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Il magico potere del fallimento
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Il magico potere del fallimento – Charles Pépin

Come stai ci chiedono e noi: benissimo! Non sia mai ammettere un momento di cedimento, figurarsi poi se si tratta di un fallimento.

“Non ho fallito migliaia di volte, ho portato a temine migliaia di tentativi che non hanno avuto successo” diceva Thomas Edison.

Il fallimento non è un argomento glamour. Non ci piace parlarne, non ci piace ammetterlo, non vogliamo condividerlo… dimenticarlo semmai e fare di tutto per evitarlo. È un argomento così scomodo che, curiosamente, se si vanno a guardare anche filosofi e pensatori anche loro ci si sono dedicati pochissimo.

Nessun dialogo di Platone sulla saggezza del fallimento Nessun discorso cartesiano sulla sua virtù.

Eppure il fallimento ci riguarda: falliscono le altre persone, falliamo noi. È sempre interessante riflettere sul fatto che le macchine amano sbagliare perché apprendono meglio in questo modo, mentre gli animali non sbagliano: loro hanno l’istinto. Il fallimento ci connota come specie, ci rende quindi umani.

Falliamo perché siamo liberi: liberi di sognare, di essere creativi, di spingerci oltre. Liberi di progredire. Cioè toppare, anche in modo colossale, non ci rende semplicemente più saggi ma disponibili a fare altro, quindi, ci proietta anche verso il successo.

Alcuni fallimenti ci spingono a insistere, altri ci convincono a lasciar perdere; alcuni di danno la forza di perseverare irremovibili, altri ci suggeriscono un cambiamento.

E in questo libro trovate la “saggezza del fallimento” nelle parole di Miles Davis e nelle poesie di Kipling. Nelle sconfitte di un giovane tennista di nome Rafel Nadal, nei disastrosi esperimenti di Edison. E scoprirete che il fallimento è un bottino, che è un rischio da correre per imparare a sorprenderci di noi stessi.

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