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UN MATRIMONIO AMERICANO di Tayari Jones, traduzione di Ada Arduini, Neri Pozza,
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Un matrimonio americano – Tayari Jones

Sono sposati da un anno Roy e Celestial. Lui viene da una famiglia che ha sgobbato tutta la vita per dargli un futuro e ci è riuscita perché Roy si è sempre dato da fare: borsa di studio, lavoro e tutto il resto. Celestial è una artista – crea delle bambole – è bella, intelligente.

Un futuro manager e un nuovo talento creativo? È possibile. Tutto lo è perché sono giovani, volitivi e anche innamorati. Ma la vita pare avere altri piani.

Ma casa tua non è il posto dove atterri; è quello da cui decolli. Non è possibile scegliersi una casa, come non lo è scegliersi una famiglia. nel poker ti toccano cinque carte. Tre le puoi scambiare, ma due te le devi tenere: la famiglia e la terra in cui sei nato.

È il Labor Day e vanno dai genitori di Roy, a Eloe, che per Celestial significa vedersela con Olive, la suocera e come ci dice lui, la voce narrante di questa storia, “quando si tratta di donne, nessuno è veramente in grado di accontentare la propria madre”. Si sente un po’ in imbarazzo Celestial e, in effetti, l’incontro non è dei migliori.

La notte se ne vanno in albergo. E discutono, succede. Talvolta è colpa di Roy che ama far colpo sulle donne, si fa beccare con bigliettini e numeri di telefono o senza la fede al dito. Ma lui è uno che nel 99,997 per cento non fa nulla… chiudiamo un occhio per quel 0,003. Però questa volta litigano per un segreto, perché Roy rivela qualcosa di sé e Celestial non si spiega come possa aver mantenuto il riserbo finora.

Litigano e Roy esce a prendere del ghiaccio. Incontra una donna, ha un braccio fasciato e gli domanda aiuto con il condizionatore. Chiacchierano, si salutano e Roy torna dalla moglie.

Il mattino seguente i due vengono buttati già dal letto dalla polizia perché Roy è stato accusato di stupro dalla donna che ha aiutato. Una donna bianca. Mentre Roy e Celestial sono neri e il pregiudizio vince sulla verità. Roy viene accusato, incriminato e condannato a 12 anni.

Ma non è questa la parte difficile. La parte difficile è uscire dopo 5 anni e fare i conti con quello che è successo fuori.

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