La libertà è un corpo che danza.
La parola che accompagna il percorso di Grace, la protagonista del nuovo romanzo di Chiara Mezzalama, è “libertà”. Chiunque se la deve vedere con l’ambiente in cui cresce e con il mondo a cui vorrebbe appartenere. Deve fare sempre i conti con i limiti che vengono imposti dal contesto politico, religioso, culturale, sociale… e per una donna questo è particolarmente vero.
Grace non fa differenza e si sente inadatta perché non calza mai alla perfezione con il mondo che la circonda. Libertà per lei non è un ideale astratto, ma una tensione concreta, urgente e soprattutto scomoda. Perché Grace non nasce libera, né viene educata a esserlo: lo diventa, a caro prezzo.
Insegue la libertà come si insegue il respiro quando manca, come si afferra una nota prima che svanisca. E la cerca nel solo luogo dove può controllarla: il corpo. Quel corpo che danza, fugge, ama, cade e si rialza infinite volte. E il corpo si fa così non solo linguaggio ma unica patria possibile.
Verso l’altrove
La sua storia prende avvio nella California benestante e conservatrice degli anni Cinquanta, tra salotti ordinati e convenzioni rigide. Una famiglia che ha il volto gentile dell’agiatezza e quello spietato del controllo. C’è un padre medico che incute rispetto e paura. Una madre manipolatoria e giudicante. L’unico abbraccio vero è quello della cuoca nera, che le trasmette l’amore per la musica. È la prima porta che si apre su un altrove, sulla possibilità di trovare il luogo adatto.
E così Grace fugge dalla sua famiglia e dalle regole, si sposa e fa una figlia. La perde. Sfida la società amando un uomo afroamericano, un musicista che si sgretola sotto il peso del talento e della dipendenza. Costruisce e distrugge relazioni, a volte con una determinazione che ha il sapore dell’egoismo, altre con una fragilità che commuove.
La danza è il suo strumento di individuazione, il territorio che le permette di affermarsi in un mondo che non le lascia spazio. E conquista questo spazio passo dopo passo, coreografia dopo coreografia. Danza e improvvisa, un gesto artistico che somiglia a un esercizio di sopravvivenza. Come il jazz, la musica che sempre scandirà la sua vita, è una libertà disciplinata, una regola che pulsa dentro la forma.
Il romanzo segue Grace nei suoi molteplici attraversamenti: la California, le Hawaii, Londra, New York, Roma… la sua esistenza è un flusso irrequieto, un’ininterrotta interrogazione su quale sia il proprio posto e su cosa significhi essere madre, donna, artista. E se queste tre anime possano mai convivere per davvero.
Con una scrittura viscerale ed empatica, Mezzalama ci porta nella mente di Grace, mettendo a nudo le sue vulnerabilità e inadeguatezze. Non rinunciando però a darci anche lo sguardo altro di chi l’ha amata e supportata e ha dovuto fare i conti con le sue sregolatezze, la sua energia indomabile e con il vuoto che sapeva creare quando si sottraeva alla legge del compromesso.
Grace è una figlia inadatta, una madre inadatta, una compagna inadatta, una ballerina inadatta… ma grazie al suo corpo resta una donna intera, fedele a sé stessa
“La danza mi aveva salvata; aveva permesso al mio corpo di esprimersi, di prendere il sopravvento sulle disgrazie della vita.”
Perché leggere questo romanzo
Perché racconta, con una scrittura limpida e profonda, cosa significa cercare se stessi quando nessun luogo sembra somigliarci abbastanza.
Chiara Mezzalama
È scrittrice, traduttrice e psicoterapeuta. Vive tra Parigi e Roma. Ha pubblicato con E/O i romanzi Avrò cura di te, Il giardino persiano, Dopo la pioggia (presentato al Premio Strega 2021 da Jhumpa Lahiri) e Le nostre perdute foreste. L’inadatta, edito da Nutrimenti, è il suo ultimo romanzo.