Corsi di scrittura: servono? Cosa si impara?

Corsi di scrittura: servono? Cosa si impara?

Corsi di scrittura per diventare narratori o poeti. Nel nostro Paese le scuole, oltre a quelle molto note come la Holden, aprono di continuo; ma che cosa si impara e che cosa ci si deve aspettare da questo percorso di studio? 

Corsi di scrittura. Scuole di scrittura. Nomi noti a parte, piccole e grandi realtà sorgono di continuo in tutta Italia con l’intento dichiarato di aiutare gli autori a… fare che cosa? Affinare il talento? Imparare a scrivere un racconto o un romanzo? L’argomento è sempre caldo, ma – opinioni personali a parte – si dovrebbero portare argomenti, dati e aiutare così le persone a valutare se abbia senso iscriversi o no e, soprattutto, aiutarle a evitare le fregature.

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Un tempo c’era il Maestro, lo scrittore affermato, e c’era l’allievo che era un suo lettore devoto e che aspirava a diventare come lui. E timidamente o per nulla timidamente, propinava i suoi scritti al maestro-scrittore, accogliendo critiche e strigliate. Eccolo qui un elementare corso di scrittura, una scuola con un solo allievo. Ma in passato scrivevano in pochi, i maestri potevano permettersi il lusso di dedicarsi ai propri pupilli, non subivano stalking dagli autori esordienti e quindi c’era una diversa disponibilità. Adesso è difficile essere un mentore. E per non venire tormentati di continuo gli scrittori consigliano di farsi leggere da un editor, da un agente o di frequentare, appunto, dei corsi di scrittura.

Le scuole di scrittura nascono in America agli inizi del 900 e hanno sfornato autori come Kurt Vonnegut, Philip Roth, Michael Cunningham, Kerouac, Fitzgerald, Hemingway, Carver, Safran Foer, Irving, McEwan… che sono poi diventati anche maestri. Ma per stare a casa nostra pensiamo a metà degli anni Ottanta, alla scuola presso il Teatro Verdi di Milano tenuta da Raffaele Crovi che, nel 1984, ne introduce l’insegnamento seguendo la tradizione delle università statunitensi. L’anno successivo cede il testimone a Giuseppe Pontiggia. Pochi anni dopo, nel 1988, a Roma nasce la “Scuola di scrittura Omero”, prima scuola di scrittura creativa. Il primo corso è tenuto da Vincenzo Cerami…

Anche se la scuola di scrittura più elementare può prevedere una sola persona che per le mani ha un libro. Però, più un libro è scritto bene più è difficile cogliere le scelte fatte dall’autore, le abilità sottese a determinate scelte. Infatti l’unico lato positivo dei libri brutti è che rendono evidente ciò che non va fatto. Il problema è che: un conto è dire “questo dialogo è orribile”, altro è capire cosa lo rende tale. Individuare una regola, capire come va adoperata non è certo immediato.

Eccola qui la parola fondamentale: regole. Una disciplina si può insegnare se è regolamentata da determinate norme che possano a loro volta essere condivise e trasmesse. Questo vale per la scultura, per il saper suonare il piano, per il canto… sono tutte arti e attività che – indipendentemente dal talento degli allievi – richiedono una scuola per essere imparate e, se c’è, per affinare il talento.

E la scrittura possiede tante e tali regole che noi, studiando Carver o Calvino o Manzoni, possiamo riconoscere delle caratteristiche ben precise nel loro stile, i contenuti che trattano, come li trattano tanto che – volendo – potremmo “giocare” a imitarli.

Quindi perché tutte le arti si possono studiare e la scrittura no?! Una buona scuola di scrittura ti insegna bene queste regole. Veicola quindi contenuti che un essere umano può ovviamente apprendere anche da solo con il classico apprendimento per tentativi ed errori. Nello stesso modo in cui posso imparare a suonare la chitarra da autodidatta. Ma una buona scuola di scrittura è un acceleratore: estrapola dei contenuti, li rende evidenti, li rende fruibili. Così facendo un autore non solo risparmia tempo ma si può concentrare su altro: la propria voce. il proprio stile, i contenuti.

In una buona scuola di scrittura: si legge moltissimo (le regole le potete vedere applicate), si scrive parecchio (le regole dovete applicarle voi) e si butta tantissimo (imparare a scegliere ciò che funziona da ciò che non funziona) che è un po’ quello che il padre di Borges disse al figlio quando gli comunicò l’intenzione di diventare scrittore.

Si può quindi frequentare una scuola per imparare a scrivere poesie, racconti, romanzi, testi teatrali, sceneggiature, … Il punto qual è: quando ci si iscrive all’università di fisica o a una scuola di giornalismo non ci si aspetta di diventare Einstein o la Fallaci! Ci si aspetta di imparare, che siano quindi veicolati dei contenuti che possano essere appresi.

Corsi di scrittura: come scegliere quello giusto

Quali elementi tenere in considerazione prima di iscriversi a un corso di scrittura?

  1. Diffidate delle scuole che vi garantiscono che, dopo averle frequentate, pubblicherete un libro. L’editoria non è una scienza esatta: ci sono ottimi libri nei cassetti e schifezze negli scaffali.
  2. A una scuola di scrittura non insegnano il talento né la creatività. È un problema di parole: un conto è intendere la “creatività” come l’immaginazione e l’immaginazione o ce l’hai o no. Altro è intendere l’atto creativo come un “dare alla luce qualcosa che prima non c’era” (e se scrivo un racconto, creo, anche se il testo è brutto). Io consiglio di parlare di scuole di scrittura narrativa/poetica eccetera. È molto più precisa come definizione.
  3. La scuola di scrittura non è una scuola di italiano. Quello che si imparava a scuola non c’entra un tubo con la scrittura narrativa! E i temi sono l’antitesi di un testo narrativo.
  4. Verificate i costi. Perché un master può essere molto caro ma vi dà qualcosa da mettere sul curriculum e vi permette di accedere ad alcuni posti di lavoro. Informatevi in rete, chiedete ai corsisti…

L’importante, quindi, è sempre informarsi bene per poter scegliere con consapevolezza, per esempio di frequentare o no dei corsi di scrittura. E attenzione a quello che diceva Thomas Carlyle: “L’esperienza è il miglior maestro. Peccato che il suo onorario sia così alto”.

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3 Comments

  • Io ne ho frequentati tantissimi, del comune, gratis, in libreria, itineranti per le case, compresa la mia, in biblioteca, non posso che parlarne bene. Capita spesso che si crei anche un bel gruppo. Il talento no, non s’impara, la narratologia magari sì. Se si frequentano per una passione, come ho fatto io, non per metterlo nel cv e cambiare lavoro, se si scrive comunque con impegno, anche senza spendere capitali, si possono avere grandi risultati.

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