Se fai un lavoro culturale, il concetto di precariato di solito lo hai esplorato in tutte le sue misteriose e minacciose declinazioni. La prostrazione, visto come ti trovi dopo anni di non contratti e di recupero crediti, è un tratto che potrebbe facilmente definirti.
Ma cosa accade a un ragazzo di diciannove anni che sta per affacciarsi sul mondo e deve decidere del proprio futuro? Un ragazzo certo che ogni scelta potrebbe definire il suo destino, potrebbe regalargli gioia e soddisfazione e successo oppure precarietà e frustrazione.
Che cosa dovrebbe fare, scegliere qualcosa di concreto come economia o medicina, oppure prendere coraggio e buttarsi a capofitto nelle sue grandi passioni: antropologia o perché no, filosofia?
Ma le scelte di vita non riguardano solo gli studi: deve restare nel suo piccolo paese o andare incontro alle occasioni e trasferirsi in città? Oppure abbandonare tutto ed espatriare, perché “l’Italia è un buon posto per andarci in vacanza ma non per lavorarci”? E la fidanzata storica è un bene, una presenza che dà solidità alla sua esistenza, o un peso che lo frena?
Se volete scoprirlo, potete leggere questo libro e mettervi nei panni di questo diciannovenne. Sì, perché si tratta di un libro a bivi, di un libro gioco. A ogni capitolo vi toccherà prendere una decisione e così potrete vedere dove vi condurrà. Potrete sentire l’incertezza, l’insensatezza di alcuni meccanismi, attraversare quei passaggi che scandiscono l’esistenza di ciascuno di noi e farvi pervadere dall’insicurezza.
Romanzo a bivi per umanisti sul lastrico questo è il sottotitolo di un romanzo/saggio che racconta la situazione italiana contemporanea (e il suo immobilismo, visto che è la stessa degli ultimi vent’anni). Un libro sul precariato, anzi, il cognitariato il precariato cognitivo, quello di chi svolge lavori culturali. Pare che, qualsiasi scelta decida di fare, sia destinato a stare a dieta…