Sai usare le critiche?

Sai usare le critiche?

Non piacciono a nessuno ma tutti dobbiamo farci i conti. Le critiche, soprattutto se scrivi e vuoi essere letto, fanno parte del mestiere. Sei capace di ascoltarle e farne buon uso?

Digerire le critiche negative è un problema per tutti. Chi mai amerà sentirsi dire di non aver fatto abbastanza bene qualcosa o di averla fatta malissimo?!

Se non imparate a gestire i giudizi, il rischio è di finire come certi scrittori che in rete vanno a caccia dei lettori che li hanno criticati e li aggrediscono. Come se questo servisse a far loro cambiare idea! Il problema? Questi autori non hanno capito che il gioco non è essere osannati, il gioco è essere letti e muovere una reazione nel lettore. Sperando che si tratti di interesse…

Qui però non si tratta solo di incassare e metabolizzare. Le critiche vanno usate! Quindi prima di tutto ascoltate e capite. Solo così si possono trasformare in preziose indicazioni per fare meglio il proprio lavoro.

Il problema? Ciascuno di noi, chi più chi meno, deve fare i conti non tanto con la critica ma con l’avvocato difensore che alberga dentro di noi e, non appena ha il sentore di una critica, si attiva per ridimensionarla. Perciò occhio a non trasformarvi in una di queste persone!

  1. I campioni olimpionici di codapaglismo. Sono quelli ai quali non riesci a comunicare un concetto che sia uno perché ti investono con una serie di obiezioni: lo so che qui la trama non regge, lo so che qui il dialogo è debole, lo so che… ma fammi parlare e soprattutto ascolta! Se no, avete presente quando vi presentate a qualcuno e invece di ascoltare bene il tuo nome – dettaglio rilevante per potercisi relazionare – badate a come dite l vostro? Ecco, non serve.
  2. Quelli stile “pan per focaccia”. Tu li critichi e loro ti fanno la critica della critica e soprattutto criticano te come persona. Il perché è presto detto: se tu che critichi sei un pirla, se hai fatto degli errori se non sei stato abbastanza bravo… allora anche la tua critica non vale niente! E qui i casi sono due: o avete chiesto un giudizio alla persona sbagliata o siete voi la persona sbagliata.
  3. I signori Ma. Sono instancabili perché per ogni obiezione sul loro testo, sul loro stile, sulle scelte narrative ribattono con: “Ma io vinto un premio… ma mia madre, padre, sorella, moglie, marito, figlia, cugino, amico… hanno detto che sono bravissimo…” eccetera. A parte che se vi divono solo che siete bravissimi e scrivete benissimo non vi hanno letto, stanno solo cercando di cavarsi dagli impicci. Voi, invece, dimostrate che non state chiedendo un parere, ma volete solo delle conferme. Ma per ricevere SOLO conferme, conviene non chiedere alcun parere.

Quindi, se vi volete bene, licenziate il vostro avvocato difensore, perché per affrontare i propri limiti serve sapere quali sono e ragionarci su, anche se i giudizi negativi rimarranno indigesti perché: “È difficile accettare una critica, soprattutto quando viene da un parente, un amico, un conoscente o un estraneo”.

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3 Comments

  • Ribloggo questo ennesimo ottimo spunto di riflessione… Anche perché sono diventato un po’ pigro e scrivere mi fa dolere i polsi! 😉

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