Salvare le ossa – Jesmyn Ward

Salvare le ossa – Jesmyn Ward

Portano i nomi di donna, gli uragani, e seminano morte e devastazione. Katrina è arrivato nel 2005, era agosto. Ed è proprio in questo periodo che è ambientato il libro, nei dieci giorni che precedono il cataclisma e nei due che seguono la devastazione.

Siamo a Bois Sauvage, in un infuocato Mississippi. E chi vive in terra di uragani c’è abituato – sempre che ci si possa abituare alla violenza della natura – controlla il meteo nell’attesa di scoprire quale sarà la traiettoria della tempesta.

Ma Claude Batiste, il papà di Esch la protagonista, non ha neppure bisogno di leggerle le previsioni. Lui che ha affrontato Camille nel ’69 lo percepisce, il pericolo è imminente.

Katrina è la madre che ricorderemo finché non arriverà un’altra madre dalle grandi mani spietate, sanguinaria.

Nel frattempo, la quattordicenne Esch e i suoi fratelli continuano la propria vita. C’è chi sogna un futuro nella squadra di basket, chi si prende cura del proprio cane, chi cerca di star dietro alla ciurma… Ma per questa giovane ragazza la quotidianità cambierà presto: scoprirà che lei stessa sta cambiando e dovrà convivere con un segreto che non si può nascondere a lungo.

Un segreto che non sa con chi condividere in questa comunità tutta al maschile (tranne la bianca China, il pitbull), senza più una madre a far da guida, Esch legge Medea (e non è un caso che si tratti di una tragedia greca) e sogna di un ragazzo che in realtà ha un’altra e pensa solo a sé.

Siamo rimasti nel solaio scoperchiato finché non ci è venuto freddo, e il vento non ci ha congelato. Allora ci siamo stretti l’uno all’altro, cercando di trarre un po’ di calore da quell’abbraccio, ma non ci siamo riusciti. Eravamo anche noi un mucchio di rami bagnati e gelidi, macerie umane in mezzo a ciò che restava di tutto quanto.

Salvare le ossa è scritto con una lingua viva e muscolosa che vive di contrasti, mischia suoni e colori, talvolta vola alto ma altrettanto spesso si fa ruvida e colloquiale, una lingua perfetta per raccontare di vita e di morte, degli istinti che ci guidano, di maternità sofferta, di una natura incontenibile.

E la storia dei Batiste che, dall’altra parte del mondo, vivono una situazione eccezionale sa essere universale tanto da farci sentire parte di questa famiglia, anche noi travolti dalla devastazione ma sorretti dalla forza dei legami che, nella tempesta, sanno farsi più saldi.

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