Autopromuoversi: cosa fare e cosa non fare sui social?

Autopromuoversi: cosa fare e cosa non fare sui social?

Autopromuoversi è una pratica che danneggia sia gli autori alle prime armi sia gli scrittori affermati… guai a perdere di vista l’obiettivo e a fare solo rumore!

Autopromuoversi troppo spesso rischia di essere sinonimo di autoincensarsi. E cosa c’è di più noioso di qualcuno che si fa i complimenti da solo? Qualcuno che parla esclusivamente di sé.

Autopromuoversi oggi pare necessario perché l’attività di promozione, anche quando si tratta di un grande editore, è limitata: pochi fondi, troppe uscite… le motivazioni sono svariate e, di fatto, l’ufficio stampa può dedicare solo qualche settimana a un titolo.

Di solito accade questo: l’autore pubblica e pensa che la casa editrice farà di tutto per promuovere il libro (lo hanno pubblicato, lo vorranno vendere, no?), che l’ufficio stampa manderà a tappeto il testo, solleciterà radio, tv e giornali e organizzerà presentazioni a cascata.

In realtà, se tutto va bene, si ottengono una dignitosa rassegna stampa e qualche buona presentazione (molte location però sono bollate come “piazze difficili” e vengono scartate a priori). Così l’autore, vedendo la propria creatura inghiottita dalle sabbie mobili dell’oblio viene colto da panico e inizia a fare di testa sua.

Va detto che ci sono anche quelli che fanno di testa loro fin dall’inizio, facendo impazzire l’ufficio stampa in modi raffinati e molto molto creativi.

Cosa non fare per autopromuoversi

Un uso compulsivo e illogico dei social, questo è il problema. Qualche esempio pratico.

  1. Apertura pagina Facebook. Il nome? Il titolo del libro. Foto di copertina e di profilo? Cover del libro.
  2. Raffica di post con: cover del libro; foto del libro in contesto montano/agreste/marino/industriale/casalingo; frasi del libro; foto delle presentazioni; amici/parenti/lettori con il libro in mano…
  3. Creazione di un booktrailer che contiene testi del libro e foto del libro.
  4. Iscrizione a tutti gruppi in cui si parla di libri per postare il proprio.
  5. Attività di promozione ad personam: invio del testo nei messaggi, nelle chat, via mail o con mailing list.
  6. Richieste di amicizia a tappeto finalizzate alla promozione.
  7. Tag selvaggio per far girare di più i contenuti.
  8. Stalking libresco. Vittime: bookblogger, lettori assidui, giornalisti… si propone il testo a chiunque parli di libri.
  9. Richiesta di recensioni (anche a pagamento).
  10. Lasciare su Amazon, Ibs eccetta commenti esageratamente positivi al proprio libro. Si vede che sono fasulli!

Quelle sopra sono solo alcune delle attività dannose che assicurano all’autore, non di far conoscere il proprio libro, ma di farlo odiare e di passare come una persona noiosa da bannare al più presto (grazie alla community su Instagram che mi ha indicato le pratiche più fastidiose).

Se state ridendo e non siete autori, mettetevi nei panni di chi ha speso mesi per scrivere qualcosa, mesi (anni) per farsi leggere da qualcuno, mesi per firmare il contratto con un agente, mesi per trovare un editore, mesi prima che il testo venisse pubblicato e in poche settimane scopre che rischia di essere tutta fatica sprecata.

Ok, adesso capite che arrivati sull’orlo del baratro si fa di tutto. Ma questo tutto deve essere finalizzato a un obiettivo: creare una community di persone interessate a ciò che facciamo, raggiungere i lettori potenzialmente interessati al nostro lavoro, comunicarci al meglio.

Cosa fare per autopromuoversi

Regola numero 1: se odi i social e sei una chiavica a usarli, non incominciare a farlo perché hai scritto un libro. Leggi, studia, impara da chi comunica meglio di te. Se non hai intenzione di perdere tempo, assumi un professionista che lo faccia al posto tuo. Metteresti il tuo libro nelle mani di un dilettante? Ecco, tu sei un dilettante!

Regola numero 2: si lavora sui social prima di pubblicare un libro. Mesi e mesi e mesi prima. Si prepara il terreno perché possa essere accolto. Se comunichi una settimana prima dell’uscita e non lo hai mai fatto prima, serve a poco.

Regola numero 3: autopromuovere il libro non significa che tutta la tua comunicazione deve essere incentrata sul libro! Anzi! Tutta la tua comunicazione deve essere incentrata sulla qualità: contenuti utili, interessanti, informativi, divertenti… tu segui persone noiose che blaterano di se stesse o persone che aggiungono qualcosa alla tua vita?

Il principio chiave? Te lo spiego con un sillogismo: i tuoi contenuti sono interessanti, tu hai scritto un libro, il tuo libro è interessante. Questo deve pensare chi ti frequenta in rete e non: “Oh no, di nuovo questo/a!”

Che cosa comunicare per autopromuoversi ?

Be’, se hai scritto un saggio o un manuale è di certo più facile. Perché puoi approfondire e dire tutto ciò che non hai scritto nel testo, e puoi lavorare sul macro argomento che tratti. Parli di giardinaggio? Allora produci contenuti utili (quali problemi risolvono?), interessanti (quali informazioni forniscono?), divertenti (quali pratiche/persone possono essere raccontate in modo ironico?).

Se hai scritto un romanzo la cosa apparentemente si fa più complicata. La chiave è sempre una: partire dalle tue competenze e ragionare su quella che ti permette di abitare i social e produrre contenuti con continuità. Se dovessi scrivere tutti i giorni di un argomento, cosa potrebbe essere?

Oppure parti dalla tua esperienza e usala per aiutare chi sta vivendo una situazione come la tua. Anche in questo caso, ragiona sui problemi (anche piccolissimi) che potresti aiutare a risolvere. Pensa alle informazioni che non sono facilmente reperibili o, se lo sono, che non vengono spiegate in modo chiaro. Fai da filtro al mare magnum di dati, anche questo è un servizio prezioso.

Ogni tanto ricorda alle persone che ti seguono che hai anche scritto un libro. E accoppia questa notizia sempre a un contenuto di qualità. Cioè dai sempre tu per primo, in questo modo non mendichi attenzione.

Prima di iniziare a comunicare, stila una lista di tutte le persone che odi sui social, accanto al loro nome indica il difetto che te li rende odiosi. Puoi passa alla lista delle persone che invece ami e segui con interesse e indica la qualità che li caratterizza. Ogni volta che stai per produrre un contenuto butta un occhio a queste liste. Cerca di non somigliare ai primi e trova ispirazione dai secondi.

E buon lavoro!

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2 Comments

  • Sono d’accordo con te. Noi lettori veniamo bersagliati da richieste di amicizia solo per avere dei like e cercare di venderci libri via messenger. Credo che invece postare qualche frase della propria opera possa maggiormente incuriosire il lettore. Gli autori dovrebbero lasciare parlare i loro libri. Noi lettori siamo esigenti e dobbiamo essere conquistati, e scoprire a poco a poco credo che sia meglio che esibire sfacciatamente, in ogni campo. I migliori autori che ho avuto il piacere di ascoltare nelle presentazioni erano proprio quelli che avevano quasi pudore di parlare di sé e del loro testo. I più arroganti quasi sempre avevano un pessimo libro.

  • Da scrittrice con il primo romanzo pubblicato da una piccola casa editrice, sono la prima a dire che non è facile. Ho già vinto due premi letterari, che dovrebbero essere già biglietti da visita per il mio libro, che come giustamente è stato detto deve parlare da sè, e non devo essere io ad auto-elogiarmi. Purtroppo non bastano. Come non bastano le presentazioni in Feltrinelli (di Firenze e Livorno), al Pisa Book Festival, a Firenze Libro Aperto, l’intervista al Salone di Torino, i firmacopie alla Mondadori dei Gigli, di Sestri Levante, di Lucca, ultime anche due presentazioni in due biblioteche fiorentine … gli articoli da Gioia.it tra le 8 scrittrici diventate rivelazione del momento, a Work Wide Women o Books Hunters Blog, articoli cartacei sulla Nazione, il Tirreno … Dicevo tutto questo non basta. Ho una pagina Facebook del libro dove posto gli eventi che faccio ed organizzo, e dove ho messo i video delle presentazioni, come i video sono anche su Youtube se digitate barbara perucca nella lente di ricerca. E allora mi chiedo cosa bisogna fare? Premetto che non mando richieste di amicizia per avere like al libro anche perchè più che like, si torna lì, vorrei solo che il libro fosse letto e parlassero le sue pagine per me. Motivo per cui sto cercando una casa editrice più importante e più grossa per il mio secondo romanzo inedito, per cercare di fare un salto di qualità. Anche da lettrice lo vedo che i libri che sono più conosciuti sono anche quelli più promossi, dalle pile in bella vista in libreria, al marketing, alla pubblicità. Personalmente credo che nessuno nasca e voli. Ci vuole un percorso come in tutte le cose, farsi conoscere, il passaparola, magari l’intervista giusta, o l’evento giusto. Poi ci sono cose vergognose come assenza di meritocrazia per i premi Strega e Bancarella. Strega ci vogliono due lettere scritte di raccomandazione di due giurati che nell’anno in corso non portino altri autori. Ne conosco uno, su Roma, ma anno scorso portava già un altro autore, quindi bye, bye premio Strega per il mio primo romanzo. Spero per il secondo, ma anche lì dove mi metto a cercare due giurati del premio? Dove li trovo? Ma la meritocrazia in Italia dove sta??? Idem Bancarella. Ho avuto una telefonata molto carina dell’organizzatore quando ha ricevuto il mio libro che gli ho spedito personalmente all’indirizzo della sede legale del premio. Sono le librerie, mi ha spiegato, che votano gli autori, quindi automatico che un piccolo editore con quasi assente presenza in scaffale (lascio intenzionalmente l’ossimoro, e il mio problema di farmi conoscere è proprio questo: il libro è ordinabile ovunque in libreria, ma è fisicamente presente solo dove mi sono fatta conoscere, può essere ordinato ovunque, ma il fatto di non essere a scaffale automaticamente impedisce a chi non mi conosce di sapere che esisto) non avrà mai chance. Le case editrici grosse regalano anche paccate di libri alle librerie per spingere gli autori, me lo ha detto un altro editore medio piccolo. Quindi che dire? Ancora la soluzione non l’ho trovata, e sono in fieri. Credo però che si viva troppo di pre-giudizi e sia difficile davvero farsi leggere e valutare con meritocrazia anche dagli stessi lettori. Non vi nascondo che quando mi arrivano commenti entusiasti e complimenti da lettori normali (cioè non critici o professionisti), mi si allarga il cuore perchè davvero sono le parole più disinteressate. Comunque tutti gli articoli che ho avuto scritti sono stati gratuiti, e così dovrebbe essere sempre. Che parli il libro e non il suo autore. Poi se vogliono conoscere anche di me per capire il mio libro, nelle presentazioni credo sia importante anche spiegare ai lettori perchè un certo libro, e cosa si è voluto comunicare attraverso la fiction. Ogni opera d’arte ha un messaggio. Credo nella scrittura come impegno. A volte conoscere qualcosa di più di un autore può servire a capire meglio un libro. A volte non è necessario, ma a volte aggiunge una consapevolezza diversa, anche se nel mio caso il mio romanzo non è assolutamente autobiografico, ma vi si riversano i miei valori, il mio concetto ad esempio dell’amore e del significato di amare, visto che è un romanzo d’amore (Pirandello mio grande maestro, quindi non un harmony, non sdolcinato nè banale, ma tanti personaggi e colpi di scena, un romanzo di formazioni, e spero presto un film). Taglio. Spero di essermi spiegata. Resta la complessità della materia e del mercato. Però a tutti i lettori chiederei meno pre-giudizi, e agli scrittori, e lo faccio anche io, umilità ma anche voglia di raccontarsi e di spiegarsi, perchè secondo me uno scrittore non deve restare una figura lontana, in cattedra, ma umana, calarsi nel mondo e cercare attraverso la fiction di mostrarlo, capirlo, spiegarlo e dare soluzioni, speranza, valori, concetti, idee e soprattutto amore per la vita, per se stessi e per il prossimo, tutto. Scrivere è una vocazione. A tutti dico scrivete se avete qualcosa da dire, non scrivete tanto per scrivere. Comunicate! Un abbraccio a tutti. Ad astra per aspera. Yes we can. Buon tutto a tutti voi. E buona lettura e buona scrittura a tutti!

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