In questi vent’anni di lavoro nel mondo dell’editoria ho osservato da vicino una dinamica: l’autore, spesso, è la colonna portante dell’intera filiera editoriale.
È lui a dover subire i tempi (lenti, quando si tratta di avere risposte, o rapidissimi, quando tocca prendere decisioni o promuoversi). A reggere i costi, la promozione. A farsi carico dei vuoti del sistema e a pagare un prezzo – non solo economico – per mantenerlo in vita.
Si tratta del sintomo di un sistema che, per restare in equilibrio, finisce per scaricare il peso proprio su chi dovrebbe essere tutelato. Mi interessava capire perché questo accade e come si manifesta concretamente.
Sono partita da una case history. Un piccolo marchio editoriale che, per la sua struttura e per il suo modello di lavoro, permette di osservare da vicino tre nodi cruciali del mestiere di scrivere oggi: l’esordio, la selezione e la sostenibilità del modello.
Perché, per chi si affaccia all’editoria, le domande fondamentali restano sempre le stesse: con chi pubblicare? Quando fidarsi? Cosa c’è dietro certe offerte che sembrano opportunità e invece rischiano di essere trappole?
Il tema è che spesso certi aspetti sfuggono e invece sono decisivi per il proprio percorso editoriale.
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