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Remo Guerrini, dalla fantascienza al noir (e non solo)

La storia di un esordio oggi ce la racconta Remo Guerrini, giornalista di lungo corso; è stato direttore di “Epoca”, “Il Giorno”, “Focus”, “Primo Piano” e dell’edizione italiana di “Selezione dal Reader’s Digest” e del mensile “Meridiani”. Come scrittore ha pubblicato svariati romanzi per Mondadori, Fanucci, Newton Compton.

“Se escludiamo la mia prima giovinezza letteraria, dedita soprattutto alle fanzine e alla fantascienza (che comunque culminò nel romanzo Pelle d’Ombra, edizioni Science Fiction Book Club, 1979, e che mi fruttò ben 500 mila lire), il passaggio alla narrativa professionale è avvenuto con due romanzi pubblicati nella collana Segretissimo, di Mondadori, due spy story intitolate Singapore: ma come fanno i marinai (1984) e Mosca: il cielo in una stanza (1986).

È andata così. Nei primi anni Ottanta ero un giovane giornalista, inviato del settimanale Epoca, e mi occupavo di inchieste a vasto raggio (terrorismo, problemi militari, guerre) in molte parti del mondo. Nel grande edificio della Mondadori, a Segrate, la nostra redazione confinava con quella di Gialli-Urania-Segretissimo, gestita da Laura Grimaldi e Marco Tropea. Spesso si parlava del nostro reciproco lavoro. Laura e Marco cercavano un autore italiano, per rompere il monopolio franco-anglo-americano nel settore, stimavano il mio modo di scrivere, ed erano incuriositi dai racconti che facevo, a proposito delle mie inchieste. Mi chiesero di provare a costruire una storia con spia italiana, tale da diventare protagonista di Segretissimo.

Andò bene: inventai una spia freelance (un nobilotto che lavorava per agenzie straniere), demmo alle sue storie connotati precisi (ogni romanzo avrebbe avuto, come titolo, il luogo principale d’ambientazione + il titolo di una canzone), mi insegnarono un po’ di trucchi del mestiere. Collaudammo il personaggio in alcuni racconti, poi si andò in edicola, con buon successo. Singapore: ma come fanno i marinai era frutto di mie inchieste sulla pirateria internazionale (specie nel sudest asiatico) e sul traffico di armi; Mosca: il cielo in una stanza si basava su un paio di lunghi soggiorni nella capitale sovietica per occuparmi di spionaggio, di traffico di cose high-tech, della nostra diplomazia (e delle Olimpiadi di Mosca nel 1980). Vado a memoria, ma mi pare che il compenso forfettario fosse di 4 milioni di lire a romanzo.

Questo il mio esordio narrativo professionale, molto favorito dal fatto che ‘giocavo’ già in casa Mondadori. Più tardi Laura Grimaldi e Marco Tropea uscirono da Mondadori e fondarono Interno Giallo (una delle più belle collane mai pubblicate in Italia, che introdusse da noi tutti gli attuali maestri del thriller, da Ellroy a De Cataldo): lì uscì Strega (1991, ai primi del 2013 ripubblicato da Fanucci, in edizione ampliata). Poi a seguire, da Mondadori, L’Estate Nera (1992, oggi ripubblicato da Newton Compton) e Schermo Nero (1994). A quei tempi il noir in Italia nessuno sapeva che cosa fosse. Poi c’è stato un lunghissimo periodo durante il quale ho fatto altro. Da un po’ ho ricominciato. ”

Remo Guerrini

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2 comments

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sandra 23/09/2013 at 18:57

Buon ricomincio allora. Partire avvantaggiati aiuta, è innegabile, si hanno opportunità che altri non hanno, ma alla lunga non basta, è altrettanto ovvio.

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Chiara Beretta Mazzotta 23/09/2013 at 22:53

Già, purtroppo oggi ogni nuovo libro è un esordio. Tutto va ritrattato, stabilito, rivisto…
La crisi regala nuove ebbrezze anche agli scrittori affermati. Forse, alla fine, conviene davvero essere esordienti tout court! 😉

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