Nei prossimi giorni sarò un tantino assente. O meglio: sarò diversamente presente.
Perché come in molti sanno oggi, a Torino, ha aperto i battenti la fiera del libro.
L’anno scorso ho bigiato (ero assente giustificata: causa arrivo di SataNana, alias mia figlia Vittoria) e sono abbastanza curiosa di vedere cosa è cambiato, come e perché.
Si discute parecchio sull’utilità di questa manifestazione. Nata con lo scopo di far incontrare libro e lettore, sembra invece aver smarrito la strada e il proprio obiettivo, rischiando di diventare una occasione mancata confezionata da evento culturale DOC.
C’è chi, come Gian Paolo Serino – giornalista, critico e direttore di Satisfiction –, propone di abolire il salone additandolo come “un circo barnum di radical flop più che un luogo di incontro tra scrittori, editori e lettori”. E ci sono scrittori – normalmente solleciti nell’“occupare” gli spazi culturali – che hanno deciso di non partecipare. Perché ritengono la fiera una occasione ormai inutile, visto il poco spazio concesso al dibattito, al confronto con i lettori, ai lettori stessi aggrediti da spettacoloni, spettacolini e divetti di ogni genere e schiatta.
Al Salone si inocula una idea malsana: facile è divertente, leggero è meglio (il tutto con la scusa di aumentare il numero di lettori, quando si vogliono solo incrementare i compratori). Quando bisognerebbe gridare che la letteratura, il bello e il talento degli scrittori sono gioia e godimento puro.
E poi vince il più grosso: chi ha i soldi, chi ha lo stand che pare una casa con soppalco, chi può permettersi di fare gli sconti un tanto al chilo, chi ha in scuderia autori pop che vendono trilioni di copie.
E i piccoli editori?
Gli scrittori che fanno davvero cultura?
I critici che contribuiscono al dibattito?
I giornalisti che fanno il loro mestiere (mica l’eco degli uffici stampa)?
E soprattutto: i lettori? Loro cosa ne pensano?
Con questo spirito dirigo verso la fiera: capirci qualcosa e cercare di scovare buoni libri. Se anche voi sarete da quelle parti, non mancate di raccontare la vostra passando anche da queste parti.
17 comments
La fiera del libro sarebbe un buon posto per contattare qualche editore?
Me lo sono chiesto e la risposta è stata: “No”.
E’ una fiera per i lettori e tu mi confermi che per gli “scrittori”, anche se ai primi passi, non ci sarebbe spazio… quindi… farò in qualche altro modo suppongo.
Enrico, sai dipende. Si possono incontrare tanti piccoli editori molto validi, se non ci si lascia trascinare dalla bolgia e dai soliti “eventi”. Bisogna insomma farsi il proprio salone, i propri percorsi… Ciao!
Magari l’anno prossimo, prima lo finisco sto romanzo, forse è meglio!
Allora buon lavoro!
Sono agli sgoccioli.. dopo quasi tre anni (durante i quali ho scritto di tutto e di più) ora ho “deciso” di finirlo.. e sono lanciatissimo…
Da anni evito accuratamente gli stand delle grandi case editrici e, visitando quelli delle piccole/medie, ho avuto modo di scoprire libri interessanti e forse poco publicizzati. Davvero delle piacevoli letture. Per il resto, lavorando, ci posso andare solo nel weekend e un giorno soltanto, quindi tutto il contorno (eventi, incontri, dibattiti) non ho modo di viverlo e farmi un’opinione.
Buon Salone!
Francesca
Grazie, Francesca!
Ci sono dei libri meravigliosi, ignorati perché ne escono troppi davvero. Perché un piccolo editore ha di sicuro più difficoltà a essere visibile in libreria.
Ecco perché la fiera dovrebbe un po’ essere una caccia al tesoro! 😉
Alla prossima
Forse l’anno prossimo …
E’ un bagno di sangue ma quoto Le parole verranno, occorre farsi i propri percorsi come dice anche Chiara (a proposito ci dici dove stanarti al salone?) perchè 1200 espositori sono troppi e comunque chissene dell’ultimo best seller dei soliti noti.
Ho conosciuto piccoli editori interessanti lo scorso anno anche per proporre i miei testi e sono convinta che, preso in un certo modo, possa essere fonte di contatti. Chiaramente il grosso editore che contingenta mezza libreria può anche qui permettersi lo stand modello reggia di Caserta, ma io non guardo l’impalcatura, guardo i libri. E ho trovato qualcosa di stupendo su banchetti piccoli che parevano quelli degli ambulanti abusivi nel metrò. Non vedo l’ora che sia sabato per tornarci. Ci sono eventi interessanti anche nel week end, anche se magari si assiste in piedi, la folla è penalizzante, è un luna park alla fine. Buon salone a tutti.
Ciao Ilaria!
Domani sono reclusa all’Ibf per appuntamenti con agenti & Co. Il sabato sono, in pratica, fissa a BookswebTv per le interviste con gli autori.
Lì mi stani di sicuro 😉
Buon salone anche a te!
Buon salone Chiara!!! Io non ci sarò ma confido che poi ci racconterai la tua esperienza qui 🙂
Ciao, Barbara! Farò in modo (se sopravvivo alla bolgia) di raccontarvi per bene che cosa succede. Un bacione
Quest’anno non si può per mancanza di soldi e giorni liberi. Aspetto il tuo resoconto. Buona Fiera! 🙂
Tristezza infinita, il salone. Passa (anche) da questo evento la pericolosa legittimazione di un certo modo malato di fare editoria (molte case editrici a pagamento, con la capofila delle truffe Albatros sempre in prima fila, seducono molti mitomani con la loro presenza alla fiera. “Partecipazione alla maggiore fiera del libro italiana” cinguettano nei loro contratti)
Milleduecento espositori, molti dei quali in rappresentanza di case editrici i cui libri non troverete mai in nessuna libreria del mondo, neanche se cercaste di scovarli con il fiuto di Goodbook (cane segugio di mia invenzione che con il suo olfatto prodigioso riesce a “sentire” i libri belli dall’odore)
E allora, cosa succede al salone? Niente, o peggio, tutto, tutto quello che non vorrei vedere a un salone del libro : autori improbabili che si impossessano di un microfono per declamare dieci righe del loro capolavoro, case editrici che cercano autori, autori che cercano lettori (e qualche lettore, frastornato, che vaga ramengo in cerca di se stesso)
Dietro le quinte, invece, a pochi metri dal salone ma a miliardi di chilometri dallo spirito della fiera, il gotha dell’editoria si incontra per decidere strategie e stringere alleanze, sempre meno convinti e con il passo felpato di chi percorre l’ultimo chilometro di una maratona.
I libri non sono quell’aggeggio cartonato pieno zeppo di parole che si leggono da sinistra verso destra (se non siete giapponesi)
I libri sono al loro interno. I libri stanno dentro.
Ci sono stata sabato e mi è piaciuto un sacco. Tutti conoscono Albatros/il filo può piazzarsi dove vuole, ma con un minimo di consapevolezza si evita. Io ho trovato autori bravi e veri, presentazioni splendide, editori capaci, forse ho fiuto,
Nel mio blog http://frolliniacolazione.blogspot.it troate le cronaca e le foto se siete interessati.
Ilaria, voglio mettere subito alla prova il tuo decantato fiuto. Sul sito del salone trovi in ordine alfabetico i nomi degli espositori. Sapresti indicarmi i nomi che, al suono, a sensazione, ti sembrano di case editrici che chiedono contributi totali o parziali per pubblicare?
(Si vince un premio in denaro, autorizzazione ministeriale richiesta a Chiara .-)
E comunque non era mia intenzione polemizzare. Ho visto il blog, e invidio il tuo entusiasmo, la tua enfasi partecipativa, la tua passione.
io, pur volendo, non sarei capace di vivere così.
P.S
Scrivi meglio di come fotografi? Giuramelo! 🙂
Non saprei, le foto le fa mio marito. Ci dividiamo i compiti, forse per questo siamo schifosamente felici insieme a andiamo in giro a divertirci alle fiere.
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