Un libro sulle anguille? Non solo! Ma di sicuro è da qui che parte l’autore. Da queste creature misteriose che furono un rompicapo anche per il grande Aristotele che si interrogava su come si originassero e riproducessero.
L’anguilla non ha solo una curiosa storia biologica (pensate, alcune vivono fino a ottant’anni!), ma ha una vita piuttosto complicata e, nonostante sia una ceratura capace di resistere in condizioni estreme che si è adattata a risolvere una infinità di guai, rischia l’estinzione.
E, ancora oggi, molti dettagli sul suo conto restano inspiegati. Per esempio non sappiamo perché a un certo punto, tra i 15 e i 30 anni, quasi seguendo un magico richiamo, abbandoni l’acqua dolce e si sposti nel Mar dei Sargassi – che si trova nell’Oceano Atlantico ed è compreso tra le Antille e le Azzorre – per riprodursi (e purtroppo oggi questo ecosistema è gravemente minacciato dal cambiamento climatico).
E questo mistero è anche una occasione per l’autore per raccontarci una storia di formazione. Una complessa relazione tra un padre e un figlio, appassionati di pesca all’anguilla che nel tempo della pesca, si ritagliano il proprio spazio per comunicarsi e conoscersi. Un figlio che è l’autore stesso e intesse la storia dei ricordi del proprio genitore con una ricca e poliedrica dissertazione culturale, mitologica e scientifica su questa creatura marina.
Svensson, da buon divulgatore scientifico, rende la vita delle anguille affascinante e coinvolgente come se si trattasse della più incredibile delle rivelazioni. E la trasforma in una esplorazione della condizione umana, una metafora della parabola che è la nostra esistenza e dei misteri che la governano, primo tra tutti quello della morte.