Libri a Colacione 16 dicembre 2017

Libri a Colacione 16 dicembre 2017

Tornano i Libri a Colacione, la rubrica dei libri di Tutto Esaurito su Radio 105! Ecco i BookBlister consigli della settimana: Non è lavoro, è sfruttamento di Marta Fana e Tipi non comuni di Tom Hanks.


Vuoi ascoltare la puntata? Ecco il podcast!


NON È LAVORO, È SFRUTTAMENTO
di Marta Fana, Laterza, pagine 173

 Non è lavoro, è sfruttamento di Marta Fana

Siamo quasi a Natale ed è questo un periodo di riflessioni. Che cosa abbiamo concluso durante quest’anno? Che cosa ci manca per essere felici? Cosa renderebbe migliore la qualità della nostra vita? E il lavoro, spesso, c’entra.

In questo saggio possiamo fare il punto sulle condizioni del lavoro nel nostro Paese. Una condizione piuttosto desolante ma è importante ricordarsi che il mercato del lavoro, certo lo fanno le aziende e le leggi (quelle che ci sono e quelle che mancano) ma, soprattutto, lo fanno gli individui accettando o no un determinato trattamento.

Ma perché un’azienda che fattura centinaia di milioni di euro l’anno deve pagare i lavoratori una miseria e a cottimo, senza riconoscergli alcun diritto, né ferie, né malattia, né gli occhi per piangere?

Pensiamo a quelli che vengono definiti “nuovi schiavi”: i riders che consegnano cibo a domicilio con la propria bicicletta – propria, perché non viene fornita dall’azienda come la manutenzione che è a carico del lavoratore – e vengono pagati tre euro l’ora.

Alla cassa tutti i weekend da venerdì a domenica e poi anche un turno durante la settimana. Per gli infrasettimanali la chiamavano il giorno prima per darle conferma. No ferie, no malattia. Il turno era di dodici ore con un’ora e mezza di pausa pranzo. La pausa era il solo momento in cui Chiara aveva il diritto di bere.

Lavoro a cottimo ma anche lavoro a chiamata e poi l’inferno dei vaucher, il sistema dei buoni lavoro liberalizzato nel 2012 dalla riforma Fornero che non danno alcun diritto (malattia, maternità, disoccupazione, assegni familiari) ma solo il dovere di lavorare. I vaucher non sono un contratto, non c’è l’assunzione, non c’è il licenziamento. Se al datore di lavoro non servi, se sei malato, non ti chiama più.

Come quel ventitreenne che faceva il saldatore a vaucher in una fabbrica del modenese e che un giorno, per un incidente, ha perso tre dita sotto una pressa. È rimasto a casa, senza convalescenza e malattia retribuite. Nei fatti ha perso il lavoro ma stavolta non c’è neppure bisogno di licenzialo.

Precariato, flessibilità ma anche lavoro gratuito che, sì, è un ossimoro ma esiste, come esistono le persone che tutti i giorni lavorano gratis. Quello del lavoro non retribuito pare infatti diventata una precondizione per ottenere un lavoro remunerato. Domani, però. Oggi si lavora gratis.

È bastato davvero poco per passare dalla generazione mille euro al mese dei primi anni Duemila a quella dei cinquemila euro l’anno con i vaucher e altri dispositivi precari. Ma, soprattutto, in un batter d’occhio si è giunti fino alla normalizzazione del lavoro gratuito.

Perché partire dalle cose che non vanno per provare ad acciuffare i propri sogni? Non è certo per tarparsi le ali ma perché, per fare, bisogna soprattutto conoscere. Ed è quindi indispensabile conoscere la situazione del mercato del lavoro e i propri diritti. E imparare a dire no. Una sillaba che vale quanto un superpotere.

TIPI NON COMUNI
di Tom Hanks, traduzione di Alessandro Mari, Bompiani, pagine 384

TIPI NON COMUNI di Tom Hanks, traduzione di Alessandro Mari, Bompiani,

Basta sfogliare le prime pagine, ed eccola lì: una macchina da scrivere. Questa raccolta, in effetti, esiste grazie a una passione. Una passione viscerale per questi oggetti ormai di antiquariato così evocativi e affascinanti con il loro ticchettio, a volte rassicurante, a volte minaccioso…

Giocai col telefono a 101: un videogame di domande vero/falso e a risposta multipla. Vero o falso: Il presidente Woodrow Wilson alla Casa Bianca usava una macchina da scrivere. Vero! Nella speranza di ottenere aiuti durante la Prima guerra mondiale, immaginò e batté a macchina un discorso con la sua Hammond Type-o-Matic.

Hanks di macchine da scrivere ne ha più di 300 e ha deciso di dedicare un libro a questo oggetto del cuore. Diciassette racconti alcuni contemporanei – la maggior parte – alcuni ambientati nel passato (particolarmente riuscito, l’autore sa ricostruire alla perfezione le atmosfere).

Virgil finì la birra e tirò fuori dall’armadio in corridoio la Remington portatile. Delores aveva comprato quel nuovo modello di macchina da scrivere mentre lui era ricoverato all’Ospedale Militare di Long Island, New York. Virgil le aveva scritto con l’unica mano sana finché il terapista gli aveva insegnato la tecnica delle cinque dita e mezza.

Diciassette racconti in cui l’autore non lesina idee (in un racconto i ricconi possono permettersi di viaggiare nel tempo) ma si confronta anche con temi più frequentati dalla narrativa (l’immigrazione, il multitasking di certe donne in carriera). Ci sono anche gli anni Cinquanta, fatti rivivere con notevole vividezza, la Luna, e non mancano scampoli di vita dell’autore fatti rivivere ai suoi personaggi…

Comprai una bandiera americana con quarantotto stelle degli anni Quaranta: quella bandiera avrebbe ricordato a MDash che la sua nazione adottiva era un progetto in perenne costruzione – e i cittadini meritevoli avrebbero sempre trovato posto nelle sue fertili praterie, così come c’era posto per altre stelle in quella campitura blu sopra le strisce rosse e bianche.

Sono esseri umani alle prese con la vita e con il sogno americano – che è sempre una questione con cui fare i conti è l’illusione che muove e rischia di trasformarsi in un diritto negato – non sono tipi comuni, no, perché c’è sempre un dettaglio a rendere i frammenti delle loro esistenze degni di essere raccontati. Ma il vero tipo non comune è l’autore di questa raccolta, che ci sorprende con il suo talento.

Ti sei innamorato di un libro? Scrivimi a info@bookblister.com e raccontami perché è speciale e diventerà il prossimo BookBlister consiglio!

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