Editore serio – 5 trucchi per capire a occhio se non lo è

Editore serio – 5 trucchi per capire a occhio se non lo è

A caccia di un editore serio? Non è facile valutare le case editrici a cui proporre il proprio testo, tanti nomi di cui spesso sappiamo poco e nulla; ecco 5 trucchi per evitare a colpo d’occhio le fregature.

Un editore serio, un editore poco serio… come si riconosce una casa editrice che fa le cose per bene? Non è facile, però ci sono dei dettagli che possono fungere da campanello di allarme.

La regola generale, comunque, è sempre una: informatevi! La libreria è il primo posto dove andare. Chiedete al vostro libraio di fiducia notizie sull’editore: come sono i libri che pubblica, la distribuzione… Se la casa editrice in libreria non si trova, se il libraio non ne sa niente, non è un granché come inizio.

Ma se volete imparare da soli a valutare una casa editrice a colpo d’occhio, ecco 5 trucchi per capire se si tratta di un editore serio (o no), cioè qualcuno che vive e resiste vendendo libri o se è solo una delle tante realtà che lucrano sugli autori.

Un editore serio ha un nome serio

Avete mai fatto caso ai nomi degli editori: cognomi soprattutto, parole che raccontano una storia editoriale (minimum fax, per esempio) o esprimono una determinata identità (Racconti edizioni).  Se mi chiamo il Podio, BookSuccess, Io Famoso… insomma, se il nome è un balsamo per l’ego dell’autore e non dice nulla dell’identità della casa editrice, occhio.

Un editore serio ha un sito serio

A chi si rivolge un sito internet? Se parliamo di un imprenditore che produce un determinato prodotto, quel sito parlerà del prodotto e l’interlocutore sarà chi potrebbe comperarlo questo prodotto, no? Altrimenti come riuscirebbe a vendere ciò che produce?!

Quindi il sito di una casa editrice parlerà di libri e parlerà anche ai lettori (i veri clienti di un editore sono i libra, però!). Quindi aprendolo troverete le novità, le collane se ci sono, le offerte, gli autori… la visione della casa editrice, i generi che pubblica. Insomma, tanti e tanti libri e una storia editoriale.

Un sito che apre con: hai scritto un libro? Vuoi pubblicare? Vuoi tradurre/editare/correggere il tuo libro? A chi parla? A un lettore o a un autore? E se parla a un autore no, non ha fatto questo sito per vendere libri ai lettori ma per trovare autori che divengano clienti dei propri servizi.

Perciò: occhio!

Un editore serio non accalappia monoscrittari

Gli editori di solito sono sommersi di manoscritti, quindi – di solito – nascondono la sezione “invio manoscritti” e le mail della redazione. Cioè cercano di essere meno raggiungibili… alcuni scrivono proprio: non accettiamo testi. Quelli che lo fanno sono, diciamo così, discreti e cercano di non dare troppo nell’occhio.

Se apri un sito e trovi ovunque: invia il tuo manoscritto, invia il tuo manoscritto invia il tuo manoscritto… occhio!

Un editore serio sceglie i propri testi con cura

Quanti libri pubblica l’editore in questione? Uno al giorno? Al confronto Mondazzoli è parca di novità? Se si tratta di una piccola realtà, non può avere un catalogo infinito… se ce l’ha, occhio, di sicuro è un eap, un editore a pagamento.

Produrre e commerciare libri costa! E per rientrare delle spese i libri tocca venderli. D’accordo che pubblicare è un modo per portare qualche soldo in cassa (come e perché te lo spiego qui) ma se gli editori medio-piccoli pubblicano 13/20/25 libri l’anno ci sarà un motivo.

Un editore serio propone concorsi seri

I concorsi sono una faticaccia e un costo. Gli editori, di solito, i propri autori non li trovano grazie ai concorsi (hanno scout, agenti letterari per questo) ma i concorsi possono essere un modo per far conoscere meglio la casa editrice al pubblico. Per dare una occasione agli autori e sì anche per trovare qualche nuova voce. Qualche.

Ma l’editore non è un concorsaro di professione! Quindi se la casa editrice indice concorsi tutti i mesi, se promette pubblicazioni… occhio. Soprattutto se, mandato il testo – guarda caso – dopo tre giorni ricevete una mail in cui vi informano che avete vinto e in allegato trovate un contratto. Contratto che, inutile dirlo, impone l’obbligo di acquisto copie o la “partecipazione alle spese di stampa”.

Ma voi mandereste un contratto a un autore senza averlo mai visto in faccia?!

Occhio anche ai concorsi per racconti che hanno come premio la pubblicazione all’interno di una raccolta. Sappiate che le raccolte di racconti sono spesso un trucchetto per guadagnare qualche soldo. Perché? È presto detto: ciascun autore che ha partecipato si compra un po’ di copie per sé, come ricordo o da regalare. E si fa presto a venderne parecchie. Più autori partecipano più la casa editrice ci guadagna. Cosa c’è di male? Un conto è essere scelti per il proprio valore, altro per fare numero…

Il censimento degli editori seri?

Esiste una sorta di censimento degli editori seri? No. Purtroppo Aie, l’Associazione italiana editori, non ha mai creato una lista di case editrici, diciamo così, certificate. Certo sarebbe un lavoraccio valutare gli oltre 1500 editori… forse il vero problema non è la fatica ma che gli eap sono spesso più danarosi degli editori veri e, per esempio, possono permettersi di spendere per essere nelle fiere. Cosa che Aie sa benissimo visto che le fiere le organizza.

No, neppure il Cepell il Centro per il libro e la lettura, ha un elenco degli editori non a pagamento. Un tempo ci si poteva appellare alle liste di un forum, il Writer’s Dream, creato da Linda Rando e poi venduto a un gruppo editoriale (Borè srl, gruppo editoriale di cui fanno parte Youcanprint.it, Libellula Edizioni e Lettere Animate). E un editore che fa il censimento degli editori seri ha un evidente problema di conflitto di interessi…

Quindi occhi aperti e cercate di raccoglie molti dati prima di decidere a chi inviare il vostro libro.  Ma sapete come si dice: “Il limite dell’informazione non consiste in quello che dice, ma in quello che tace”.

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4 Comments

  • Bell’articolo, Chiara, complimenti.
    Il nostro sito è tuttora impegnato nel fornire informazione trasparente, senza prendere nessuna parte, se non quella per mettere in guardia dall’editoria a pagamento.
    Il marchio Writer’s Dream è ora proprietà di Boré, tuttavia lo spirito della piattaforma non è cambiato. Ti invitiamo a farci visita e guardare con i tuoi occhi.

    Buona serata,
    Niko, il Community Manager del Writer’s Dream

    • Buonasera Niko,
      so bene che continuate il vostro lavoro, mi capita di consigliarvi e di raccontare delle liste. Molti autori potrebbero confermarvelo.
      Credo possiate concordare con me che vagliare l’operato degli editori, essendo editori è un conflitto di interessi. Questo non significa commettere illeciti – soprattutto perché sono gli autori stessi a fare le segnalazioni a voi l’annoso compito di verificarle – ma vuol dire dover gestire il conflitto al meglio. Tutto qui! E buon lavoro.

  • Articolo coinciso ma efficace. Guarderò con occhio più consapevole le case editrici d’ora in poi

  • Deludente pubblicare con uno pseudoeditore che io definisco. stampatore, a pagamento: 0 attività-0 presentazioni-0 rendiconti-0 pagamenti diritti…cosa fare?

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