E mentre la gente non presidia le piazze ma i grandi magazzini per acquistare indispensabili prodotti tecnologici, si è fatto venerdì.
Grazie al cielo. E grazie al cielo ci sono libri come Full of Life del mitico John Fante.
Diciamo che se il cinquanta per cento della narrativa mondiale potesse essere raccontata con una frase, forse sarebbe “ragazzo incontra ragazza”. Qui il ragazzo la ragazza l’ha sposata. E stanno per avere un figlio, il primo.
Se doveste capitarvi di “fare i compiti” e sbirciare qualche recensione, leggereste che si tratta del testo più autobiografico dello scrittore. Ma ciò che lascia stregati – oltre alla capacità dell’autore di raccontarsi senza sprofondare nel proprio ombelico – è il suo saper creare pura magia dal nulla. Una donna, un uomo, un figlio, sono per Fante l’occasione per costruire una commedia umana travolgente, grottesca, comica. Una storia che parla di solitudine proprio nel momento in cui ci si dovrebbe sentire meno soli, perché si è alle prese con la vita che verrà.
Il protagonista è uno scrittore benestante che, alla scoperta della futura paternità, sprofonda in un baratro di ansie e insicurezze. Non si sente pronto e lentamente si trasforma in un osservatore esterno, impotente. Inutile. Joyce, sua moglie, è invece “futura mamma” all’ennesima potenza, concentrata sulla propria pancia fino allo spasimo – non fa altro che leggere, documentarsi e pulire casa – scarica sul malconcio marito le proprie paure.
A complicare la faccenda una invasione di termiti e un eccellente muratore, cioè Nick Fante, il padre di John alle prese con un buco da riparare.
Leggetelo. Straordinario!
L’incipit
Era una casa grande perché eravamo gente con progetti grandiosi. Il primo era già lì, una sporgenza all’altezza del suo punto vita, una cosa dai movimenti sinuosi, striscianti e contorti come un groviglio di serpi. Nelle tranquille ore prima di mezzanotte appoggiavo il mio orecchio su quella zona e sentivo un gocciolio come da una sorgente, dei gorgoglii, dei risucchi e degli sciabordii.
Dicevo: – Si comporta proprio come il maschio della specie.
– Non necessariamente.
– Nessuna femmina scalcia così tanto.
Ma non discuteva la mia Joyce. Quella cosa era dentro di lei, e lei era remota, sdegnosa e beata.
Eppure, a me non importava ancora nulla di quella sporgenza.
– È poco estetica, – e le suggerivo di indossare qualcosa per nasconderla.
– E ucciderlo?
– Ci sono delle cose adatte. Le ho viste.
Mi guardava con freddezza – ero l’ignorante, il balordo che passa nella notte, non più una persona, diventavo malefico, assurdo.
La casa aveva quattro camere da letto. Era carina. Intorno c’era uno steccato. Aveva un tetto alto e a punta. Un corridoio di rose andava dalla strada all’ingresso principale. Un ampio arco di terracotta si alzava sopra a questo. C’era un batacchio di ottone massiccio sulla porta. C’era un 37 nel numero civico, ovvero il mio numero fortunato. A volte attraversavo la strada e guardavo tutto ciò con la bocca spalancata.
La mia casa! Quattro camere da letto. Spazio. Due di noi ci vivevano già, e uno era in arrivo. Ce ne sarebbero stati sette. A trent’anni un uomo aveva ancora tempo per tirarne su sette. Joyce aveva ventiquattro anni. Uno ogni due anni. Uno in arrivo, sei ancora da fare. Che meraviglia il mondo! Che vastità il cielo! Come era ricco il sognatore! Avremmo naturalmente dovuto aggiungere una stanza o due.
– Hai delle voglie? Gusti particolari? So che succede. Ho letto alcune cose sull’argomento.
– Certo che no.
Leggeva anche lei: Gesell, Arnold: Infant and Child in the Culture of Today.
– Com’è?
– Molto informativo.
Guardò fuori nella strada attraverso le porte finestre. Era una via trafficata, vicina alla Wilshire, dove ruggivano gli autobus, dove il traffico faceva lo stesso rumore del muggito del bestiame, ed era come un rombo continuo rotto soltanto dallo stridere delle sirene, eppure distante, lontano, a duecento piedi di distanza.
Full of Life, John Fante, traduzione di Alessandra Osti, Einaudi, p. 177 (12,50 euro)
14 comments
Ed anche di questo prendo nota.
Prima o poi dovrò iniziare a spuntarne qualcuno però, altrimenti otterrò un libro fatto di titoli di libri non letti.
Che bello il libro dei libri… mi dà una sensazione di benessere. Per la serie, c’è sempre qualcosa di buono da leggere 😉
Appena finito di scrivere il commento stavo giust’appunto pensando la stessa cosa. Ho anche messo giù qualche appunto sulla possibilità di un racconto che fosse fedele a quel titolo.
Appena finito di scrivere il commento stavo giust’appunto pensando la stessa cosa. Ho anche messo giù qualche appunto sulla possibilità di un racconto che fosse fedele a quel titolo.
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Grazie! 😉
Mi sento tanto vicino a quest’uomo cui non importa un fico della pancia. Credo che sia giusto così. Diffido dei mariti che vanno ai corsi pre parto. A che pro? E quelli che parlano alla pancia? Non l’ho mai fatto e sì che ho avuto tre occasioni… 🙂
Ho letto “Chiedi alla polvere” di Fante. Credo che metterò anche questo in wish list.
Guarda, a me del pre-parto importa un fico, sono invece grande sostenitrice del “professionista del pannolino”. E mi è andata molto bene (grazie Dio!)
Spero ti piacerà! A presto
Chiedi alla polvere non è riuscito a entusiasmarmi. Ma la trama di questo pare ottima, assai attuale ecco. Pance qua, pance là e mariti sempre più straniti. Emmenomale che ci sono sti libri, a volte sono quasi l’unica cosa che mi tiene in vita.
Comment N. 2 …. prima ho un po’ esagerato, adoro esagerare.
Guarda in versione Rossella O’Hara mi sei piaciuta un sacco! Fante è ruvido, cioè non vuole sembrare bravo, bello e buono. Disturba questo infischiarsene della “desiderabilità sociale”, ma se digerisci il suo contropelo, diventa una droga!
Baci
Gran libro e uno dei miei autori preferiti!!!
La prima frase è già un piccolo capolavoro. E la seconda ti mette subito davanti al succo della storia. Insomma, un grande incipit davvero: lo leggerò (Arturo Bandini mi ha tenuto compagnia per un bel po’, qualche anno fa)
Fante è davvero un fenomeno, il suo modo di scrivere diretto senza fronzoli mi fa impazzire, arriva sempre al cuore della situazione senza stare a girarci intorno.
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