxi, un albergo per andare a incontrare il carnefice di tua figlia, per sederti davanti a uno che ti spiega per filo e per segno come taglierà la tua bambina in dieci parti buttando via qualcosa e riadattando il resto.

E intanto l’operazione procede. Ci vogliono sette o otto ore così le hanno detto i medici. E mentre attende vengono fuori ricordi che parlano di incomprensioni, risentimenti… e poi ci sono le domande, prima tra tutte: è la cosa giusta? È bene accogliere, capire o opporsi? Perché c’è la paura, anzi il terrore, di non saper riconoscere uno sbaglio, sapendo che non sarai tu a farlo, ma tua figlia e che questo errore – se è davvero tale – potrebbe avere delle conseguenze devastanti nella vita di questa persona che ami e che hai messo al mondo e che adesso stai facendo rinascere una seconda volta.

Ho chiuso le mani sulle tue, ho guardato il tuo corpo per l’ultima volta. Così come te l’avevo fatto. Speravo bastasse. Le madri sbagliano sempre. Io evidentemente di più.

Un monologo davvero toccante che parte dal presupposto che ci fa un po’ paura: le madri sbagliano sempre. Ma alcune sanno esserci anche quando dentro a una sala operatoria c’è la loro bambina, che ormai è una donna di diciotto anni, che ha deciso di cambiare sesso.

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2 Comments

  • Brividi veri.
    Io ho un’amica che ha cambiato sesso. E ho sempre detto che questa è la cosa più dura che la vita può farti affrontare. Per chi ci è dentro e per chi ci è intorno, la madre per prima.

    • Brividi e storie difficili. Ma è così bello vedere che il punto è esserci.
      Rasserena… 😉

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