Buona vita a tutti è l’ultimo libro di J.K. Rowling, si tratta del discorso che la scrittrice ha tenuto ai laureandi dell’università di Harvard sui benefici del fallimento, ma la saggezza e l’ispirazione latitano.
Bello il titolo, Buona vita a tutti, che è anche un perfetto augurio per questo inizio d’anno. Dopo altri capitoli della saga di Harry Potter, spin off compresi, e qualche fuga romanzesca con pseudonimo e non, la Rowling è di nuovo in libreria. Stavolta, però, non si tratta di fiction ma della trascrizione di un discorso che la scrittrice ha tenuto ad Harvard per i laureandi.
Interessante lo spunto di partenza: i benefici del fallimento. E decidere di affrontare il tema dell’insuccesso davanti a un pubblico di giovani che si affaccia alla vita e alla carriera non è affatto scontato.
La Rowling sull’argomento è decisamente ferrata: matrimonio fallito, problemi di lavoro, povertà, un romanzo d’esordio rifiutato da una pletora di editori… la sua forza? Reagire alle sconfitte con sapienza e – non avendo molto da perdere – sapersi focalizzare, rimanere concentrata su ciò che per lei davvero contava: la creatività, la scrittura e le storie. In una parola: “Consistency”. E la vita le ha dato ragione.
Il meno è più, certo, ma la semplicità illumina le idee se ci sono delle idee.
Peccato che questo innesco non conduca da alcuna parte. Leggendo Buona vita a tutti si ha la sensazione di rimanere su un trampolino senza mai spiccare il balzo. L’autrice sorvola infatti i benefici del fallimento per poi passare all’elogio dell’immaginazione, soprattutto intesa come la capacità di mettersi nei panni degli altri, e racconta la propria esperienza ad Amnesty International. E qui naufraga in un mare di luoghi comuni.
Mi aspettavo tutt’altri stupori da questo piccolo libro – poche pagine, poco testo (interlinea generosa) molte illustrazioni – il meno è più, certo, ma la semplicità illumina le idee se ci sono delle idee.
Alla Rowling assegnerei il Nobel per la letteratura per la sua capacità di parlare a tanti lettori di tutte le età e, soprattutto, per aver riconquistato molti lettori perduti che con il suo mitico maghetto sono tornati, con gioia, a voltare le pagine d’un libro. Stavolta c’è poco da salvare, però, pochissimo da sottolineare, e trovare qualche guizzo creativo o ispirazione è una piccola impresa.
Mi è capitato di ascoltare un esperto di intelligenza artificiale – mi si perdoni, non ricordo il suo nome – chiarire una delle differenze più significative tra la macchina e l’uomo. Non è che la prima non commetta errori. Il punto è che le macchine non hanno il timore di sbagliare. Le macchine amano fallire, perché solo così possono imparare. Quindi più sbagliano più diventano efficienti.
Per avere una buona vita, dobbiamo tutti augurarci un fallimento costruttivo? Di sicuro spesso è utile “eliminare tutto ciò che era superfluo” per incanalare le energie in ciò che ci sta davvero a cuore. Alle volte si tratta per esempio di “saltare un giro di giostra” per tornare a scrivere cose che meritino di essere lette.
1 comment
L’ho trovato una buona idea commerciale per incassare, stringi stringi tra interlinee generose come le chiami tu e altro sono davvero pochi concetti ben confezionati a 10 euro. Mi prendo 10 digitali a 99 cent in promozione e ho molto di più da leggere ecco. Tocca ragionare con la bilancia se leggi 40 libri all’anno, del resto che saper trasformare una crisi in opportunità (Einstein) sia una gran cosa lo so da me. Questa volta nessuna magia.
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