Un’imprecisa cosa felice – Silva Greco

Un’imprecisa cosa felice – Silva Greco

“La morte di quelli a cui vuoi bene (…) ti afferra alla gola e ti sbrana fin nelle viscere, ti dimezza il respiro e ti porta giù fino all’inferno degli abbandonati. Figuriamoci se chi muore lo fa in un modo ridicolo, grottesco, assurdo come dovrebbe succedere solo nei cartoni animati, dove poi nessuno muore davvero. Nella vita reale si crepa anche così. E la disgrazia è smisurata perché non puoi, davvero non sei capace di fartene una ragione.”

Vivono in due piccoli paesi, Marta e Nino. E a Galletta e Tricella conducono due esistenze semplici. Una vende i fiori al cimitero. L’altro souvenir alla stazione. E tutte e due hanno dovuto vedersela con una perdita. Marta di sua zia, Nino della sua mamma.

Sono diversi questi due, Marta è una piccola grande forza della natura, Nino è un tontolone. Sono buffi, speciali nella loro normalità e veri. Come speciali – soprattutto una – sono le persone che non ci sono più ma che esistono, resistono al tempo, grazie alla meraviglia che hanno saputo costruire.

Hanno poco più che vent’anni Marta e Nino e sono destinati non solo a incontrarsi ma a essere un po’ poesia l’uno nella vita dell’altro. Di sicuro di poesia sono fatti i dialoghi di questo romanzo che vi scapperà dalle dita – si legge in un soffio – ma vi resterà nel cuore. E come scrive Pessoa: “Così la brezza / dice sui rami senza saperlo / un’imprecisa cosa felice”.

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