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Giovanni Cocco e il libro rifiutato da (quasi) tutti gli editori

La storia di un esordio oggi ce la racconta Giovanni Cocco.

Dal 1999 al 2003 ho passato quasi tutti i giorni feriali all’interno della Biblioteca civica del Comune di Erba, leggendo quasi tutta la narrativa italiana pubblicata in Italia a partire dal 1996.
Se mi chiedi un titolo o un autore pubblicato negli ultimi 15 anni probabilmente l’ho letto.
Avevo messo mano a una serie di racconti di stampo giovanilista e li avevo mandati ad alcuni autori. Ad Andrea Pinketts piaceva ciò che facevo.
Frequentai allora un corso di scrittura, il primo di una lunga serie, tenuto dalla rivista “Addictions”. Tra gli insegnanti c’era Andrea Carlo Cappi.
Poi la rivista sparì e dalla casa editrice Addictions nacquero due case editrici: Alacràn e No Reply.
La mia morosa di allora, Gloria, andò a lavorare per Alacràn, io pubblicai il mio primo libro Angeli a perdere, sotto pseudonimo (perché, scioccamente, avevo litigato con Raul Montanari e l’editore era amico di Raul) con No Reply, all’interno di una collana (Cidilibri) che ospitava narrativa e musica. Nel mio caso il libro era accompagnato dal cd musicale di un gruppo della zona.
Una piccola realtà, il mio primo editore, ma di qualità: in catalogo c’erano autori come Montanari, Nove e Nori.

Il libro andò discretamente ma negli anni successivi dovetti occuparmi d’altro e principalmente di un processo penale per diffamazione e altri capi d’imputazione che per dieci anni mi ha visto impegnato contro un Onorevole della Lega Nord. Processo terminato qualche mese fa con l’assoluzione definitiva con formula piena.
Diciamo che ho perso almeno dieci anni di carriera a causa di questa cosa.
Negli anni ho continuato a leggere tantissimo, soprattutto narrativa anglosassone. Non ho mai smesso di contattare editori e agenti letterari (con poca fortuna, conservo ricevute di letture a pagamento fatte da almeno cinque agenzie letterarie). Ho frequentato corsi e seminari di scrittura (con Giulio Mozzi, che mi ha indirizzato sulle letture più importanti e Raul Montanari, che ho avuto la fortuna di seguire nella sua straordinaria scuola di scrittura).
Ma non è successo nulla fino a quando nel 2011, dopo l’incontro con Raul Montanari (nel frattempo avevamo chiarito l’incomprensione di dieci anni prima), che mi ha insegnato i rudimenti del mestiere e quello che non sapevo fare, ho avuto la fortuna di trovare un agente letterario, Loredana Rotundo, che ha deciso di scommettere su ciò che facevo.
Il resto è cronaca e non sto a ripeterlo se non per sommi capi. La Caduta viene rifiutato da quasi tutti gli editori italiani (e dalla totalità degli editor a me coetanei) e poi, una volta pubblicato da Nutrimenti, fa incetta di recensioni entusiastiche, edizioni (siamo a quattro in sette mesi) e arriva a vincere il Premio Selezione Campiello.
Ombre sul lago (il libro noir ambientato sul lago di Como e scritto a quattro mani con mia moglie, Amneris Magella), che ha un percorso editoriale opposto (nel senso che tutti volevano farlo), viene pubblicato da Guanda e i diritti vengono venduti in nove Paesi, fa due edizioni in cinque mesi e arriva in finale al Premio Camaiore Letteratura Gialla 2013.
Tra qualche mese uscirà Il bacio dell’Assunta per Feltrinelli e poi di nuovo La Promessa per Nutrimenti e di seguito il nuovo episodio della saga noir ambientata sul lago di Como (sempre a quattro mani e sempre con Guanda). Nel frattempo ci sarò spazio per un libro per ragazzi e, in attesa delle traduzioni (ai nove Paesi iniziali si è aggiunto Israele che ha acquisito i diritti de La Caduta) e dell’uscita dei tascabili de La Caduta e di Ombre sul lago, mi occupo anche di scouting in collaborazione con la mia agente.
I primi due nomi che sono arrivati alla firma del contratto (editori di rango come Fanucci e Guanda) sono Rosanna Rubino e Marco Ghizzoni.

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10 comments

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maurizio 26/11/2013 at 11:33

E basta ritenere Fanucci un editore di rango, per cortesia! Chiedete a Rosanna – e altri decine di autori della casa editrice romana – che editore è Fanucci.

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Chiara Beretta Mazzotta 26/11/2013 at 14:58

Ciao Maurizio,
chiediamoglielo allora!
Intanto mi piacerebbe argomentassi, altrimenti la tua sembra una accusa dettata dal livore.
Sono un battitore libero, quindi qui vige la libertà di espressione. Amo le opinioni franche purché motivate.
Grazie!

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Rosanna 28/11/2013 at 17:17

Ciao Maurizio (Sbordoni, in libreria con “Stavo soffrendo ma mi hai interrotto”, San Paolo Edizioni), trovo bizzarro che tu faccia il mio nome, perché tu e io non abbiamo mai -ripeto MAI- parlato di Fanucci, tantomeno della mia avventura editoriale. Tu e io ci siamo incrociati un paio di volte ai corsi di Raul Montanari, questo sì, ma nulla più. Comunque, a commento del tuo post, ti dico che Sergio Fanucci ha creduto nel mio libro fin da subito, contribuendo in prima persona all’editing che è stato fatto, portandomi in libreria nel giro di tre mesi e dando visibilità al mio progetto. Per questo gliene sarò sempre grata. Colgo l’occasione per ringraziare anche il suo ufficio stampa (Giulia e Martina) per il lavoro che hanno fatto e continuano a fare tuttora, a più di sei mesi dall’uscita del libro. Il resto, chiacchiere da bar.

Un saluto, Rosanna

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carmillaweirdlove 26/11/2013 at 22:01

Reblogged this on carmillaweirdlove.

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Luan 27/11/2013 at 16:33

Scrissi nel marzo 2013: ” Ho appena terminato di leggere “La Caduta”, del comasco Giovanni Cocco e devo ammettere che si tratta di un esordio importante. La scrittura è nitida, l’architettura stupefacente, l’intento in sé, tuttavia, non del tutto nuovo: rappresentare il disfacimento dell’Occidente attraverso la giustapposizione di eventi catastrofici (vedi alla voce catastrofismo) scelti fra i più roboanti degli ultimi anni. L’abilità sta nel calare al loro interno storie individuali di convincente spessore, sicché il loro destino, come ricorda la seconda di copertina, risulta opportunamente permeato dal “flusso della storia”. Personalmente non amo troppo le “opere-mondo” (così le definisce Giuseppe Genna, soprattutto in riferimento a se stesso), e confesso che ogni tanto qualche sbadiglio mi è scappato anche con l’opera di Cocco, ma al momento non posso non considerare “La Caduta” il miglior libro sinora letto nel 2013. Una Nota dell’autore ricorda che La Caduta è solo il primo di quattro episodi di un’opera più vasta che tutta insieme costituirà la “Genesi”. Non so se me la sentirò di affrontare l’intero ciclo di eventi apocalittici, data la sazietà che mi deriva dall’abbondante enfasi che già ricevono in tivù, in rete e sulla stampa, però l’idea di un ricambio generazionale anche in letteratura (oltre che in politica), una sorta di grillismo letterario, non può che farmi piacere. Che vadano a casa i gerontosauri del secolo scorso! Largo ai giovani!”.

Da http://lucioangelini.iobloggo.com/1509/i-rotundizzati-giovanni-cocco-la-caduta

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Chiara Beretta Mazzotta 28/11/2013 at 17:04

Che bella “lettura” e che bella chiusa!
Grazie

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maurizio 28/11/2013 at 19:36

Grazie Chiara, leggo adesso e tengo molto a precisare un paio di cose. Non sono mascherato, non siamo ancora a Carnevale, non mi sono mai avvalso in vita mia dello scudo vigliacco dell’anonimato – a questo si deve la precisazione di Rosanna, che anche su Face mi ha (neanche troppo) velatamente accusato di non aver avuto il coraggio di firmare il mio commento. Sono registrato su questo sito con nome e cognome reali, ma quando ho commentato è apparso solo il nome – credo sia consuetudine negli spazi virtuali non firmarsi con nome e cognome per esteso come davanti a un notaio –
Quindi, ricapitolando: mi chiamo Maurizio Sbordoni e risiedo in via Filippo Corridoni 10, 00195 Roma, e nel pieno (abbastanza, dai) delle mie facoltà dichiaro quanto segue:
Mi scuso, come ho già fatto direttamente con l’ interessata, per averla indirettamente citata nelle presunte lamentele che avrebbe avuto nei confronti della casa editrice. E’ vero che lei non si è mai lamentata con il sottoscritto, né mi ha mai parlato del suo lavoro o del rapporto intrattenuto con la stessa, nelle quattro o cinque mail che ci siamo scambiati da quando ci siamo conosciuti al corso di Raul – non incrociati, che fa molto quinta strada di New York – L’unica volta che abbiamo parlato dal vivo, discutevamo di cibo – alla festicciola di fine corso – Mettiamola così: diciamo che ho presunto, considerato le numerose lamentele nei confronti di questa casa editrice romana che io conosco molto bene, che anche lei non si fosse trovata a meraviglia. Sono contentissimo che invece sia così prodiga di complimenti e il suo rapporto con loro sia idilliaco, fenomeno tra l’altro piuttosto raro nei complessi rapporti che intercorrono solitamente tra la casa editrice e gli autori. Ho presunto, sbagliando, e di questo mi scuso di nuovo con lei e i lettori di questo sito.
Chiarito questo aspetto (sono sempre io, non mi sono ancora mosso dalla sedia in vimini antistante un tavolaccio su cui è poggiato il mio portatile, sono Maurizio Sbordoni, eccetera) volevo precisare il mio scarno comunicato precedente.
Io non considero la Fanucci “una grande casa editrice” E’ grave? Verrò radiato dall’albo dei lecchini? Sarò penalmente perseguibile per questa mia folle dichiarazione, per di più firmata?
Spero di no, ma per poter meglio argomentare, è importante che io dica quando, sempre secondo me, si può definire “grande” una casa editrice.
Credo ci siano due aspetti da valutare: le dimensioni (fatturato, quote di mercato, livello di distribuzione, qualità del marketing) e la qualità del catalogo che offre ai propri lettori ( in questa voce considero anche i criteri di selezione dei testi scelti e la cura nella correzione e nell’editing)
Ci sono per esempio alcune case editrici relativamente piccole a livello dimensionale (penso alla Minimum Fax o alla Neri Pozza, per citarne due) che sono attente in maniera quasi maniacale – l’aggettivo non è scelto a caso, mio nonno diceva che puoi fare l’editore solo se sei maniaco di certi criteri – alla selezione dei testi da pubblicare, anche se poi ovviamente non potranno mai avere la visibilità di aziende più strutturate.
Penso alla sempre romana Edizioni E/O, che pubblica quasi tutta narrativa straniera.
(E non credo sia un caso, di sti tempi, ma questo è un altro discorso)
Per farla breve, tranne i 1879 della biblioteca Adelphi che vanno presi tutti, a prescindere ( se avete spazio anche i più di duemila Gli Adelphi) e qualche raro caso isolato da me citato e magari qualche altro dimenticato, qualsiasi casa editrice al di fuori dei tre grandi gruppi editoriali che si contendono a forza di insuccessi il nostro disastrato mercato editoriale (Rcs, Mauri Spagnol e Feltrinelli, a cui fanno capo una cinquantina di marchi; non vi scervellate a ricordare quali sono. Sono quei libri che trovate nelle case dei libri, nelle librerie) non si può definire “grande”
A mio modesto parere, la Fanucci non è una grande casa editrice. Non può esserlo una casa editrice che, tranne Rosanna, lascia gli autori in balia di se stessi; non può esserlo una casa editrice che, tranne Rosanna, fa pagare le spese per una presentazione del libro all’autore; non può esserlo una casa editrice che fattura un settantesimo della Mondadori. E mi fermo qui. (Anche se, per fortuna, non ho l’avvocato di Berlusconi)
Magari media, ma non certo grande. Se no, vale tutto.
Sperando di non aver offeso nessuno, scusandomi ancora con Rosanna e ringraziando Chiara per l’ospitalità, vi saluto cordialmente.

Maurizio Sbordoni
Via Filippo Corridoni, 10
00195 Roma
335. 5876490

Ps

Se qualcuno, strano di suo come me, fosse assalito da un’improvvisa e morbosa curiosità di sapere cosa penso della mia casa editrice, non esiti a contatta

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Chiara Beretta Mazzotta 28/11/2013 at 22:04

Maurizio, grazie per la risposta. E la franchezza.
Come detto, questa è zona franca e si può dire ciò che si sente e crede. Basta motivarlo. Perché? Semplice. Voglio capire, ci provo almeno!
Credo semplicemente che Rosanna si sia sentita tirata in ballo. E c’era aria di tormenta…
Adesso che ho il tuo indirizzo ti scriverò delle lettere. 🙂

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Rosanna 29/11/2013 at 01:00

Ciao Chiara, non mi sono “sentita” tirata in ballo, lo sono stata (tirata in ballo) in maniera diretta, per cui ho dovuto rispondere. Non c’è stato alcun fraintendimento da parte mia. Per me è tutto chiaro. Ciascuno esprima la propria idea. Resta il fatto che a me non verrebbe mai in mente di argomentare pubblicamente sui rapporti tra un autore che non conosco (o conosco a malapena) e la sua casa editrice, presumendo o facendo dell’ironia a riguardo. A me, ecco. Ma ciascuno è fatto a modo suo. Lascio volentieri a voi l’ultima parola. Grazie per lo spazio. Un saluto, Rosanna.

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Chiara Beretta Mazzotta 29/11/2013 at 10:07

Rosanna, non volevo sminuire, sei stata tirata in ballo. Senza dubbio.
E mi pare di aver preteso spiegazioni fin da subito. Per natura, però, sono portata a smorzare i toni, anche perché BookBlister è uno spazio che considero accogliente e non uno scannatoio.
Francamente non ho nulla da aggiungere. La rubrica è dedicata agli esordi e non alle case editrici, tantomeno ai livori di qualsiasi genere. E al povero Giovanni Cocco è toccato in sorte un colossale off topic!
Un saluto a te.

Chiara

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